Ancora sull'”affaire IntesaSanpaolo”: “Panta rei”

Una lettera di Umberto Baldo e mia risposta


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Caro Massimo,
essendo già intervenuto sulla vicenda della revoca della rappresentanza all’ABI da parte di Intesa San Paolo, avevo in animo di chiudermi nel mio “bozzolo” ad aspettare gli eventi.
Ma cosa vuoi, tu continui giustamente a parlarne, e per me le tue riflessioni sono come il nettare per le api.
Nel tuo post di ieri (titolato: Finalmente, anche chi finora ha taciuto, prende posizione sull’”affaire IntesaSanpaolo”. Anche se…) riferisci che, dopo qualche giorno di “sospensione riflessiva”, i vertici delle più importanti Sigle Sindacali dei bancari hanno fatto sentire la loro voce.
La prima osservazione che mi viene alla mente è che proprio quel lasso di tempo in cui nessun “Big” ha parlato testimonia che si è voluto ben ponderare quanto accaduto prima di proporre un’analisi, ed eventualmente predisporre un percorso di recupero dello “strappo”.
Non riporto ovviamente alcun passaggio delle dichiarazioni o dei comunicati della Segretaria Generale Fisac/Cgil Susy Esposito, di Riccardo Colombani della First, e di Fulvio Furlan della Uilca, in quanto ne hai dato abbondantemente conto tu.
Mi limito ad osservare che tutte queste prese di posizione hanno un fil rouge che le collega; quello della difesa a oltranza e a spada tratta del Contratto Nazionale di Lavoro, del quale si esalta la “centralità”, l’essere lo strumento che consente di gestire le diversità e al contempo l’appartenenza al sistema bancario, il Contratto nazionale come garanzia di giustizia e di coesione sociale.
Ti aspettavi qualcosa di diverso?
Io francamente no, perché dalla difesa della “centralità del CCNL”, rispetto a cosa mi è difficile comprenderlo, passa la difesa del ruolo “centrale” dei soggetti che quel Contratto lo stipulano, quindi le Segreterie Generali dei Sindacati.
“Centralità” cui ovviamente non si vuole rinunciare in alcun modo, e d’altronde è noto che “in tacchini non votano per il Natale”.
E vengo alle tue considerazioni.

Antonio Patuelli – Presidente Abi – foto tratta dal web


Tu affermi che queste prime dichiarazioni dei vertici sindacali ti sembrano peccare di “cerchiobottismo”, nel senso che non ci si vuole schierare troppo apertamente né con Patuelli e la Dalla Riva, né con Messina o Filosomi.
La cosa, data le tue tante primavere, e la tua esperienza pregressa, non dovrebbe stupirti più di tanto.
Fa parte della filosofia della vita dell’italiano medio, ma anche di chi ha importanti ruoli rappresentativi, cercare di stare alla finestra per capire da che parte pende il pendolo, ed eventualmente ritarare la posizione.
I nostri Demostene che fanno politica e ci governano sono maestri in quest’arte dell’equilibrismo, e hanno insegnato che conviene sempre nascondere i problemi concreti, quelli divisivi, dietro i grandi principi.
Dunque “onore e gloria” al CCNL, unico strumento in grado di garantire “benessere lavorativo, tutele salariali, occupazionali e normative, la coesione della categoria”, il che sembra nascondere il sottinteso che la contrattazione di secondo livello sia invece foriera di divisioni e diversità di trattamento.
Ad un certo punto tu scrivi testualmente: “Ho l’impressione che molti – o alcuni – dei sindacalisti non abbiano ancora capito – o fanno finta di non capire – quale sarà la portata di revoca da parte di IntesaSanpaolo rispetto alle trattative per il rinnovo del CCNL dei bancari”.

