Dove eravamo rimasti (51): le novità in casa Cimbri, approvato a larghissima maggioranza il contratto di Unipol, le banche (e Forza Italia) contro le Poste per PagoPA


Aggiornamenti degli articoli pubblicati nel corso della settimana, del mese, degli anni


Le novità in casa Cimbri

Settimana di grande novità economiche e politiche in casa Cimbri (nella foto) e cioè in Unipol.
Iniziamo da quelle economiche.
Il Gruppo Unipol chiude l’esercizio 2023 con un utile netto consolidato pari a 1.331 milioni di euro, valore che risente positivamente per 267 milioni di euro del badwill iscritto per effetto del primo consolidamento a equity della partecipazione in Banca Popolare di Sondrio (in seguito all’acquisizione, da parte di Unipol Gruppo di una quota del 10,2% della Banca, che ha portato la partecipazione complessiva del Gruppo al 19,7%). Il risultato netto, escludendo tale partita straordinaria, è pari a 1.064 milioni di euro, mentre nel 2022 aveva realizzato un utile netto consolidato pari a 866 milioni di euro.
Magra consolazione, però, per gli azionisti visto che il cda ha stabilito un dividendo a 0,38 euro per ogni azione, in aumento rispetto a 0,37 euro per azione deliberato nell’esercizio precedente, per un ammontare complessivo pari a circa 273 milioni di euro.
Sul piano politico, invece, come scritto nel post del 22 marzo Le strane analogie. Renzi disse: stai sereno a Letta e lo defenestrò; Cimbri disse a Montani: stai sereno e al suo posto entrerà Papa (in BPER) – che riprende anche articoli precedenti – Unipol ha individuato i nuovi nomi che comporranno il nuovo cda di BPER (Banca Popolare dell’Emilia) e di Popolare Sondrio.

Per BPER sono stati scelti: Gianni Franco Papa (nella foto), Elena Beccalli e Maria Elena Cappello, che già siedono in cda, a cui si aggiungono i nomi di Fabio Cerchiai, Matteo Cordero di Montezemolo, Angela Maria Cossellu e Stefano Rangone, per un totale di sette candidature. Per quanto riguarda il collegio sindacale vengono candidati a sindaci effettivi Angelo Mario Giudici e Silvia Bocci e a sindaci supplenti Andrea Scianca e Federica Mantini. Naturalmente il nuovo Amministratore delegato sarà Gianni Franco Papa.
Per quanto riguarda Popolare Sondrio nella lista guidata da Mario Pedranzini – attuale amministratore delegato – entreranno Roberto Giay (nel cda di Bper ormai in scadenza e top manager del gruppo Unipol), il manager di lungo corso Giuseppe Recchi (ex GE, Eni e Tim e nel cda di UnipolSai dal 2014).


Approvato a larghissima maggioranza dalle lavoratrici e dai lavoratori il contratto di Unipol

Ho parlato di questo importante rinnovo del contratto di secondo livello per i dipendenti di UNIPOL in vari articoli: il 17 febbraio Carlo Cimbri gioca su tre fronti: OPA, rinnovo cda BPER e Pop.Sondrio, contratto aziendale (male minore) (il più visto nel mese di febbraio); Dove eravamo rimasti (48): Fusioni, la borsa ci crede, il mercato no; Transnistria, adesso ne parlano anche i giornali; verso la conclusione del contratto in Unipol? del 27 febbraio e Dove eravamo rimasti (49): conclusa la trattativa per il contratto in Unipol e in BancoBPM; sul rinnovo presidente ABI si esprime anche De Mattia; le pretendenti per Pop.Sant’Angelo del 3 marzo e infine il 9 marzo Dove eravamo rimasti (50): terminate le assemblee in Unipol non senza forti discussioni, ora il referendum; tiene banco la questione PagoPA; Donnet (Generali) contro il DL Capitali del governo Meloni

Ebbene in data 21 marzo i sindacati interni di Unipol hanno comunicato i dati del referendum:
votanti 6577 su circa 8400 dipendenti, pari al 78,2%
VOTI FAVOREVOLI 5494 (83,5%)
VOTI CONTRARI 929 (14,1%)
ASTENUTI 154 (2.3%)

Un grande successo che – pur fra alcune perplessità che avevo evidenziato negli articoli precedenti, ma i contratti vanno giudicati nel loro complesso – premia il coraggio dei sindacati interni.
Non è usuale nel mondo sindacale delle banche e delle assicurazioni che i contratti – anche quelli più difficili – vengano sottoposti alla valutazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Men che meno – nel settore del credito – viene utilizzato lo strumento del referendum – pur se inserito negli accordi sindacali.
Nota di merito al sindacato Unipol.


Le banche (e Forza Italia) contro le Poste per PagoPA

Dell'”affaire” PagoPA me ne sono occupato nei post Si aprirà un nuovo scontro – dopo quello sugli extra profitti – fra le banche e il Governo Meloni? dell’8 marzo, Dove eravamo rimasti (50): terminate le assemblee in Unipol non senza forti discussioni, ora il referendum; tiene banco la questione PagoPA; Donnet (Generali) contro il DL Capitali del governo Meloni del 9 marzo e Continuano gli errori del governo Meloni: dall’extra profitti delle banche alla questione PagoPA. Azzeccarne una, mai? del 19 marzo.

Brevissimo riassunto delle puntate precedenti. PagoPA è un sistema di pagamento on line destinato soprattutto all’esazione di servizi nei confronti della Pubblica Amministrazione. Viene utilizzata anche dai privati. Ebbene il governo, e per esso Giorgetti, nell’intento di fare cassa ha stabilito di vendere la quota di maggioranza alla Zecca d’Italia e la minoranza a Poste Italiane. Questo ha determinato la forte, anzi fortissima, protesta delle Banche.
In una recente riunione dell’esecutivo ABI questa operazione è stata criticata fortemente. E’ intervenuta anche l’AGCM, cioè l’Antitrust per determinare che un’operazione di questo genere non può che avvenire tramite una normale asta perchè contraria alla libera concorrenza.
In questi giorni Forza Italia è andata in soccorso delle banche e chiede attraverso un emendamento dei deputati D’Attis, Cannizzaro e De Palma di andare incontro alle obiezioni dell’Antitrust. Il loro emendamento cancella il passaggio diretto del 41% di PagoPA dal ministero dell’Economia a Poste Italiane. Se approvato questo emendamento permetterà alle banche e ai “prestatori di servizi di pagamento” di contendersi ad armi pari il 49% di PagoPA. L’emendamento fa riferimento a quei “prestatori di servizi di pagamento” che si appoggiano proprio a PagoPA per indirizzare soldi alla Pubblica amministrazione, su mandato di famiglie o imprese debitrici, si tratta quindi di 400 banche e di altre 9 società. Tra queste 9 società, c’è anche Poste Italiane che certo non può essere esclusa dalla corsa a PagoPA. Ma dovrà vedersela, senza favoritismi, con gli altri 408 soggetti.

Insomma, l'”affaire” PagoPA continua. Questo governo non ne azzecca una!!!



Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)