Dove eravamo rimasti (55): il ritorno di Draghi; trovato il partner per la Sant’Angelo; cosa resta dello sciopero degli agricoltori; ancora voci sulla Presidenza ABI; assemblea azionisti Unicredit


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Aggiornamenti degli articoli pubblicati nel corso della settimana, del mese, degli anni


Il ritorno di Draghi

Oddio, Draghi non se n’era mai andato!
A parte quella foto in cui veniva ritratto all’aeroporto di Roma mentre mangiava da solo. Troppo importante – e perfino troppo ingombrante la sua figura – per essere accantonato.
L’ultimo post che avevo dedicato a Mario Draghi risale al 17 settembre 2022 con il titolo Allora l’agenda Draghi esiste …. Titolo e articolo profetico visto gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Ma cosa è successo ieri?
Niente di clamoroso, se non si fosse trattato di Draghi.
Riepiloghiamo per chi ha la memoria corta. Alcuni mesi fa Ursula Von der Leyen – all’epoca in grande spolvero di popolarità – aveva affidato a Mario Draghi di approfondire il tema della competitività e a Enrico Letta (guarda caso due italiani e nessuno di destra) sul mercato unico.
Ieri sia Draghi che Letta, hanno presentato i loro elaborati alla High-Level Conference.
Naturalmente l’intervento di Draghi, sintetizzato in questo concetto: “Voltare pagina non basta. Per costruire un’Europa che sia in grado di competere nel mondo «di oggi e di domani» è ora di mutare paradigma e preparare l’economia dell’Unione a un «cambiamento radicale“, ha sollevato un’ondata di riflessioni e perchè no, di grandi illazioni.
Perfino il destrissimo ungherese Orban è rimasto colpito dalla tesi del “nostro Mario“.
Ci sarà un’altra “whatever it takes” – frase resa celebre da Draghi quando era Presidente della BCE intesa come difesa a tutti i costi dell’euro – politica, questa volta?
Già in molti – in Europa – a prescindere da come andranno le elezioni europee, stanno ipotizzando per Draghi un ruolo importante nel prossimo governo europeo, approfittando del fatto che Ursula Von der Leyen è in netto calo di popolarità perfino nel suo partito, il PPE.
Che farà “la nostrana Meloni” che tanto si era innamorata di Ursula? Accetterà Draghi? Se ne farà una ragione? Cambierà – per l’ennesima volta – parere?
Dopo giugno, ne vedremo delle belle, Mister “whatever it takes“.


Trovato il partner per la Sant’Angelo

Richiamo i precedenti articoli sulla crisi della Banca Popolare di Sant’Angelo: 29 febbraio Quando – alcuni anni fa – proposi la fusione fra le piccole Popolari della Sicilia, fui subissato di critiche. Ora si narra della piccola banca in difficoltà chiamata Popolare Sant’Angelo; 3 marzo Dove eravamo rimasti (49): conclusa la trattativa per il contratto in Unipol e in BancoBPM; sul rinnovo presidente ABI si esprime anche De Mattia; le pretendenti per Pop.Sant’Angelo e 7 aprile Dove eravamo rimasti (53): Messina (IntesaSanpaolo) vuole davvero prendere l’ABI?; trovato il compratore della Popolare Sant’Angelo?; nessuna risposta da COTABO per Roberto Mantovani.

Oggi Nino Amadore così scrive sul Sole 24 Ore: “Ora il matrimonio tra le due banche popolari siciliane (la Banca agricola popolare di Ragusa e la Banca popolare Sant’Angelo) sembra veramente vicino. Si tratta di un’operazione che porterà, se tutto andrà ovviamente per il verso giusto nelle prossime settimane, alla nascita di un istituto di credito con radici in Sicilia. Per il momento c’è una comunicazione congiunta delle due banche in cui si dà notizia del sostanziale avvio dell’operazione che porterà all’aggregazione: l’altro ieri il consiglio di amministrazione della Banca popolare Sant’Angelo (Bpsa) ha accettato l’offerta vincolante che era stata formulata il 5 aprile dalla Banca agricola popolare di Ragusa (Bapr), di cui è amministratore delegato Saverio Continella e che aveva, appunto, come oggetto la realizzazione di un’operazione di aggregazione tra le due banche. Il consiglio di amministrazione di Bpsa ha anche riconosciuto a Bapr un periodo di esclusiva negoziale sino al 28 maggio 2024: entro quella data in pratica dovrà essere perfezionato l’accordo giuridicamente vincolante che andrà a disciplinare il percorso da seguire per giungere all’aggregazione“.
Mentre Repubblica, nella sua edizione siciliana afferma che: “L’aggregazione di Bapr e Popolare Sant’Angelo aprirebbe alla nascita di una grande banca popolare regionale in un’ottica, caldeggiata anche da Bankitalia, di consolidamento del panorama bancario della Sicilia». Da un lato la Popolare ragusana con 20mila soci, 722 dipendenti e 83 filiali soprattutto nella parte orientale dell’Isola ma con recenti aperture prima a Palermo e poi a Cefalù. Dall’altro la Sant’Angelo, due direzioni a Palermo e Licata, 22 filiali e 180 dipendenti concentrati soprattutto nella Sicilia occidentale“.
I sindacati al momento restano in attesa ma vigilano sulle conseguenze che l’unione dei due gruppi potrà avere sul fronte del personale ma al momento non si intravedono contraccolpi traumatici da questo punto di vista.


