E il MPS rimase solo …

Sede MPS Siena – foto tratta dal web

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Una lettera di Umberto Baldo al blog e mia risposta

Umberto Baldo

Caro Massimo, 

se stessi cercando, dopo anni che hanno assunto il sapore di una lunga agonia, di uscire da una società, ed il secondo socio della stessa decide di vendere la propria partecipazione, secondo te la cosa è positiva o negativa?

Non è una domanda retorica ovviamente.

E’ cronaca di lunedì scorso, 27 febbraio, e riguarda la Compagnia assicurativa francese AXA, che ha reso noto di aver disposto la vendita di ben 100.000.000 azioni di Banca Mps, tramite un processo di collocamento di titoli privato e accelerato (accelerated bookbuilding), riservato a investitori istituzionali.

Stiamo parlando di un pacchetto azionario di circa l’ 8%, che faceva appunto di Axa il secondo socio di Monte dei Paschi dopo lo Stato, che detiene ancora il 64,”% del capitale sociale, e che da anni si è impegnato con l’Unione Europea di riconsegnarlo al mercato, fino ad ora senza riuscirci, 

Al termine dell’operazione, la Compagnia di assicurazioni transalpina resterà con lo 0,0007% del capitale della banca: in altri termini, la quota sarà praticamente azzerata.

Ai prezzi di mercato della settimana scorsa il giochino avrebbe dovuto portare nella casse dei cugini francesi all’incirca dai 60 ai 70 milioni; non male per un investimento di 200 milioni effettuato per partecipare all’ultimo aumento di capitale del Monte.

In realtà, il collocamento effettivo del pacchetto, come comunicato ufficialmente il 28 febbraio, è avvenuto a un prezzo decisamente inferiore: 2,33 euro ad azione, il che implica un guadagno di una trentina di milioni, che se si considera che sono stati guadagnati in soli tre mesi segnano comunque un bell’investimento.

Per delle persone come noi sarebbe una fortuna da Superenalotto, ma una società delle dimensioni Axa si tratta di bruscolini, o comunque di una cifra che non sposta nulla nel bilancio.

Immagine tratta dal web

Per non drammatizzare l’operazione  Axa ha cercato di spiegare il senso della cessione in un comunicato  in cui, ricordando la partnership di joint venture di lunga durata, ovviamente con riferimento alle due società comuni a partecipazione paritetica Axa Mps Danni e Vita, il gruppo transalpino scrive che  “ha supportato la banca partecipando al suo più recente aumento di capitale come investimento finanziario“. “Ma poiché Axa non desidera farsi rappresentare nel consiglio di amministrazione della banca nella prossima assemblea generale annuale degli azionisti o influenzare la più ampia strategia a lungo termine della banca, ritiene opportuno vendere la partecipazione acquistata nell’aumento di capitale. L’offerta non pregiudica in alcun modo la partnership con la Banca o l’impegno nei confronti dell’Italia”.

Come dire; ragazzi avete avuto bisogno che partecipassimo alla ricapitalizzazione, l’abbiamo fatto, adesso che la quotazione del titolo è cresciuta, e ci consente di portare  a casa un po’ di soldini, arrivederci e grazie.  E’ stato un piacere.  Ovviamente per noi non cambia nulla, basta che il rapporto di banca assicurazione continui senza intoppi.

E’ evidente che il giorno successivo il titolo è letteralmente crollato in borsa, perché  hai voglia a spiegare che non  cambia nulla, ma se sei un  trader e vedi  il secondo azionista di una società appena ricapitalizzata cedere in blocco l’intera partecipazione, qualche dubbio e legittimo, è sappiamo che il mercato “nel dubbio vende”.

Senza tirarla tanto per le lunghe, la vicenda induce a porsi qualche domanda.

La prima; perché vendere visti i corsi positivi di borsa?

