Dove eravamo rimasti (52): ancora guai in BNL; Unipol, ok di Consob per l’OPA; Mps verso un futuro da public company?; gli stipendi dei ceo delle banche; Generali, il 35% dei dipendenti punta sulle azioni


Aggiornamenti degli articoli pubblicati nel corso della settimana, del mese, degli anni


Ancora guai in BNL

In questi ultimi anni mi sono occupato spesso di quello che succede alla Banca Nazionale del Lavoro. Innumerevoli scioperi contro la dirigenza, esternalizzazioni contestate dal sindacato, cause perse (è difficile tenere il conto) e anomalie operative.

Nei giorni scorsi è stata segnalato che molti correnti sono stati azzerati e alcuni addebiti sono stati effettuati più volte. La banca – appena la notizia è divulgata – si è affrettata a comunicare che il problema informatico era stato risolto.

Rimane, però, sempre la brutta figura.
Ma i guai per la BNL non finiscono qui.
Ne dà comunicazione il sindacato Unisin – sempre molto attento alle problematiche della BNL – che “nelle giornate del 4 e 5 aprile 2024 le lavoratrici e i lavoratori di Accenture Services Technology srl (AST), azienda attualmente di 263 dipendenti nata nel giugno 2022 a seguito della cessione di 7 presunti rami d’azienda da parte di BNL relativi all’espletamento di lavorazioni di back office, sciopereranno nel tentativo di contrastare la scelta aziendale di spostare attività per circa 95 persone presso il Delivery center Accenture di Iasi, (Romania)”. Saranno coinvolti nello sciopero anche i lavoratori con contratto di somministrazione, i lavoratori delle ditte appaltatrici e i lavoratori distaccati da BNL in AST in seguito alla recente sentenza con cui i giudici in gennaio 2024 hanno reintegrato gli stessi reputando la cessione come illegittima“.
Insomma, i guai per BNL non finiscono mai.


Unipol, ok di Consob

Ne avevo parlato il 24 marzo nel post di aggiornamento Dove eravamo rimasti (51): le novità in casa Cimbri, approvato a larghissima maggioranza il contratto di Unipol, le banche (e Forza Italia) contro le Poste per PagoPA della proposta avanzata da Unipol di dare l’avvio ad un’opa totalitaria sulla controllata UnipolSai Assicurazioni.
Anche la borsa ha premiato questa operazione portando ad un rialzo del titolo.

L’operazione, per un valore di oltre un miliardo di euro, è rivolta al 14,75% del capitale ancora non in mano a Unipol ed è il compimento di un processo di semplificazione avviato da tempo e offre un premio del 12,6% sulla quotazione di UnipolSai al 15 febbraio.

Una volta completato il riassetto, si passerà da due società quotate a una sola, con un unico consiglio di amministrazione e un unico centro decisionale. Inoltre, aveva spiegato Cimbri nella conferenza stampa dello scorso febbraio, se in un contesto di tassi bassi avere un doppio livello societario poteva servire nel caso di acquisizioni strategiche, da quando i tassi d’interesse si sono alzati (e non avendo individuato nessuno target strategico) la convenienza ad avere una doppia società era venuta a cadere. Il nuovo soggetto di chiamerà Unipol Assicurazioni.

Ultima annotazione che riprenderò. Cosa ne pensa il sindacato interno di questa operazione che comporterà una riduzione dei tavoli negoziali e conseguentemente delle delegazioni sindacali?


Mps verso un futuro da public company?

Ormai ho perso il conto di quanti post ho dedicato al Monte dei Paschi di Siena.
L’ultimo articolo è del 27 marzo dal titolo Il Tesoro vende il 12,5% delle azioni di MPS. Sui giornaloni qualcuno si meraviglia. Ma noi lo avevamo già ipotizzato mesi fa.
In questi giorni, quelli che io chiamo “i giornaloni” hanno – a malincuore – ammesso che con questa ulteriore vendita di azioni da parte del MEF, MPS potrebbe diventare una public company rimanendo autonoma.

