Chiusura delle filiali: un problema per la società e per il sindacato! Che fare? Che mansioni svolgeranno le lavoratrici e i lavoratori delle filiali chiuse?

parte seconda

Filiale chusa – foto tratta dal web

Domenica 20 febbraio 2022 mi sono occupato della questione delle chiusure delle filiali con particolare riferimento ai problemi che causerà sulla collettività e ho fatto alcune proposte al sindacato per poter evidenziare ancora meglio questa situazione.
Per chi non lo avesse letto questo articolo qui potrete trovare il link

Oggi vorrei fare delle considerazioni sui riflessi che le chiusure avranno sulla professionalità delle lavoratrici e lavoratori delle banche.
Inaspettatamente mi viene in soccorso – per meglio addentrarmi in questa problematica – un articolo del Sole 24 Ore di oggi a firma di Alessandro Graziani dal titolo: Banche, chiudono 2.500 filiali – Banche, in dieci anni sportelli dimezzati: chiudono 2.500 filiali.
L’autore dell’articolo riporta – più o meno – gli stessi dati che avevo indicato nell’articolo del 20 febbraio specificando che “nei prossimi tre anni le maggiori banche italiane puntano a chiudere altre 2.500 filiali, portando il numero complessivo ampiamente sotto le 20 mila unità”. Addirittura l’articolista si spinge a considerare possibile il fatto che nel 2024 – alla fine dei piani industriali – si possa arrivare ad un numero di filiali inferiore a 17.000“. Nulla di nuovo sotto il sole.
Per quanto riguarda, invece, le ripercussioni sul personale, Graziani afferma che “Se il riassetto in corso non ha portato a maggiori ricadute occupazionali è soprattutto perché banche e sindacati hanno concordato la riqualificazione professionale di alcune decine di migliaia di ormai ex “sportellisti” bancari (8.000 nella sola Intesa Sanpaolo) a nuove mansioni. Operazione non facile e certamente costosa (in ore di formazione) ma rivelatrice della volontà delle banche di puntare sulla centralità del capitale umano anche nella nuova era multicanale, sviluppando un nuovo modello di servizio per una clientela che in larga maggioranza è ormai abituata alle transazioni digitali“.
Concordo perfettamente con l’articolista del Sole 24 Ore.
In questi anni sia con la formazione interna delle banche che con FBA (il fondo della formazione delle Banche e delle Assicurazioni) si è provveduto ad una formazione costante e capillare utile sia alla crescita professionale che alle modifiche dell’organizzazione e delle innovazioni tecnologiche.

Ma ciò basterà?

La chiusura così forte delle filiali fisiche cosa comporterà sulla professionalità delle lavoratrici e lavoratori?

Intanto – come abbiamo visto prima – ci saranno molti cambi di mansione. Cassieri, addetti allo sportello ed altre figure inserite nelle filiali, man mano scompariranno e dovranno essere riconvertiti. In cosa? In venditori e consulenti!!!

E’ evidente che il pericolo per il sindacato sia proprio nella trasformazione del rapporto di lavoro. Mi domando: le banche lasceranno i territori senza nessun presidio?

Family banker – foto tratta dal web


Ho l’impressione che molte istituti di credito stiano accarezzando il progetto della Banca Mediolanum: grande trasformazione tecnologica e banca digitale ma con i “family banker” assiste e gestisce i clienti a qualsiasi distanza dalle filiali fisiche.
Sarà questo il destino di molte lavoratrici e lavoratori bancari?

Trasformarsi in una specie di promotori che portano a casa i servizi che la banca faceva e che ora non fa direttamente perchè ha chiuso gli sportelli?
Questi servizi sarebbero poi indirizzati soprattutto verso quelle persone che hanno difficoltà con il digitale, nelle zone in cui la copertura delle rete è pessima, per quei clienti retail che hanno tanti soldi in conto ma che ogni tanto hanno bisogno di assistenza.
E che tipi di contratto avranno queste lavoratrici e lavoratori? Lavoreranno per obiettivi? Saranno lavoratori con contratti diversi da quelli attuali?

Sarà anche questa una grande sfida per il sindacato nel prossimo rinnovo del contratto nazionale di lavoro.
A meno che … A meno che le banche – come spesso è accaduto – provvedano ad una strisciante trasformazione dei contratti e delle lavorazioni cercando di bypassare il sindacato. D’altra parte IntesaSanpaolo ci aveva già provato con il lavoro ibrido: metà impiegato e metà promotore, anche se l’operazione non è stata positiva. Ma erano altri tempi.

Come si dice dalle mie parti: ociò!!! (attenti!!!)


Nel prossimo articolo affronterò i problemi che la chiusura delle filiali comporteranno alle Organizzazioni sindacali sul ruolo di rappresentanza.

Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)