I francesi hanno detto e scritto di aver considerato fin dall’inizio la partecipazione all’aumento di capitale di Mps come una mera operazione finanziaria, per cui le regole di una buona amministrazione suggeriscono che  finchè si è un guadagno conviene adeguarsi al “prendi i soldi e scappa”.

Luigi Lovaglio – foto tratta dal web

Resta il dubbio del perché non lo abbiano dichiarato fin dall’inizio, ma è comprensibile, visto che la cosa non sarebbe stata certo apprezzata da Lovaglio.
La seconda; perché i francesi che la narrazione dominante descrivono come assatanati per acquistare assets e società italiane, non sono interessati alla banca di Rocca Salimbeni?

Non è che abbiano notato che il Governo di Giorgia Meloni non sembra proprio ben disposto verso gli investimenti francesi in Italia, per cui hanno pensato bene di sganciarsi, in attesa magari di tempi migliori?  

Ultima domanda: perché una Banca che sembrerebbe ormai risanata, o comunque fuori pericolo, non vede alcun pretendente farsi avanti?

Forse per rispondere a questo quesito non basterebbero tutti i sapienti del  mondo, per cui non  resterebbe che rivolgersi allo Spirito Santo.

Non è che stiamo assistendo all’ennesima pantomima messa in scena dai nostri Demostene per allungare il brodo, basate su “vogliamo il terzo polo”, oppure “partner solo tricolori o niente”, ed altre simili amenità?

Viene il sospetto perché sono troppi anni che sentiamo parole al vento, solo per giustificare  la  botta di miliardi che abbiamo seppellito a Siena.

Resta il fatto inconfutabile che la fuga di Axa è un pessimo segnale  sia per il  mercato che per possibili potenziali azionisti.

Forse qualcosa in più si capirà a breve in sede di assemblea e di rinnovo dei vertici della Banca.

Un abbraccio.

Umberto Baldo


Caro Umberto,
fino a qualche giorno fa il motto latino Per aspera ad astra (attraverso le asperità alle stelle) si adattava benissimo all’amministratore delegato di MPS Lovaglio.

Mario Cavaradossi – Tosca – foto tratta dal web

E per la mia nota melomania non potevo che richiamare Mario Cavaradossi che nell’opera Tosca canta l’aria “e lucevan le stelle” alla sua amata Tosca.
Tutto ciò fino a lunedì. Poi il “haute trahison” (grande tradimento) della francese Axa. E come nelle migliori opere liriche, il tradimento arriva, prima o poi.
Dopo queste citazioni dotte – ahimè se non ci fosse google per controllarle, visto che stiamo diventando anzi, caro Umberto – credo sia doveroso entrare nel merito delle questioni che poni.

Intanto la prima domanda che mi poni: se il secondo socio di una società per azioni decide di vendere la propria partecipazione, secondo te la cosa è positiva o negativa?
La risposta è: dipende. Se il secondo socio se ne va per lasciare la strada ad altri o alla maggioranza assoluta nella gestione potrebbe essere positiva. Se invece ti mette nelle braghe di tela – anche perchè non sai a chi andranno queste azioni – e perdi un ausilio economico, allora è estremamente negativo.
In ogni caso per MPS è negativa questa uscita.
Poi le ragioni sono quelle che tu dici: non c’è fiducia dei francesi in questo governo che litiga un giorno si e l’altro pure con la Francia; c’è da incassare un’ottima plusvalenza; non c’è – e questa sarebbe l’ipotesi più grave – fiducia nel medio termine nella banca senese. Quindi meglio vendere, incassare la plusvalenza e continuare a fare l’insurance di MPS.
Cosa accadrà?