E perciò addio al “terzo polo“, addio alle valangate di articoli su chi potrebbe essere il prossimo che si mangia la banca più antica del mondo.

Ma davvero credete a questa opportunità? Ma quando mai? E infatti – puntuali come il cambio dell’ora – eccoli tornare ad ipotizzare fusioni e interessamenti.
Siamo sempre alle solite. Unicredit potrebbe, ma Orcel vuole guadagnarci almeno il 15%, BancoBpm non vuole e visto anche le performance dell’utile e dell’andamento del titolo in borsa, Castagna non ci pensa nemmeno e continua nel suo stand alone; Cimbri e cioè Unipol pensa al rinnovo del Consiglio d’Amministrazione di BPER e alla Popolare Sondrio e quindi “nisba“.

Allora, aspettiamo le elezioni europee, il calo dei tassi, i minori utili delle banche, ecc., vedrete che qualcosa succederà. Così ragionano i giornalisti dei “giornaloni“.


Gli stipendi dei ceo delle banche

Nel post del 10 marzo dal titolo Unicredit: 10 milioni al ceo Andrea Orcel (1.141 euro al minuto), azionariato diffuso per i dipendenti avevo parlato del lautissimo stipendio del ceo di Unicredit.

In questi giorni, oltre allo stipendio di Orcel, sono stati comunicati altri emolumenti destinati ai ceo delle Banche.
Non per polemica, ma quando occupavo posizioni apicali nel sindacato, ogni anno pubblicavo questi dati suddivisi tra ceo e Presidenti. Oggi non usa più farlo. Ci pensano i giornali a pubblicarli. Probabilmente vale il detto: non disturbare il can che dorme.

Ma torniamo a noi.
Detto dei 9,7 milioni di euro destinati a Orcel, Laura Morelli sulla Stampa scrive che “Alberto Nagel, numero uno di Mediobanca. Per l’esercizio 2022-23 il banchiere ha ricevuto una remunerazione totale di 5,8 milioni, il 30% in più rispetto ai 4,5 milioni del 2021-22, per via dell’erogazione di una quota dell’incentivo di lungo termine maturato nel piano quadriennale. Nagel supera quindi il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che nel 2023 ha percepito un compenso pari a 4,098 milioni divisi tra una componente fissa (2,620 milioni), invariata dal 2016, e 1,478 milioni dalle quote dei premi legati agli anni precedenti. A questo compenso va poi ad aggiungersi la componente in azioni ricevuta, pari a 1,647 milioni, per un totale di 5,745 milioni. A seguire ci sono poi il numero uno di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, il cui compenso complessivo nel 2023 dovrebbe aggirarsi attorno ai 3 milioni e Piero Luigi Montani, ad di Bper Banca, per il quale al momento è noto solo il compenso dell’esercizio 2022, paria 1,15 milioni. Ultimo in classifica – anche se non verrà retrocesso – c’è Lovaglio (MPS) che ha percepito compensi complessivi per 940 mila euro.

Man mano che usciranno i dati li pubblicherò.


Generali, il 35% dei dipendenti punta sulle azioni

Ho sottolineato più volte l’importanza dell’azionariato dei dipendenti.
MF – nei giorni scorsi – ha pubblicato un articolo in cui si afferma che sono oltre 23.400 i dipendenti di Generali che hanno scelto di partecipare al nuovo piano azionario We Share 2.0 a loro dedicato, approvato ad aprile 2023, che è stato offerto a 68 mila persone in 34 Paesi in cui opera il gruppo assicurativo guidato da Philippe Donnet. Il tasso di adesione è stato del 35%, dato importante anche in considerazione che l’altro piano non aveva dato grandi risultati, visto la difficoltà del mercato azionario. Sono previste opzioni di salvaguardia per i dipendenti che acquisteranno azioni nel malaugurato caso di cala del valore azionario.

Resta il fatto di un’ottima iniziativa.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.