Carlo Messina – ceo Intesasanpaolo – foto tratta dal web

Caro Massimo, non condivido questa tua impressione; lo hanno capito bene, credimi, anzi talmente bene che hanno ben presenti le conseguenze di un irrigidimento di IntesaSanpaolo sulle posizioni attuali, e le temono come il diavolo teme l’acqua santa.
Il perché è evidente.
Intesa ha posto in modo chiaro che la situazione attuale è ormai insostenibile, ed il vecchio “egualitarismo” tout court, di cui è intrisa la cultura sindacale, non regge più alla nuova realtà del sistema bancario.
L’ho già scritto e non voglio ripetermi, ma lo capisce anche un bambino che una Banca di 75mila dipendenti non può essere gestita come una con 200 dipendenti; che una Banca con i conti in ordine e con un’alta produttività e redditività non può essere costretta ad applicare normative tarate su Istituti meno redditivi e meno produttivi.
Tanto per fare nomi e cognomi, il CCNL deve essere tarato sulle performance di Intesa e di Unicredit, oppure su quelle del Monte dei Paschi o di Popolare di Bari?
La domanda, il busillis, chiamalo come vuoi, sta tutto qui, e la vedo dura rispondere con i “volemose bene” e con “la centralità del CCNL”, qualora Intesa San Paolo intenda andare fino in fondo nel suo disegno.
Io sostengo da tempo che esistono Banche di serie A e Banche di serie B, e di conseguenza bancari di serie A e bancari di serie B.
Si può anche continuare a negarlo, ma ci sono le buste paga ed i welfare aziendali a confermarlo.
Basta leggerli e confrontarli per rendersene conto!
Mi rendo conto che trasformare, come dice Filosomi, il CCNL in una sorta di “Costituzione” stravolge un secolo di sindacalismo, caratterizzato da un rigido verticismo, in cui le decisioni si prendono solo ai massimi livelli, per poi trasferirli ai livelli inferiori, fino al Segretario Rsa.
Mi rendo conto che dare spazio alla “contrattazione di secondo livello” per regolare materie ora normate dal CCNL, per adeguarle alle diversità che innegabilmente esistono fra Banca e Banca, in certi ambienti potrebbe suscitare l’effetto delle 95 tesi di Lutero sulla Curia romana dell’epoca.
Ma il mondo va avanti, “Panta rei” come diceva Eraclito, e spesso restare fermi equivale ad arretrare.
Umberto Baldo


Caro Umberto,
le tue provocazioni mi fanno prudere le dita.
Dovrei scrivere un libro per darti risposte serie, precise e circostanziate.

Ilaria Dalal Riva – Presidente Casl – foto tratta dal web

Mi limito ad alcune considerazioni veloci:

