Infedeli di Stato

di Giovanni Gazzo

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Il ministro Piantedosi è uno di questi.
Parlano i suoi atti, l’ultimo dei quali rappresenta una grave ingerenza nella campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Bari, che il bravo Sindaco Decaro ha definito “un atto di guerra”.
Gli infedeli di Stato sono coloro che usano le istituzioni per assecondare scopi politici e talvolta anche interessi economici (appalti e forniture), anziché tutelare i diritti dei cittadini.
Diritti, non concessioni nella disponibilità del potere esecutivo.
Il diritto di scegliere democraticamente da chi farsi rappresentare, in coerenza e continuità con il contrasto alla criminalità organizzata, che i cittadini baresi hanno deciso di salvaguardare mobilitandosi a difesa del loro sindaco e del suo operato.
Non è poca cosa scendere in piazza con questa carica di civile partecipazione per dire che il buon governo è possibile e che non dev’essere ostacolato proprio da chi ha il dovere di favorirlo attraverso la trasparenza e la collaborazione istituzionale, anziché scavalcare perfino la magistratura.
Nella storia dell’Italia repubblicana gli infedeli hanno combinato disastri notevoli, sempre nel segno della reazione allo sviluppo della democrazia sostanziale che e del progresso sociale e civile.
Il quale, per amore della verità storica, è sempre stato promosso dalla sinistra sociale e politica e dalle organizzazioni sindacali che l’autonomia dal potere economico e politico la praticano effettivamente.
Come disse il filosofo e politologo Norberto Bobbio, i diritti “non sono altro che i doveri degli altri nei nostri confronti”.
E delle istituzioni di farli rispettare.
Gli altri in primo luogo sono i servitori dello Stato democratico imperniato sullo stato diritto, incompatibile con il servilismo nei confronti di quanti hanno interesse a drammatizzare volutamente le elezioni accreditando l’idea che chi le vince conquista il potere e il diritto di comandare, sulla scia dei regimi che si pongono l’obiettivo di distruggere gli avversari con qualsiasi mezzo.
In democrazia si governa, non si comanda.
Si vota liberamente e nessun voto è democratico se non si esprime in determinate condizioni, se non si propone di salvaguardare i diritti delle minoranze e, in ultima istanza, delle persone.
Il voto è la conditio sine qua non ma la democrazia non è un semplice conteggio.
Non è mai delega in bianco e poteri illimitati per qualcuno.
Per questa ragione la presenza nel governo di un politico capo partito come Salvini, che parla delle elezioni in Russia come di una giornata di festa della democrazia, e si congratula con chi annienta i suoi avversari e minaccia l’Europa, non è un affare della maggioranza di governo ma riguarda (e danneggia) tutti noi.
Penosa la minimizzazione di giornali e giornalisti che fiancheggiano il governo e parlano di una coesione inesistente sui contenuti, tutta concentrata sulla volontà interessata dello stare insieme per sommatoria convenienza.
Un interesse che non corrisponde con quello generale dell’Italia e in modo particolare della stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti.
Buona parte dei quali sono disoccupati occultati da numeri freddi e rispetto ai quali i peggiori politici sono i supposti tecnici ed esperti che non dicono e non fanno nulla per suggerire risposte di sistema in grado di creare distribuire e remunerare più equamente il lavoro. É occupata una persona che lavora l’equivalente di un paio di mesi l’anno o anche meno?
Una buona notizia in tal senso è il rinnovo del CCNL del Terziario, con 4 anni di colpevole ritardo delle controparti, che lucrano vantaggi a danno dei lavoratori dal ritardo stesso e che la dicono lunga sulla fatica di rinnovare i contratti in questa fase storica che registra la frantumazione del lavoro e l’assenza irresponsabile della politica.
La quale, adesso, con il governo Meloni, mira a tramutarsi in presenza regressiva, come si evince dalle risposte che non vengono date a CGIL e UIL che ora dichiarano un nuovo “Sciopero nazionale per dire basta alle morti sul lavoro” e per un “Patto per la Salute e per la Sicurezza sul Lavoro” che si integri con le richieste inevase su sanità scuola infrastrutture e crescita.
Temi che richiedono massicci investimenti, il buon utilizzo del denaro pubblico e una lotta all’evasione fiscale di segno contrario ai pasticci che il governo sta architettando per legalizzare autoriduzione delle tasse e condoni.
È sempre tempo di impegno per i diritti da conquistare, esercitare e consolidare, senza i quali la stragrande maggioranza dei cittadini e dei lavoratori vivrebbe in stato di sostanziale inferiorità, come oggi vivono tante persone escluse ed emarginate che rendono palpabile le ingiustizie abissali che generano oppressione.
I diritti fondamentali sono quanto di più prezioso si possa immaginare, se per tali consideriamo l’insieme delle libertà e delle tutele di cui gode ciascuna persona in quanto tale.
Difenderli da chi li minaccia dall’interno e dall’esterno è il minimo che possa fare chiunque senta il valore dell’eredità ricevuta da trasmettere alle nuove generazioni.
I barbari sono in mezzo a noi, parlano bene, sono ben vestiti e posizionati.
Sono anche al governo? Si.
Mi spiace non poco dirlo e soppeso le parole, ma credo che il Ministro leghista dell’istruzione Valditara, il suo capo Salvini e il suo vice Andrea Crippa, come pure la mitica Santanchè appartengano a questa genia culturale che odia con “naturalezza” chiunque e qualunque cosa non sia conforme al modello di “civiltà” che rappresentano.
C’è da chiedersi: come sarebbe ridotta l’Italia se al posto di Mattarella ci fosse un capo dello Stato accomodante, di pari livello di chi usa le istituzioni per fare lotta politica?
Difatti a Lui si rivolgono i lavoratori della scuola di Pioltello Iqbal Masih “offesi e maltrattati, aggrediti e non tutelati dall’ondata di odio generata anche da parte di esponenti politici» capeggiati da un Ministro inadatto.
I capi della maggioranza di governo hanno un’idea della democrazia piuttosto slegata dalle regole, dalla cultura istituzionale e dallo spirito che anima ogni articolo e ogni parola della Costituzione.
Chipretende di comandare in realtà non sa governare.
Non credo sia esagerato attribuire al governo Meloni la volontà di trasformare la nostra democrazia parlamentare “in una autocrazia illiberale”, come sostiene e argomenta l’ex presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky quando boccia senza appello il premierato tanto caro alla Presidente del consiglio Meloni.
Parole, parole.
Sempre meglio di niente che Meloni non si congratuli con Putin come ha fatto il suo amico e modello Orban e quello stupido vice che si trova accanto con il quale ha barattato cose importanti per il futuro dell’Italia.
Non ci siamo.
Le tattiche, le furbizie e le manovre non fanno un governo e per governare non basta vincere le elezioni (senza aver giocato la partita), grazie a un centrosinistra senza anima e cuore, salvo eccezioni che fanno sperare.
Doverosa la vicinanza alle vittime del terrorismo di Mosca e di qualunque strage di analoga matrice destinate a moltiplicare vittime, dolori e problemi.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)