Tononi e Castagna – Presidente e Ceo BancoBPM – foto tratta dal web

Credo che nell’immediato nulla, nonostante – quelli che io chiamo “giornalisti fusionisti a tutti i costi” – da due giorni sui giornali generalisti o finanziari attribuiscono una possibile fusione tra MPS e BancoBPM. Nemmeno la forte smentita del presidente in pectore e che sarà riconfermato – Massimo Tononi – del BancoBPM sul non interessamento alla banca senese non ha “sedato” le pulsioni “fusioniste“.
Credo che abbia ragione Marcello Astorri – questa mattina sul “Giornale” – a scrivere: la fusione con Mps non scalderebbe gli azionisti di Bpm per diversi motivi: non convincerebbe l’espansione in aree geografiche con una crescita meno vivace, ma anche la prospettiva di maggiori riserve di capitale che smusserebbero i dividendi. Inoltre, in caso di aggregazione, almeno inizialmente, il Mef rimarrebbe un azionista significativo della società e questo peserebbe sulle azioni, dal momento che lo Stato dovrebbe per forza venderle.

Non vedo all’orizzonte grandi Cavalieri Bianchi.
La prospettiva è sempre quella: o il Monte dei Paschi di Siena si riprende e riesce a rimanere autonomo, casomai affiancato e aiutato da una banca anche straniera, o il cosiddetto e da me aborrito “spezzatino” diventa una triste realtà.
Attendo, caro Umberto, gli sviluppi della situazione.
Attendo il pensiero di questo governo, se pensieri e proposte ne ha sul settore produttivo e industriale, visto anche i casi Ilva, petrolchimico, Sulcis e altri ancora.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

4 Risposte a “E il MPS rimase solo …”

  1. Danilo Demetrio Zema (da Facebbok)
    Se non riuscirà a riprendersi, resterà una Banca ridotta ad un tessuto interregionale.
    Spezzatino? Se dovessero creare una banca per il Sud, potrebbe essere una soluzione.
    Ma, temo che le omesse coperture in bilancio per i crediti deteriorati dal 2015 in poi possano esser causa di risoluzione.

  2. Caro Danilo,
    le tue valutazioni – come sempre – sono preziosissime e interessanti.
    La risposta non riesco a fornirtela. Ci metterei anche le cause legali per l’uscita di Axa.
    Io rimango dell’idea che la banca possa salvarsi. Purtroppo è solo una speranza, non suffragata dai fatti che non conosco ma che posso analizzare post.

  3. La Banca, realmente, può ancora salvarsi.
    Ma, deve agire immediatamente con innovazione dell’offerta prodotti di mimetica al settore più importante, il retail.
    Deve finanziare ed assistere i clienti meno abbienti, non lasciandoli in mano alle finaziarie per rapporti di conto corrente, credito al consumo, prestiti personali, piccole linee di affidamento gestibili in autonomia tra carte di debito e credito, scoperto di conto.
    Deve dare impulso alla consulenza front office e di casa in casa istruendo ed educando finanziariamente il cliente e tutta la famiglia. Previdenza, Walfare, protezione Critical Illness…
    Ritornare tra le piccole aziende per aiutarle a crescere.
    Invece… Non hanno nemmeno idea come chiedere mediante un codice OTP il consenso alla GDPR.
    Ho provato a parlare con Lovaglio, non ascolta, non cambia il Top Management.
    Domani mi opereranno per una necrosi al Rene sx. Quando esco, se ne esco, gli scriverò… Intanto, ho un combattimento con un avversario da attenzionare maggiormente.
    Grazie per la tua attenzione. Un abbraccio.
    A proposito, cosa ne pensi del mandato revocato da San Paolo Intesa ad ABI?

    1. Caro Danilo, concordo pienamente con quanto scrivi. Poi tu sei un buon – anzi- ottimo conoscitore delle cose montepaschine. Quindi il tuo giudizio e parere è ancora più utile.
      Lo sai, da tempo, propendo per il mantenimento in vita di MPS. Però sarà la politica a determinarne la fine? O sarà il mercato? Vedremo.
      Nel frattempo in bocca al lupo per tutto. Adesso pensa a te. A Lovaglio e al MPS ci pensiamo dopo. Un abbraccio

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