  1. Contratto Nazionale. Ho sempre sostenuto che il Contratto Nazionale per una categoria sia essenziale.
    Il problema, quindi, non è contratto nazionale sì, contratto nazionale no, ma cosa contiene il contratto.
    Fin da tempi lontani – in collaborazione con esperti del diritto del lavoro – feci uno studio su un prototipo di contratto unico fra bancari e assicurativi, in pratica un contenitore unico sia sui diritti e doveri, composto da pochi articoli che lasciava spazio alle peculiarità di settore e spazio alla contrattazione aziendale. Naturalmente a causa delle resistenze di ABI e ANIA, degli assicurativi – anche nel nostro ex sindacato – non se ne fece nulla. Questo per dimostrare che la centralità del CCNL non si discute ma deve essere percorribile.
  2. Le Banche sono tutte uguali? La risposta l’hai già data tu.
    Le banche non sono tutte uguali. Anche qui un breve cenno storico. Quando ho iniziato c’erano oltre mille banche (solo per settore ACRI e Assicredito, poi successivamente confluite in ABI), oggi – dati Banca d’Italia – gli istituti di credito non raggiungono le 400 unità. C’è stata una grande concentrazione, è aumentata la competitività e la concorrenza.
    Insomma avere un CCNL come quello attuale che parte dalla “foresta pietrificata” degli anni 90, mi sembra davvero fuori tempo.
    Allora che fare?
    Bisogna costruire un CCNL più leggero, più flessibile, più collegato alla realtà delle banche di oggi, all’insurance, al fintech, ai nuovi modelli organizzativi, ai nuovi lavori, lasciando grandi spazi alla contrattazione aziendale sia per la parte normativa che quella salariale. Gli attori cioè sindacato e aziende sceglieranno loro il modello più idoneo.
  3. La contrattazione aziendale. L’importanza della contrattazione aziendale è basilare. Proprio partendo dall’assioma che le banche non sono tutte uguali, lo spazio della contrattazione decentrata deve essere ampliata lasciando alle parti libertà di contrattazione in base anche ai modelli organizzativi e alle portate economiche degli istituti di credito.
  4. Le deroghe al contratto nazionale. Questo è il grande problema che è sorta nella trattativa di IntesaSanpaolo che è fallita. Mi chiedo e ti chiedo: il 4 X 9 è una norma inserita nel CCNL degli anni 90. La banca poteva applicare l’orario senza nemmeno fare una trattiva con il sindacato, soltanto comunicandolo. IntesaSanpaolo ha scelto invece la strada di inserire questa norma in un pacchetto di riforma organizzativa. Il Sindacato – giustamente, ma poi bisogna sapersi fermare al momento giusto – ha giocato la carta del “tutti ne hanno diritto anche nelle filiali” ben sapendo – come ho scritto più volte – che nelle filiali piccole ciò non sarà mai possibile.
    Neppure l’offerta della banca di 200 filiali in cui si sperimentava questo orario è stato sufficiente.
    Per quanto riguarda lo smart working. L’accordo nazionale prevede massimo 10 giorni al mese di lavoro da casa o hub o appositi locali. IntesaSanpaolo aveva proposto 120 giorni di fila e 3 euro di buoni pasto che non erano previsti nell’accordo nazionale. Secondo i sindacati interni e quelli nazionali, queste sono deroghe al CCNL. Poi ci saranno altre motivazioni – voglio sperare – che hanno impedito la firma. Non avendo più rapporti che con pochissime persone, ho fatto un riassunto di quanto scritto nei comunicati. Ecco allora la sfida del prossimo futuro sarà: cosa sono le deroghe e come devono essere interpretate
  5. Il Sindacato è pronto a guardare maggiormente all’Azienda o al Gruppo? Questa è la domanda delle 100 pistole. I sindacati confederali – ad eccezione della First/Cisl – e Fabi compresa svolgono i loro Congressi nazionali eleggendo i delegati dai territori – Fisac e Uilca dai regionali, Fabi dai provinciali – e quindi hanno una struttura verticistica territoriale. First/Cisl – mi sembra, se sbaglio qualcuno mi correggerà – nell’ultimo Congresso ha creato un sistema di delegati che venivano eletti sia dai territori che dalle Aziende. L’unico sindacato realmente aziendale era la Falcri – dove i gruppi bancari la facevano da padrona – e ora diventando Unisin – questa assoluta presenza aziendale – si è andata ad innacquare. Come vedi ci sono anche questioni organizzative e strutturali del sindacato nazionale che ostacolano la contrattazione aziendale a scapito di quella nazionale.

Ecco, caro Umberto ho cercato di dare alcune risposte alle tue provocazioni.

Alfio Filosomi – Intesasanpaolo – foto tratta dal web

Provocazioni sante!!!
Vedremo nei prossimi mesi come saranno le richieste sindacali per il rinnovo del CCNL scaduto il 31/12/2022.
Conterranno questa ipotesi le problematiche che noi abbiamo sollevato? Non ne sono sicuro.
Le Aziende che diranno? Anche su questo non scommetto.
Certamente IntesaSanpaolo ha fatto la prima mossa, anche se lunedì al sindacato interno ha assicurato la leale partecipazione al rinnovo del CCNL.
Vedremo, caro Umberto.


