Chiusura filiali: lodevole iniziativa della UILCA. Ma è sufficiente? Perchè i piani delle banche non hanno trovato ostacoli? Il sindacato non ha nessuna responsabilità?

Filiale chiusa

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Del problema delle continue chiusure delle filiali, meglio chiamata desertificazione bancaria, nel nostro Paese me ne sono occupato tantissime volte.
Il primo articolo fu nel lontano 15 settembre 2021 dal titolo Le filiali condivise: una risoluzione al problema della desertificazione? dove facevo il punto della situazione e illustravo il percorso da me avviato – quando ero nella carica apicale del sindacale – nel settembre del 2019 con il convegno di Palermo che doveva essere replicato a Bari ma tutto si fermò a causa della pandemia. In quell’articolo indicavo le prime mie proposte per la risoluzione di questo problema. Ripresi poi questi concetti nell’articolo del 20 febbraio 2022. In pratica proponevo:
incontri a livello istituzionale con Governo, Presidenza Conferenza delle Regioni e Anci (associazione dei comuni)
filiale condivise fra banche o con altri settori merceologici (esempio telefonia mobile), come esiste nei paesi scandinavi
negozi finanziari (assicurazioni, banca, broker)
obbligo per i Comuni che la Tesoreria comunale venisse attribuita a chi garantisce l’apertura della filiale
norme contrattuali nel CCNL e negli accordi aziendali.

Nell’articolo del 17 marzo 2022 dal titolo Chiusura delle filiali: un problema per la società e per il sindacato! Che fare? Il sindacato… prendevo invece in esame i riflessi che la chiusura delle filiali comportano sull’attività sindacale, mentre nell’articolo del 28 luglio 2022 dal titolo Ancora sulla desertificazione bancaria. dopo lo studio di Fabi e gli articoli di Puledda (Repubblica) De Mattia (MF) e De Lucia (il Fiorino), bisogna passare a fatti concreti, dopo aver analizzato gli studi e gli articoli, chiudevo con l’affermazione: “Insomma è ora di passare all’azione perché direchiusura sportelli, no grazieè importante ma non è sufficiente“.
Mi fermo qui.

Foto tratta dal web


In fondo alla pagina troverete tutti gli articoli del mio blog dove tratto di questo argomento.
Ora veniamo all’attualità.
Parte il 31 gennaio un’iniziativa della Uilca che come si legge sul sito: “Al via la campagna itinerante Chiusura filiali? No, grazie, promossa da Uilca contro la desertificazione bancaria. Parte dall’Emilia-Romagna la prima tappa del viaggio on the road tra i comuni italiani più colpiti dal fenomeno del taglio degli sportelli bancari. Un Van personalizzato Uilca girerà il Paese da Nord a Sud per tutto il 2023 con iniziative, dibattiti e interviste, coinvolgendo le comunità e le istituzioni locali e politiche sul tema. Inoltre, sarà possibile partecipare al sondaggio Uilca che misurerà l’impatto del fenomeno sui cittadini e le fasce più deboli e fragili della popolazione“.
Il comunicato continua così: “L’appuntamento con la prima tappa è per martedì 31 gennaio dalle ore 10,30 alle 13,30, a Bentivoglio (BO), in piazza dei Martiri della Libertà e in via Marconi 35, in prossimità dell’Ospedale di Bentivoglio. Sarà presente la sindaca Erika Ferranti. Seguirà la seconda, mercoledì 1° febbraio, a Bertinoro (FC), in piazza della Libertà, dalle ore 10,30 alle 13,30. Sarà presente la sindaca Gessica Allegni. La terza e ultima tappa nella regione avrà luogo a Bologna giovedì 2 febbraio dalle ore 10,30 alle ore 13,30 e ospiterà, alle ore 11,00, in piazza dell’Unità, una conferenza stampa con la partecipazione di Stefano Bonaccinipresidente della Regione Emilia-RomagnaFulvio Furlansegretario generale Uilca e Giuliano Zignanisegretario generale Uil Emilia-Romagna. Sempre lo stesso comunicato informa che l’iniziativa proseguirà nel mese di marzo in Veneto Friuli Venezia Giulia e Trentino.
Fin qui la notizia della lodevole iniziativa.
Ma procediamo per gradi.
Intanto devo prendere atto con soddisfazione che nel corso di questi mesi – come avevo suggerito fin dal 2021 – il sindacato ha preso contatti con Decaro, sindaco di Bari e Presidente ANCI e che dagli slogan si è passato ad iniziative concrete. E questo lo reputo un inizio importante.
Nel merito – conoscendo benissimo i due paesi dove si svolgeranno le iniziative (Bentivoglio è addirittura a 8 chilometri da casa mia ed è sede dell’ex ospedale consorziale dei comuni della bassa bolognese, ora collegato all’Ospedale Maggiore che è servito durante la pandemia ad hub delle strutture centrali cittadine) – è gioco abbastanza facile in quanto in quelle due realtà da tempo i sindaci – anzi le sindache – hanno costituito movimenti di cittadini contro le chiusure delle filiali. Quindi il problema è sentito da tutta la popolazione.
Bene.
Ma il sindacato si può autoassolvere solo con questa – lo ripeto – lodevole iniziativa o deve fare di più e ammettere alcuni suoi gravi errori?
Intanto voglio – brevemente – analizzare il perchè le banche stanno chiudendo le filiali, non solo nei paesi più piccoli, ma anche nelle città:
1) La tecnologia, l’aumento dei conti correnti on line, le carte di credito e di debito, i pos hanno modificato gli usi e le consuetudini degli italiani (siamo ancora arretrati rispetto al resto dell’Europa). In banca ci si va sempre meno e anche grazie alla semplificazione molti pagamenti possono essere effettuati tramite pc o bancomat intelligenti
2) Nei Piani industriali presentati dalle banche ci sono alcune costanti: riduzioni dei costi, aumento dei ricavi, diminuzione del personale e chiusura di filiali, diversificazione dei prodotti finanziari e assicurativi;
3) Il raggiungimento del “break even point” (il BEP rappresenta il punto di equilibrio tra ricavi e costi totali, dove utili e perdite si equivalgono) diventa sempre più difficoltoso per le piccole filiali a causa del costo del personale, degli immobili, delle utenze, delle licenze e delle tasse.
Fatte queste brevissime considerazioni sulle ragioni che portano le banche a chiudere le filiali, voglio affrontare ora il capitolo più delicato: le responsabilità del Sindacato.
Prima accennavo ai Piani industriali che – mediamente ogni tre anni – le banche presentano al mercato e alle istituzioni preposte.
Ebbene trovatemi un Piano Industriale dove il sindacato si è scagliato contro all’ipotesi di chiusura di sportelli e tagli del personale.

