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Nell’articolo del 1 marzo dal titolo Il sindacato confederale diviso perfino sulle morti sul lavoro. Un articolo di Rita Querzè ripropone questa triste realtà avevo evidenziato come un’altra pericolosa spaccatura stava avanzando velocemente nel mondo sindacato confederale.
CGIL CISL UIL stanno riuscendo nell’impresa – quasi impossibile – di litigare e dividersi fortemente sulle misure da attuare per reprimere e cancellare questa piaga tipica italiana.
Ma vediamo i fatti.
Anche nei giorni scorsi i sindacati si sono incontrati con la Ministra (o il Ministro, come preferiscono le donne nel governo Meloni) del Lavoro Marina Calderone (nella foto).
Una discussione forte, soprattutto sulla famosa “patente a punti” da attribuire alle aziende con un décalage per ogni morto sul lavoro ed altre iniziative, quali l’assunzione di nuovi Ispettori.
Tuttavia il tavolo convocato dalla Ministra non ha portato a risultati concreti: Cgil e Uil confermano lo sciopero in aprile e la manifestazione nazionale sabato 20 a Roma, la CISL apprezza le proposte governative.
Naturalmente la Calderone afferma e dichiara alla stampa che “Lo sciopero non è la soluzione. La sicurezza è un tema di tutti. E una priorità del governo“.
E le dichiarazioni dei leader sindacali confermano lo stato di grande crisi dell’unitarietà nel sindacato confederale.
Mentre sull’assenza del suo sindacato allo sciopero, il Segretario Luigi Sbarra (nella foto) afferma che: “Rispettiamo le decisioni delle altre sigle. Noi stiamo facendo iniziative ed assemblee nei luoghi di lavoro e sul territorio“.
All’incontro non erano presenti Landini e Bombardieri.
CGIL e UIL per bocca di Francesca Re David e Ivana Veronese osservano che “manca una strategia del governo sulla prevenzione, solo interventi spot e per giunta insufficienti e limitati agli edili“.
Per Francesca Re David (nella foto), “le ragioni dello sciopero si rafforzano, bisogna intervenire sui contratti precari e abolire il subappalto a cascata che allunga le catene“.
La sindacalista CGIL ricorda che nella strage di Firenze c’erano ben 61 ditte in subappalto.
Mentre per la Segretaria confederale UIL Ivana Veronese (nella foto) “se ne parlerà il 22 marzo alla Leopolda nell’assemblea dei delegati che deciderà la piattaforma che ci porterà allo sciopero“.
Dunque un’altra rottura fra le sigle confederali.
Per il momento non voglio entrare nel merito della questione di come affrontare e delle misure da mettere in atto per contrastare questa “strage” di lavoratrici e lavoratori.
Mi limito ad osservare che l’unità sindacale è ormai un ricordo e mi chiedo fino a quando durerà perfino nelle categorie se queste lacerazioni così profonde continueranno ad agitare i vertici nazionali.
Intanto c’è già una prima scossa: nel sindacato degli edili – guarda caso – la rottura tra CGIL e UIL è arrivata anche sulla Cassa Edile, Cassa che gestisce milioni di euro per la bilateralità.
Mala tempora currunt, anche per il sindacato.
Siamo giunti al sindacato d’opposizione e quello governativo?
Ormai, credo, sia nei fatti. E quali ripercussioni ci saranno sulle lavoratrici e lavoratori?
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Carlo Nwgri (da Facebook)
Massimo, sono sconcertato ma penso che tu abbia ragione; avanti di questo passo e sara’ la rottura del sindacato confederale…e la vittoria di coloro che hanno sempre “tifato” affinché ciò potesse accadere.
Margherita @MargheFo (da X)
In risposta a
@massimomasi
Non ho ricordi di una Cisl diversa sinceramente. Sempre dalla parte del potere
Carissima Margherita e carissimo Carlo,
innanzi tutto grazie per aver commentato. Ogni commento – per me – è prezioso.
Comincio da Margherita. Ho conosciuto grandi personaggi della CISL: Carniti ad esempio e Pezzotta, successivamente. Beh, devo dire che c’è un abisso con gli attuali vertici. Purtroppo è un fenomeno che attraversa tutto il sindacato.
Diciamo che con Sbarra – che ricordo frequenta le sedi UGL, va al congresso e parla di Forza Italia, – ho documentato tutto ciò in appositi articoli – si è allontanato dall’alveo del sindacato riformista cattolico per avvicinarsi al centro destra. Non è un caso che – recentemente – e anche questo l’ho documentato in un post – Pezzotta abbia criticato fortemente la gestione Sbarra.
Vengo ora a Carlo. Effettivamente sono preoccupato. Alcune perplessità le ho espresse nell’articolo e nella risposta a Margherita. Il sindacato confederale è ammalato – purtroppo – e temo che tu abbia ragione quando affermi che qualcuno potrebbe godere e approfittarne di questa occasione. Leggevo., questa mattina, in una mia chat di vecchi e obsoleti sindacalisti come me, che se il governo Meloni volesse con una legge sulla rappresentatività e con le adesioni annuali al sindacali farebbe una strage. La fortuna è che Meloni non ha nessun interesse a forzare la mano: preferisce qualcuno che la critica per poi affermare che ce l’hanno con lei e che bisogna fare fronte comune. Vecchia tattica della destra.