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Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

4 Risposte a “Ancora sull'”affaire IntesaSanpaolo”: “Panta rei””

  1. Posso? Mi pare che il vostro approccio al problema trascuri di considerare come e quanto è cambiato il “mestiere’ dei bancari, cosa invece fondamentale per discutere del CCNL.
    Saluti. VDG

    1. Ti ringrazio davvero per la domanda. Intanto tutti possono esprimere il proprio parere. Anzi. come vedi, pubblico molti interventi esterni perchè il dibattito – secondo me – è sempre importante e fa crescere. Quindi se vuoi esplicitare ancora meglio il tuo pensiero: porte aperte. Intanto ti rispondo. Del mestiere del bancario che è cambiato, che cambierà ne ho parlato tantissime volte: La banca senza cassieri, senza bancomat, i contanti si preleveranno in farmacia post del 18 novembre 2021, Chiusura delle filiali: un problema per la società e per il sindacato! Che fare? Che mansioni svolgeranno le lavoratrici e i lavoratori delle filiali chiuse? del 23 febbraio 2022; Cosa hanno detto “veramente” Patuelli, Visco e Franco all’Assemblea dell’ABI…seconda parte e previsioni future sulle filiali del 8 luglio 2021 e altri ancora. E quando – sia io che Umberto – parliamo di contrattazione aziendale, uno dei temi principali da inserire nella contrattazione di secondo livello è proprio quella degli inquadramenti che non possono – secondo il nostro modesto pensiero essere uguali in tutte le banche. Ancora grazie e se vuoi, aspetto tue considerazioni. mail del blog: masi.ipad2@gmail.com

  2. Caianiello Gianfranco (Da Facebook)
    Mi sembra che avete dimenticato una cosa importante: CCNL è strumento di tutela dei lavoratori . La contrattazione di secondo livello deve inserirsi in edificio solido e consolidato per il lavoratore e trovare specificità in una stabilità necessaria per assicurare certezze al lavoratore. Voglio ricordare l errore del sindacato per agevolare le teorie di Marchionne . Una diversa organizzazione del lavoro non deve assolutamente portare ad una perdita di diritti. Questo non significa avere doveri

  3. Caro Gianfranco
    questa mattina ti ho risposto così su Facebook: non mi sarò spiegato bene, ma io ho scritto che ritengo il ccnl basilare. Dove forse le nostre idee divergono e’ cosa deve contenere il ccnl. Comunque grazie dell’intervento e stanotte sul blog scriverò qualche concetto in più per portare questa discussione ancora a livelli più proficui!
    Ecco, allora cerco di spiegarmi meglio. Comincio da Marchionne e da quello che è successo ieri nelle fabbriche ex Fiat. La sola Fiom non ha firmato il nuovo contratto che prevede un aumento di 207 euro. Il tutto perchè non riconosce la tipologia del vecchio contratto. Gli altri sindacati hanno firmato. Già questo dovrebbe farti riflettere.
    Seconda considerazione. Scrivi che una diversa organizzazione del lavoro non deve assolutamente portare ad una perdita di diritti. Giusto e concordo. Purtroppo c’è un ma. Il ma è che ‘ l’Azienda che si sceglie il proprio modello organizzativo e il sindacato può cercare di contrastarlo ma senza strumenti contrattuali se non lo sciopero. Entrando nel merito, poichè sei un ex UBI e oggi – credo in ISP – il modello organizzativo della banca milanese è contra legem? Assolutamente no. Ha interpretato una norma (smart working) e ha applicato un articolo contrattuale (4X9) degli anni 90.
    Terza considerazione. Il Contratto nazionale è basilare!!! Senza di quello cadono i presupposti alla contrattazione. Il problema è che tipo i CCNL. Nell’articolo precedente ho scritto che negli anni 90 esistevano oltre 1.400 banche mentre oggi non arrivano a 400. Allora può esistere un contratto che può andare bene a tutte le banche: grandi, piccole e medie. Certo ma deve contenere norme che permettano una contrattazione aziendale più forte perchè le banche non sono uguali. E questo l’ostacolo e la difficoltà del sindacato. Se ci riuscirà ABI continuerà a fare da garante per tutte le banche, se non sarà in grado prevedo altre IntesaSanpaolo.

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