Guerriglia a Bruxelles: agricoltori sul piede di guerra. Perchè protestano? E chi sono? In Italia Meloni e Coldiretti provano a sgonfiare la rivolta

foto tratta dal web

Scene di ordinaria follia – ieri – a Bruxelles davanti alla sede della Comunità Europea.
Più di mille trattori hanno invaso la città belga, bruciati cassonetti, gomme e – perfino – abbattuta una statua della metà dell’800.

Scene più da black block che da agricoltori.
Nessun giornale ha avuto il coraggio di esprimere sdegno per quello che è avvenuto. Troppo forte questa lobby.
E anche i responsabili europei – tanto ligi ed iper garantisti – hanno avuto paura di questa manifestazione.
Il problema è che – da oggi in poi – è stato lanciato un segnale forte: se fate casino sotto le sedi del Parlamento e delle istituzioni europee, forse, otterrete qualcosa.

Avevo già affrontato il tema della protesta nel post del 29 gennaio 2024 dal titolo La protesta degli agricoltori. Chi c’è dietro e cosa vogliono. Perchè a loro sono consentiti i blocchi stradali ed agli ecologisti no?.
In questo articolo evidenziavo che dietro questa protesta spontanea da parte di alcuni poi spiegherò le motivazioni di questo aggettivo – agricoltori – fuori dai sindacati di categoria Coldiretti in primis – c’erano alcuni gruppi della destra estrema, dei novax e dei nogreenpass, oltre – naturalmente – a motivazioni tecniche ed economiche.

Oggi voglio – con l’aiuto di alcuni articoli di giornali – riprendere le motivazioni di questa protesta.
Le motivazioni più spicciole di questa protesta vanno dal divieto delle insalate in busta e dei cestini di pomodoro all’arrivo nel piatto degli insetti, dal nutriscore che boccia le eccellenze Made in Italy al via libera alle etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino, dal permesso alla vendita del prosek croato e agli altri falsi fino alla possibilità di importare grano dal Canada dove si coltiva con l’uso di glifosato secondo modalità vietate in Italia.
Ma le vere motivazioni sono altre.
In primo piano c’è la Pac (Politica Agricola Comunitaria) con le sue regole e con gli aiuti agli agricoltori. Questa è la prima voce del bilancio comune, ma gli agricoltori si chiedono se sarà ancora così in futuro.
Secondo aspetto: il Green deal (la svolta verde) preoccupa, perché secondo gli agricoltori è troppo tarato sulla sostenibilità ambientale a discapito della sostenibilità economica del sistema.
Terzo. Definitivo addio all’accordo Mercosur, l’intesa commerciale con i Paesi del mercato comune sudamericano che per i nostri agricoltori comporterebbe il via libera a una concorrenza sleale dei loro produttori.
Quarto. Riconoscimento di un prezzo minimo ai prodotti agricoli, che spesso vengono pagati solo una frazione di quel che è poi il costo finale sugli scaffali.
Quinto (molto sentito in Italia). La problematica degli obblighi di messa a riposo dei terreni. Si tratta dell’obbligo di mantenere il 4% di terreni incolti, ma limitata al 2024 e condizionata a ulteriori impegni ambientali, potendo accedere allo stop solo chi coltiva colture azoto-fissatrici (come lenticchie, piselli o fave) e/o colture intercalari sul 7% dei propri seminativi, con anche il divieto di usare prodotti fitosanitari. Qualcuno si ricorderà che avevo parlato di questo problema nei post Cambiamenti climatici? Sono evidenti. Porto la mia esperienza di “campagnolo” partendo dai ricordi della mia infanzia. Prima parte: gli eventi atmosferici del 1 agosto 2023 e Il cambiamento climatico nella campagna bolognese (parte 2): Le coltivazioni agricole del 17 agosto 2023. 
Sesto. L’abbattimento del 65% dell’uso dei fitofarmaci entro il 2030, si rischia una consistente contrazione delle produzioni e la conseguente dipendenza alimentare da Paesi che producono utilizzando sostanze chimiche il cui uso è già vietato da molti anni in Europa.
Infine le peculiarità italiane delle proteste. La fine dell’agevolazione sul gasolio è già sul tavolo (avverrà nel 2026 per le norme Ue) ma chiedono di mantenere un regime fiscale adeguato al mondo agricolo.
I terreni agricoli sono considerati dalla normativa, mezzi di produzione e pertanto chiedono il mantenimento dell’esonero di Irpef ed Imu, e il mantenimento dello sconto sull’accisa del gasolio agricolo e di autotrazione”. La Manovra del governo Meloni per il 2024 non ha prorogato le agevolazioni Irpef sui redditi agricoli. Inoltre, come ciliegina sulla torta chiedono di ridurre o addirittura togliere l’iva su alcuni prodotti alimentari primari. Per il vino applicare un’aliquota massima del 10%.

Come si può constatare le richieste sono varie – e variegate oserei dire – alcune plausibili e fattibili, altre davvero irrealizzabili a meno che il Governo Meloni e la Comunità Europea vogliano riscrivere in toto il Bilancio 2024.
Scrivevo prima che questa protesta ha messo in difficoltà la Coldiretti e il governo Meloni.
Naturalmente Salvini ha subito cercato – senza grandi successi si dice – di cavalcare questa ennesima vicenda, dimenticando – ma la memoria non è il piatto preferito del leghista – che è stato il governo Meloni – di cui lui è ministro e vice premier – a togliere le agevolazioni.
Ma le capacità politiche di Prandini – attuale presidente di Coldiretti – non a caso è il figlio dell’onorevole democristiano – di portare avanti alcune richieste degli agricoltori, si sono fatte sentire e ieri è stato ricevuto da Ursula von der Leyen, a differenza di tutti gli altri manifestanti senza sigle, che, dopo settimane di cortei, sono rimasti fuori.
Quindi Prandini e Meloni, assieme al cognato Lollobrigida, stanno cercando di recuperare queste proteste – perchè come è noto – il settore agricolo è fonte di voti per la destra italiana.

Qualche mia considerazione.
Conoscendo abbastanza bene il mondo agricolo della mia zona, bisogna ammettere che alcune richieste sono giuste: concorrenza degli altri paesi extra EU, riconoscimento di prezzi minimi, costi delle sementi e dei concimi e parzialmente alcuni aiuti finanziari.
Altre sono veramente scriteriate e fuori dal mondo.
Ultime due considerazioni. Chi sono coloro che protestano? Credo che quelli che vediamo in televisione e sui giornali siano grandi proprietari terrieri, quello che pagano pochissimo coloro che raccolgono i pomodori e la frutta o coloro che sfruttano gli immigrati nelle aziende zootecniche.
Perchè anche di questo – mi sarebbe piaciuto – che i protestanti – cioè coloro che hanno protestato – parlassero. Invece non una parola su questa problematica.
Ancora. Lo ripeto per l’ennesima volta. Tanto di rispetto per gli agricoltori ma le loro dichiarazioni dei redditi sono veramente lontani dalla media. Perchè?
Infine. Credo che i veri agricoltori siano quelli che in questi giorni hanno continuato a lavorare la propria terra, a curare il proprio bestiame, perchè la campagna, gli animali a cui davvero vogliono bene, non si lasciano da soli nemmeno per un giorno. A questi va tutto il mio appoggio e credo che anche le forze politiche che tacciono su questo argomento dovrebbero dire qualcosa e non chiudersi in un mutismo davvero imbarazzante.




Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)