Sacrilegio! Non condivido le analisi di Goldman Sachs!

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di Umberto Baldo


Non fate mai l’errore di pensare che economia e finanza siano un qualcosa di astratto, di numeri messi in un certo ordine per addetti ai lavori, perché quei numeri finiscono per condizionare la vita di tutti noi.

Oggi non voglio parlarvi di economia in generale, bensì attirare la vostra attenzione su un particolare settore produttivo, e sulle previsioni di una grande Banca d’Affari qual è Goldman Sachs.

Ma voglio essere preciso.

Qualche giorno fa, il 9 aprile alle ore 13,41, mi è capitato di leggere questa notizia:  “BRUXELLES (awp/ats/ans) – Crollano i titoli della difesa in Europa dopo che Goldman Sachs ha pubblicato un rapporto in cui sostiene di vedere più rischi al ribasso che al rialzo per le valutazioni borsistiche del settore mentre ci si avvicina al 2025”.

Per carità, ci può anche stare; le aziende che producono armamenti vengono da un anno di crescita continua, e i guru di Goldman pensano che sia arrivato il momento di un alleggerimento

Succede ogni giorno di leggere decine e decine di report, di analisi, di previsioni, di “consigli per gli acquisti” (in Borsa ovviamente); sostenere che poi risultino tutti azzeccati è senz’altro un azzardo.

E a tal riguardo lo stesso giorno del lancio report di cui sopra, quasi alla stessa ora (13,05) mi capita sotto gli occhi quest’altro report: NEW YORK (dpa-AFX Broker) – La banca d’affari statunitense Goldman Sachs ha alzato il suo obiettivo di prezzo per Rheinmetall da 381 a 606 euro e ha lasciato il suo rating a “Buy”. Alla luce dell’aumento dei bilanci governativi per la difesa, i titoli europei della difesa sono attualmente scambiati a valutazioni storicamente elevate……

Per chi non lo sapesse Rheinmetall è il più importante produttore di armamenti della Germania.

Come vi dicevo, io non metto assolutamente in discussione le “elucubrazioni” degli analisti, ma non posso non chiedermi come mai, pressoché in contemporanea, a Bruxelles si dica che è il momento di vendere i titoli delle fabbriche di armi europee, e a New York si alzi il prezzo obiettivo di Rheinmetall da 381 a 606 euro.

Non me ne vogliano gli analisti della grande e blasonata Banca d’Affari, una delle maggiori al mondo per le verità, ma scherzando un po’, leggendo i due report, mi sono chiesto se l’ “algoritmo” fosse andato in tilt, oppure se avevano fumato qualcosa di anomalo.

Ma come sempre accade in questi casi, dopo la diffusione  dei report, tutte le aziende del settore “armamenti” hanno registrato perdite consistenti nelle quotazioni di Borsa.

A questo punto, dall’alto della mia pochezza, dichiaro di essere totalmente in disaccordo con le analisi di Goldman, e cerco di spiegarvi perché.

Parto dall’osservazione che il mondo ha sempre prodotto armi, ma i livelli produttivi normalmente si impennano quando si combatte veramente, ed il sostegno dell’Occidente all’Ucraina aggredita dalla Russia ha determinato il parziale svuotamento degli arsenali (che vanno ripristinati).

Ed è questa progressiva carenza di munizionamento (compresa persino la banale polvere da sparo) che sta mettendo in crisi la capacità di resistenza di Kiev, nel mentre la Russia è stata invece in grado di aumentare enormemente la produzione interna di armi, e continua a importare componenti chiave attraverso una rete di paesi terzi, ricevendo proiettili e altri armamenti ad esempio dalla Corea del Nord e dall’Iran.

Il clima geo-politico è poi quello che è, con focolai di guerra un po’ ovunque, e con una corsa in atto fra grandi potenze per la primazia nel mondo.

In Ucraina e a Gaza si spara, ma altrove le tensioni sono crescenti, tanto è vero che, osservando l’altra area “calda” dell’ Asia-Pacifico, è in corso una spinta al riarmo per contenere l’assertività di Pechino.   Quest’anno la spesa per la difesa della Malaysia aumenterà del 10,2 per cento, a 4,2 miliardi di dollari mentre quella delle Filippine, in crescente attrito con la Cina per rivendicazioni marittime, crescerà dell’8,5%, a 6,6 miliardi di dollari, ed il Giappone e la Corea del Sud non sono da meno. 

Guardate, io lo so bene che questo è un argomento di cui l’uomo della strada non vuole neppure sentire parlare, ma nelle Cancellerie lo hanno ben capito dove si rischia di andare a parare, e non è un caso se Josep Borrell, l’Alto Rappresentante della Ue per gli Affari esteri e la Sicurezza solo qualche giorno fa ha affermato che “la guerra in Europa non è più una fantasia”, e che di conseguenza “sarebbe opportuno prepararsi alla difesa”.

Ovviamente io capisco che la gente (e non parlo certamente dei “pacifinti” pro Putin che confondono la pace con la resa) non voglia la guerra, ma è evidente che per volere la pace bisogna essere almeno in due, e che se uno non è d’accordo e ti minaccia, bisognerà pur difendersi. 

Tornando all’inizio ed alle previsioni di Goldman Sachs, ricordo che secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), le risorse stanziate dai governi, a livello globale, per le forze armate ammontano a 2.240 miliardi di dollari, pari al 2,2% del Pil mondale.

E secondo Bloomberg Economics, per Stati Uniti e intero G7, a dieci anni, il fabbisogno aggiuntivo potrebbe toccare i 10 mila miliardi di dollari. 

