Il sindacato confederale diviso perfino sulle morti sul lavoro. Un articolo di Rita Querzè ripropone questa triste realtà


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In molte circostanze – da questo blog – ho parlato delle divisioni sindacali, sempre più forti, in questo periodo storico: tre scioperi generali non unitari, proposte divaricanti, troppe vicinanze a partiti e movimenti, sono solo alcune delle evidenze riscontrabili.

Questa mattina Rita Querzè (nella foto) sul Corriere della Sera dedica un articolo a questa grave – anzi, per me, gravissima – divisione sindacale.
Cosa scrive Querzè?
L’incipit dell’articolo è chiarissimo: “Il sindacato dovrebbe mettere da parte le tattiche e concentrarsi sui bisogni“.

La giornalista parte dalla considerazione che le morti sul lavoro sono aumentate – ultima la strage di Firenze – e che anche in quel caso le divisioni fra CGIL e UIL da una parte e CISL dall’altra sono emerse in maniera esplosiva.


I sindacati di Landini e Bombardieri (nella foto) hanno proclamato 2 ore di sciopero e il sindacato di Sbarra niente, solo proteste formali.

E la stessa “formazione” si è ripetuta – ed ha fatto bene la giornalista del Corriere a ricordarlo – all’uscita – lunedì – dal confronto con il Governo. Mentre CGIL e UIL “sparavano” sulle proposte del governo, la CISL dichiarava di che “si tratta di un inizio.”

E come non condividere la “chiusa” finale dell’articolo di Rita Querzè quando afferma che: “I controlli vanno rafforzati, certo, ma il sistema a monte deve essere costruito in modo da prevenire gli abusi. Non è forse questo un punto su cui il sindacato confederale potrebbe convergere insieme con le imprese? Cgil, Cisl e Uil non avevano una piattaforma comune sulla sicurezza? E Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil non hanno forse rinnovato insieme un anno fa il contratto degli edili? Il decreto varato dal governo ora dovrà essere convertito in legge. Sarebbe una buona notizia vedere il sindacato convergere su proposte migliorative del testo.”

Su un punto non concordo con Querzè e cioè quando afferma che “La cinghia di trasmissione tra politica e sindacato si è rotta da un pezzo, e potrebbe anche essere un bene se questo permettesse di concentrarsi sul merito delle questioni.”

Probabilmente alla giornalista è sfuggito l’intervento di Luigi Sbarra (nella foto) al Congresso di Forza Italia quando ha affermato di sentirsi a suo agio nel partito che fu di Berlusconi e che: “Forza Italia ha un ventaglio di proposte e di visione, in parte anche coerente con le nostre iniziative. Ho apprezzato tantissimo che ieri il Presidente Tajani nella relazione abbia richiamato il valore e il significato della partecipazione.”
E dall’altro lato della “barricata” come dimenticare le posizioni di Landi e Bombardieri verso il PD e il M5S (per molti mesi circolò l’idea che il leader della UIL si potesse candidare per le Europee con il Movimento di Conte).

Niente di male – naturalmente – la vicinanza del sindacato a questo o a quel movimento, a questo o a quel partito.
La forza del sindacato confederale è stata – fino a qualche anno fa, prima di trasformarsi in una associazione di servizi – quella di essere propositivo, di essere un vero e proprio contraltare ai vari governi, di rappresentare le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con un fronte unico e unitario.

Dividersi sui morti sul lavoro è una delle pagine più brutte del sindacalismo confederale italiano.

Bisogna accettare la realtà.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

5 Risposte a “Il sindacato confederale diviso perfino sulle morti sul lavoro. Un articolo di Rita Querzè ripropone questa triste realtà”

  1. lanzi53 da Threads
    Il sindacalismo autonomo e la trasformazione della CGIL in uno dei raggruppamenti più conservatori presenti sulla scena, hanno peggiorato la situazione.

  2. Carlo Negri (da Facebook)
    Massimo, bisogna accettare la (triste) realtà

  3. Gerardo Colamarco (da facebook)
    C’è chi si accoda e chi ha dignità e non rinnega le sue radici.

  4. Carissimi,
    tre commenti diversi, ma che esprimano le stesse considerazioni: la crisi del sindacato confederale è in atto e bisogna – a tutti i costi (?) – cercare di porre una sponda.
    Ci riusciranno gli attuali leaders? Saranno in grado? Oppure il sindacato si è trasformato in un mero strumento di visibilità per i capi? Cioè pochi leaders e solo truppe silenti?
    E questa divisione – cui prodest – a chi giova?
    Certamente non alle lavoratrici e ai lavoratori.

  5. Lanzi53 (da Threads)
    Il sindacalismo autonomo e la trasformazione della CGIL in uno dei raggruppamenti più conservatori presenti sulla scena, hanno peggiorato la situazione.
    A proseguire nel solco del sindacalismo “tradizionale” è ormai rimasta, e non sempre, solo la CISL.
    La pagheremo cara; anche se siamo in pensione 😉

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