A Landini non far sapere quanto sono buone … pardon A Landini non far sapere che in Intesa Sanpaolo si poteva arrivare ad una riduzione d’orario a costo zero

Maurizio Landini – Segretario Generale CGIL – foto tratta dal web

Ritorno – ancora una volta – sulla trattativa del 4 x 9, smart working e più in generale sulle politiche degli orari messa in campo da Intesa Sanpaolo.
Su questo argomento ho scritto tantissimi post, ne richiamo solo due, quello del 3 gennaio 2023 dal titolo Cosa potrebbe succedere in IntesaSanpaolo e nel sistema bancario italiano dopo la non firma dei sindacati sulla riorganizzazione del lavoro e degli orari?. e quello del 21 dicembre La trattativa in Intesa Sanpaolo: cosa farà l’Azienda, il no del sindacato e alcune mie valutazioni sulla rottura delle trattative dove facevo il punto della situazione e le possibili conseguenze.
Mentre nell’articolo del 9 gennaio 2023 Dove eravamo rimasti (9): la risposta di BPER alle accuse dei sindacati; ancora illazioni su Uilca in Intesa; ma Lovaglio (MPS) che futuro vede per il MPS?; Meloni ha toppato sul prezzo della benzina riprendevo le dichiarazioni di Maurizio Landini sulla riduzione dell’orario di lavoro e l’importanza di raggiungere questo obiettivo.
Devo sottolineare – l’ho già fatto ma repetita juvant – che anche nella relazione al Congresso UIL di Bologna – Bombardieri – accennò a questa operazione, accogliendola con grande favore . Poi su tale argomento non si è più espresso, almeno secondo a quello che appare nel sito e nelle dichiarazioni ai giornali.

Ma torniamo a Landini che – come ho scritto più volte sul mio blog – è colui che nel bene o nel male conduce la danza sindacale nel nostro Paese.
Cosa ha detto Landini di così importante in questi giorni? “Accanto a un aumento dei salari e alla riduzione della precarietà penso che da un punto di vista strategico la settimana lavorativa di 4 giorni debba diventare uno degli obiettivi del sindacato italiano e non solo, ne discuteremo nel congresso”. Così il leader della Cgil, Maurizio Landini, intervenuto a Torino al congresso della Camera del lavoro. Landini si è detto “consapevole che questo significa ridurre l’orario individuale delle persone ma essere pronti ad aumentare l’utilizzo degli impianti o l’apertura dei servizi anche su più giornate”. Il leader della Cgil ha poi aggiunto che “oltre alla questione della settimana lavorativa organizzata su quattro giorni va conquistato un altro diritto che oggi non abbiamo che è quello del diritto alla formazione permanente lungo tutto l’arco della vita lavorativa, dentro l’orario di lavoro un lavoratore deve essere anche pagato perché studi e si aggiorni”. Così riporta il lancio stampa di ADNKronos.
Devo essere sincero. Sono d’accordo al 100% con le affermazioni di Maurizio.
L’altro giorno su twitter un post di una nota giornalista rispondeva a questa richiesta con un qualunquista: ma chi paga la riduzione dell’orario?
La risposta è facile e sta nelle parole di Landini e nelle ormai decine di aziende – anche in Italia -che stanno progressivamente riducendo l’orario di lavoro portandolo a 4 giorni alla settimana: maggiore utilizzo degli impianti e soddisfazione dei dipendenti. A tal proposito vi segnalo un egregio articolo di Isotta Pieraccini – un po’ datato perché è del settembre 2022 – però sempre interessante. Lo trovate a questo link https://factorial.it/blog/settimana-lavorativa-4-giorni/#:~:text=I%20due%20esempi%20pi%C3%B9%20famosi,produttivit%C3%A0%20e%20soddisfazione%20dei%20dipendenti.