Cosa resta dello sciopero degli agricoltori

Richiamo gli articoli su questo tema: 29 gennaio La protesta degli agricoltori. Chi c’è dietro e cosa vogliono. Perchè a loro sono consentiti i blocchi stradali ed agli ecologisti no?; 2 febbraio Guerriglia a Bruxelles: agricoltori sul piede di guerra. Perchè protestano? E chi sono? In Italia Meloni e Coldiretti provano a sgonfiare la rivolta; 7 febbraio La guerra degli agricoltori. Che beneficiano del 33% del bilancio Ue e 8 febbraio La guerra degli agricoltori. E’ tempo di cambiare veramente!.
Dopo l’8 febbraio cosa è successo?
Il movimento – anche quello più duro – si è sciolto come la neve al sole. Mentre a Bruxelles sono continuate le proteste – anche con forme piuttosto violente – in Italia tutto è tornato sotto il controllo della Coldiretti – diretta dall’ex democristiano Prandini e oggi vicinissimo a Meloni e Lollobrigida – che ha, di fatto, sopito ogni protesta.
Cosa è stato ottenuto? Pochissimo se consideriamo le loro richieste, qualcosa dal punto di vista politico e finanziario. In Italia il governo Meloni aveva prima ritirato l’esenzione Irpef, poi l’ha restituito con un’abile mossa da prestigiatore. In sede Europea si sono rivisti i PAC di fatto congelando le terre da tenere incolte per il riposo organico, l’allungamento dei tempi per l’uso dei pesticidi ed altre cose che vanno nel verso contrario alla politica green.
Quindi un po’ di soldi – a che punto della classifica dei contribuenti italiani stanno i coltivatori? – un po’ di tasse da non pagare, qualche esenzione e soprattutto cadono quelle prerogative di salvaguardia della salute sia per i consumatori che per i nostri amati contadini.
Insomma, tutti vincitori, tutti sconfitti.
Alla prossima lotta senza paura. Continuano le lobby di questo governo.


Ancora voci sulla Presidenza ABI

Ho dedicato parecchi articoli a questo tema. Il primo post è del 26 febbraio È in pericolo la Presidenza di Patuelli all’ABI? Si formerà un’alleanza fra Intesa Sanpaolo e Unicredit? Le notizie dal “fronte”, 7 aprile Dove eravamo rimasti (53): Messina (IntesaSanpaolo) vuole davvero prendere l’ABI?; trovato il compratore della Popolare Sant’Angelo?; nessuna risposta da COTABO per Roberto Mantovani;12 aprile Dove eravamo rimasti (54): liti furibondi dopo lo sciopero di giovedì; accordo in BNL; qualcosa si muove per la Presidenza di ABI?; l’assemblea del MPS.
Qualcosa di nuovo all’orizzonte?
Rosario Dimito, scrive su il Messaggero: “Intesa Sanpaolo avvia la nomina di Francesco Profumo verso la presidenza di Fideuram, tassello propedeutico per una possibile indicazione al vertice di Abi, dove la partita è aperta perchè non ci sarebbe alcun accordo tra le grandi banche: rispetto alle indiscrezioni, in alcuni colloqui delle ultime ore fra l’ad di Unicredit Andrea Orcel, il presidente di Bpm Massimo Tononi, il presidente di Mps Nicola Maione e qualche altro banchiere, ci sarebbe una visione comune su come procedere. «Non ho ancora incontrato Carlo (Messina, ndr) – avrebbe riferito il banchiere romano ai colleghi – quindi non ho discusso ne condiviso scelte su singoli candidati ma sono pronto a concordare tra tutti una linea comune attraverso un processo aperto a varie candidature, senza veti pregiudiziali e opzioni di partenza». Quindi Unicredit, Bpm e Mps sarebbero favorevoli a considerare una conferma di Antonio Patuelli, nonostante cinque mandati e mezzo ricoperti che potrebbero suggerire un cambiamento oppure convergere su un altro nome. Sempre secondo Dimito, un nome nuovo potrebbe essere quello di Nicola Maione, presidente MPS, in quota Lega, ben visto dal governo Meloni.


Assemblea azionisti Unicredit

L’assemblea degli azionisti hanno approvato il 12 aprile scorso – con maggioranze bulgare – il bilancio, il buy back, il nuovo Consiglio d’Amministrazione, le incentivazioni al personale e perfino le remunerazione al ceo Andrea Orcel ritenute eccessive dal proxy advisor Glass Lewis che aveva invitato a votare contro. Della remunerazione a 8 cifre di Andrea Orcel ne avevo parlato il 13 marzo nel post Unicredit: 10 milioni al ceo Andrea Orcel (1.141 euro al minuto), azionariato diffuso per i dipendenti.
D’altra parte i grandi risultati da Orcel in questi anni non potevano che portare a questo risultato. Da non dimenticare che Unicredit ha a disposizione 10 miliardi di euro per poter effettuare operazioni starordinarie.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

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