Sciopero dipendenti ISP Trentino marzo 2022 – foto tratta dal sito Fabi

Mi ricordo solo uno sciopero nel marzo del 2022 in Trentino nelle filiali di Intesa Sanpaolo.
Poichè il tour della Uilca inizia dall’Emilia-Romagna per rendere ancora più chiara la mia esternazione è sufficiente guardare la reazione del sindacato alla presentazione della banche più importante con sede nella Regione: BPER.
Nel post del 13 giugno 2022 Il Piano Industriale BPER piace o non piace al sindacato? Se il sindacato non si espone, lo faccio io!!! prendevo posizione critica contro quanto contenuto nel P.I. presentato da Montani in quanto conteneva 3.300 uscite e 1.450 ingressi e per le filiali una forte riduzione, oltre 640. Oltre a questi dati bisognerà aggiungere – successivamente a questo Piano – anche la chiusura delle filiali derivanti dall’operazione con Carige. Ecco di fronte a questi dati non ci furono sollevazioni di piazza o dei sindacalisti dei coordinamenti. Tanto è vero che nel post presi una posizione critica forte su questo Piano ma la mia rimase lettera morta.
Ma sarebbe sciocco soffermarmi solo su BPER. Tutte le banche hanno presentato nei Piani Industriali riduzioni di organico e di filiali. E sempre è sceso il silenzio su queste operazioni.
Ecco perchè i sindacati aziendali e nazionali devono fare molto ma molto di più contro la desertificazione bancaria nel nostro Paese.

Iniziative contro chiusura filiali – foto tratta dal web

Opporsi a Piani Industriali dove si prevedono uscite consistenti di personale e chiusure di filiali dovrebbe essere all’ordine del giorno se si vuole costruire – come si dice giustamente – un presidio con la presenza della banca anche nei piccoli paesi contro la malavita e a favore di quella parte della popolazione che non ha dimestichezza con la tecnologia.
Bene, quindi, ai tour on the road, ma se a monte il sindacato aziendale non contrasta i Piani Industriali e le dismissioni di personali e di filiali, non bastano queste manifestazioni per dire di avere la certezza di avere fatto tutto il possibile.
Perchè, poi, qualcuno, dopo i sondaggi, chiederà conto di quello che è stato fatto realmente sui tavoli non all’aperto, ma sui tavoli che contano e cioè quelli negoziali.