E non dimentichiamo il passaggio della “formazione continua“.
Torniamo a bomba a Intesa Sanpaolo.
Che le sigle sindacali aziendali stiano cercando di affrontare al meglio la situazione, non c’è dubbio, anche se appare confusa e contradittoria qualche iniziativa. Certamente da un lato si posizionano quelli “duri e puri” che non vogliono fare nessuna deroga – nemmeno parziale – agli accordi nazionali (sullo smart working) e al Contratto nazionale (???) in quanto il 4 X 9 è presente nel CCNL dagli anni novanta.
Dall’altra parte ci sono quelli che cercano di trovare scappatoie e soluzioni alternative (se si esplora a fondo, ci sono) perchè – in fondo in fondo – sanno che queste soluzioni prospettate dall’Azienda vanno nel senso delle richieste delle lavoratrici e dei lavoratori.
Fare il sindacalista non è facile, lo ripeto da sempre e questo è uno dei casi più eclatanti.
Ieri Umberto Baldo nel suo articolo “Porco ….”sciopero!!! La crisi del Sindacato parlava – comunque la si veda – di “uno smacco per le Segreterie Generali dei sindacati bancari, inspiegabilmente a mio avviso ancora attaccate ad una visione ottocentesca del contratto e del rapporto di lavoro”. 
E non è un caso che la stessa Fisac/Cgil di Intesa Sanpaolo Napoli e Campania scriva in un proprio comunicato: “permangono tantissimi dubbi sulle concrete modalità applicative di diversi aspetti specifici. È evidente che queste incertezze derivano dalla pessima scelta aziendale di procedere autonomamente (e in modo anche abbastanza raffazzonato, alla prova dei fatti) invece di sottoscrivere un accordo che potesse prevedere e regolare in modo certo tutti gli aspetti e ricadute delle nuove modalità lavorative derivanti da SW e altre flessibilità. Tutte le decisioni sbagliate, le discrezionalità, la sostanziale esclusione della Rete e anche l’approssimazione aziendale che si sta manifestando adesso, confermano come non fosse possibile sottoscrivere un accordo sindacale alle condizioni date. Tuttavia, come FISAC, continuiamo a pensare che lo SW e le altre flessibilità siano qualcosa di intrinsecamente positivo e utile per i colleghi che liberamente decidono di utilizzarle. Non aver potuto sottoscrivere un accordo oggi, per noi non significa in alcun modo che la partita sia chiusa (intendiamo riaprire la trattativa appena possibile) e tantomeno significa boicottare quei colleghi che possono essere interessati.
Un mettere le mani avanti – pur in un contesto unitario difficile e all’indomani del congresso nazionale della stessa Fisac/Cgil – che fa capire tante cose, anche mettere in risalto le cose che non vanno nelle proposte aziendali ma evidenziando – nel contempo – sia il gradimento delle lavoratrici e dei lavoratori al 4 x 9 e allo smart working che il non lasciare le porte chiuse ad un’eventuale ripresa delle trattative.
Spero ed auspico che l’Azienda ne tenga conto.
Certo è che chi esce dalla linea “dura e pura” viene punito e messo alla berlina, come nel caso della Uilca nella persona di Simona Ortolani – leggere gli articoli del 19 dicembre 2022, del 21 dicembre 2022 e del 9 gennaio 2023 – a cui si collega la presunta scalata di Bilanzuoli al vertice del sindacato, è significativo del clima difficile che si respira in ISP.

Insomma, auspico che le parole di Landini siano ascoltate perchè il mondo del lavoro è in grande movimento e trasformazione e fare la guardia al bidone della benzina – come si diceva ai miei tempi – è diventato sempre più inutile e fuori dal tempo.
Nei giorni scorsi – sia io che Umberto – abbiamo scritto sul pericolo che il sindacato -soprattutto quello confederale – possa diventare ininfluente e marginale nella vita politica ed economica del nostro paese.

Credo che il sindacato debba riprendere il ruolo propositivo, di elaborazioni di idee e non solo fornitore di dati e di essere vicino alle esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori.
Me lo auguro sinceramente per il bene delle lavoratrici e dei lavoratori.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)