Sì, avete letto bene: 10 mila miliardi di dollari.

E la tendenza al riarmo è globale, anche se la cronaca porta inevitabilmente  a focalizzarsi sulle due situazioni di guerra guerreggiata, Ucraina e Gaza. 

Ma come accennavo,  il riarmo è in essere: soprattutto in Cina, dove la spesa per la difesa, secondo un dato ufficiale che è considerato una forte sottostima degli esborsi effettivi, quest’anno crescerà del 7,2 per cento, massimo dell’ultimo lustro.

E per restare in Europa, la spesa militare aggregata dell’UE e dei Paesi europei della NATO ha raggiunto i 346 miliardi di dollari nel 2022, con un aumento dell’1,9% in termini reali rispetto al 2021 e del 29,4% rispetto al punto di minimo del 2014.

Il governo federale tedesco continua a potenziare l’armamento della Bundeswehr , o meglio a cercare di spendere per rinforzarlo.

Come ha riferito l’agenzia di stampa Bloomberg citando fonti informate, la coalizione del semaforo, che prova a governare in Germania,  effettuerà ordini in questo trimestre per due fregate navali e centinaia di veicoli blindati per sette miliardi di euro.

Ciò conferma il trend iniziato dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, con il Governo federale che  ha istituito un fondo speciale del valore di 100 miliardi di euro. 

Com’è nella logica delle cose, la Germania cercherà di assegnare, per quanto possibile, le commesse ad aziende nazionali, nel tentativo di rivitalizzare l’industria militare.

Vi assicuro che potrei continuare con i numeri, ma credo che quelli cui ho accennato almeno per me siano sufficienti per chiedere: ma come fanno a Goldman Sachs solo immaginare che le aziende che producono armi possano nell’immediato futuro avere trend borsistici negativi?

Chi produrrà le navi, i carri armati, i missili, i droni, gli aerei, i proiettili ecc.?

Rheinmetall e Leonardo, solo per fare due nomi, oppure la Ferrero e la Perugina?

E se ciò è vero, come è vero, a mio avviso fatalmente i capitali continueranno ad affluire sui titoli delle aziende di questo particolare settore. 

Certo se poi ragioniamo in termini di risorse disponibili il discorso cambia, e a onor del vero, visti rischi e prospettive, il futuro si presenta difficile per tutti, Usa compresi.

Detto in altri termini, magari più brutali; riusciranno i Governi, soprattutto quelli delle Democrazie,  a conciliare e preservare la spesa pubblica, in particolare per sanità, istruzione e pensioni, unitamente a quella per la riconversione ambientale, e a quella per la gestione del debito pubblico, con le  consistenti risorse aggiuntive necessarie per la difesa?

Il punto nodale sta tutto qui.

Ma se il cittadino comune non capisce che la sicurezza propria, e soprattutto dei propri figli, passa per un adeguamento dei sistemi di difesa, ne vedremo delle belle.

In fondo si ripropone il vecchio dilemma che precedette le guerre del secolo scorso: “burro o cannoni?


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

Una risposta a “Sacrilegio! Non condivido le analisi di Goldman Sachs!”

  1. Danilo Demetrio Zema (da Facebook)
    Il rating è un argomento complesso.
    È un struttura complessa matematico – informatica.
    La stessa struttura degli algoritmi che lo compongono, se non supportata da valide correlazioni statistiche e di econometria avanzata, rende la struttura del rating fallace.
    Questo sistema di misurazione non è applicato solo in finanza e mercati ( pensate al rating di un prestito obbligazionario che per prima analisi discriminante ci rivela se la richiesta di denaro fatta al mercato è idonea ad investitori istituzionali, istituzionali e privati cittadini o solo istituzionali ( in tal caso chi emette il prestito non naviga in buone acque ed il rischio è altissimo)
    Pensiamo al rating nel processo di affidabilità del merito creditizio che le banche applicano, non potendo prescindere dalla propria affidabilità, solidità patrimoniale, sostenibilità nell’ assumere rischio e ponderazione del rischio default.
    Non è identico da Banca a Banca per lo stesso cliente!
    Eppure il cliente ha analoga condizione patrimoniale ed economico finanziaria.
    Per questo, parlare di rating come si fa in Italia è ” una cagata pazzesca” ( Fantozzi docet)😹😘.
    Gli anglosassoni riferiscono questo processo di attribuzione con ” Rating no Rating”.
    Il rating è usato nella misurazione della moralità ed il senso civico del civis…
    In Cina ogni cittadino ha un rating. La diffusione del controllo digitale con videocamere ed occhiali capaci di connettersi al sistema centrale di videosorveglianza di ogni città in dotazione alla polizia consentono la visione di ogni condizione giuridica di ciascun cittadinomediante un Rating. Se il rating è A tutto ok.
    Il fatto che le misurazioni di Goldman Sachs
    Possano “sbagliare” è normale visto che le variabili di valutazione dipendono dalla percentuale di peso ponderato degli elementi di cui sopra confezionata negli algoritmi. Sono scenari macro economici.
    Non il calcolo di previsione dell’ affluenza passeggeri all’aeroporto di Reggio Kalafrica durante il 2024.
    Detto ciò, il problema più grosso, immane, deficiente e vessatorio per il consumatore è lo scoring risk sul credito al consumo, sui prestiti personali, le cessioni del quinto dello stipendio.
    Una Matrix progettata ed articolata con pervicace intento di rendere il consumatore schiavo e sottomesso a banche e finanziarie.
    Scoring digitale e processi di analisi ed erogazione in cui un consulente bancario non può interagire.
    I sindacati cosa fanno?!
    Boccaccia mia taci!

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