Articoli precedenti su questo argomento:
20 febbraio 2022 https://massimomasi.altervista.org/chiusura-delle-filiali-un-problema-per-la-societa-e-per-il-sindacato-che-fare/
23 febbraio 2022 https://massimomasi.altervista.org/chiusura-delle-filiali-un-problema-per-la-societa-e-per-il-sindacato-che-fare-che-mansioni-svolgeranno-le-lavoratrici-e-i-lavoratori-delle-filiali-chiuse/
17 marzo 2022 Chiusura delle filiali: un problema per la società e per il sindacato! Che fare? Il sindacato…
28 luglio Ancora sulla desertificazione bancaria. dopo lo studio di Fabi e gli articoli di Puledda (Repubblica) De Mattia (MF) e De Lucia (il Fiorino), bisogna passare a fatti concreti.
17 agosto dal titolo Analizzo lo studio della Fabi sulla desertificazione bancaria e quello dello First/Cisl sulla produttività del dipendente bancario
13 ottobre 2022 Ancora sulla desertificazione bancaria: dopo l’articolo del Presidente ABI Patuelli e l’articolo di De Mattia, tante analisi ma poche proposte


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

8 Risposte a “Chiusura filiali: lodevole iniziativa della UILCA. Ma è sufficiente? Perchè i piani delle banche non hanno trovato ostacoli? Il sindacato non ha nessuna responsabilità?”

  1. Lino Pasculli (da Facebook)
    Caro Massimo, la deriva del Sindacato purtroppo mi sembra alquanto evidente

  2. Caro Lino,
    io non parlerei di deriva ma di scarso coraggio ad affrontare i veri problemi. Mi chiedevo in questi giorni: se un sindaco di un paese dove il sindacato svolge un presidio dicesse: quante ore di sciopero avete fatto contro la chiusura degli sportelli? Cosa risponderebbero i nostri sindacalisti? Niente. perchè a livello aziendale non è stato fatto nulla. Speriamo che qualcosa cambi, speriamo …

  3. Selvi Paris Noto Maria (da Facebook)
    Ovunque ormai non solo nel settore bancario

  4. Cara Maria, la tua affermazione è vera fino ad un certo punto. Proprio ieri le Poste hanno comunicato che apriranno nuovi sportelli in paesini ove non c’è più un presidio bancario. Speriamo venga mantenuto questo proposito. Poi concordo che c’è una desertificazione anche su altre attività.

  5. Francesca Corghi (da Facebook)
    Considerazioni appropriate, ma oltre al tema non contestabile dell’avanzata della tecnologia, credo dovremmo guardare la famosa luna. Cioè chiedere ad aziende private, che in questi ultimi anni di pandemia, hanno conseguito utili straordinari, di rivedere la politica della distribuzione degli utili. Dato che si rivestono di un’aula di santità, buonismo e carità, potrebbero, anzi dovrebbero fare qualcosa di concreto e tangibile. In un paese, o meglio società civile, chi più guadagna più paga. Per contribuire al bene collettivo. Per ridurre le diseguaglianze. Ora, in una fase storica così difficile e complessa, è necessario pretendere, che i presidi di servizio, investimento, legalità che sono le filiali vengano mantenute. Ne sono state chiuse fin troppe. Negli ultimi dieci anni, non nel 2022. Le PERSONE che si sono spese anche e soprattutto durante il Covid, hanno un ruolo sociale, lo sappiamo tutti. Quindi no ad una logica di mera riduzione dei costi per massimizzare gli utili. Soprattutto se il costo umano, economico e sociale è di tutti ed il guadagno di pochi.

  6. Carissima Francesca,
    sono assolutamente d’accordo con te. La corsa alla distribuzione degli utili è folle – come dici tu – proprio in un momento così difficile.
    Io non dico che le banche non devono fare utili, che parte degli utili devono essere redistribuiti agli azionisti, ma tenere presente di più il sociale, dovrebbe essere nel DNA delle banche. Invece tutto ciò non accade. E quello che mi fa arrabbiare ancora di più che tutto ciò accade in un silenzio sindacale molto preoccupante.
    Grazie Francesca

  7. Grazie a te Massimo.
    Leggo sempre con molto interesse, le tue analisi attente, ficcanti, è molto approfondite.
    Si impara sempre, tanto, dall’esperienza di chi ha vissuto esperienze prima di noi.
    Buon we
    Francesca

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