Tassi d’interesse sui depositi: il dibattito s’infiamma. Torti e ragioni. Ma le banche hanno le carte in regola? Nessuna “sola” data ai clienti?

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Non posso che evidenziare la mia personale soddisfazione perchè su questo tema, Umberto Baldo, il 6 maggio con il post E’ immorale che le Banche adesso non riconoscano interessi ai correntisti! lanciò questo argomento.
Argomento che ho ripreso il 9 maggio nel post Mentre le banche, grazie al rialzo dei tassi, fanno utili giganteschi, i prestiti e i mutui – per le persone comuni – crescono esponenzialmente. Lo studio della Fabi, in quello dell’11 maggio Come in Spagna, anche in Italia una tassa sugli extra profitti delle banche? ed infine il 13 maggio Perchè alcuni sindacati non dicono nulla sulla tassazione degli “extraprofitti” delle banche? Gli studi e le analisi di Uilca e Fisac dovrebbero portare almeno ad indirizzare il dibattito su questo tema. Invece …, parlando anche di possibile tassazioni straordinarie sulle banche, alla stregua di quanto avviene in Spagna.

Noto con grane piacere che questo tema – tassi, extraprofitti – sia entrato nel dibattito dei giornali finanziari e non.
Naturalmente – come sempre capita – ci sono scuole di pensiero diverso e le opinioni e le divergenze vengono portate alla luce.

Giancarlo Giorgetti

Da una parte c’è la “minaccia” non tanto velata del Ministro Giorgetti di imporre una tasse extra profitto sulle banche se non aumenteranno i tassi di interessi sui depositi degli italiani e questo – come ho dimostrato nei precedenti articoli ha comportato utili enormi per le banche italiane – mentre d’altra – cioè dalla parte delle banche si prova a ridimensionare il problema.

Sul Corriere della Sera, il Vice Direttore Generale dell’ABI Gianfranco Torriero afferma che: “In particolare, il tasso praticato sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) a marzo 2023 è in aumento al 2,65%, era dello 0,06% a marzo 2022 e il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni a tasso fisso è

Gianfranco Torriero

passato dallo 0,97% di marzo 2022 al 4,56% di marzo 2023. Questi dati ufficiali confermano l’importanza che ciascun risparmiatore effettui una attenta valutazione sulle opportunità di investimento presenti sul mercato, spesso anche pubblicizzate tramite i quotidiani.

Antonio Patuelli

Naturalmente – e non poteva essere diversamente – il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli – in un suo articolo pubblicato dal Sole 24 Ore – dice che: “Basta guardare i quotidiani di queste settimane per accorgersi della forte concorrenza fra le banche nella raccolta: tante sono le inserzioni pubblicitarie di banche che offrono tassi considerevoli per depositi a scadenza“. Il Presidente poi continua: “Insomma, per fare mutui a dieci o venti o addirittura trent’anni occorre una raccolta il più possibile stabile, ben diversa dalle consistenze dei conti correnti che possono essere ridotte “a vista”, cioè ogni giorno, con una instabilità che non può garantire né i mutui pluriennali, né la stabilità stessa delle banche. Occorre, quindi, fare ogni sforzo, non solo di ragionamento, per indirizzare i risparmi in investimenti comunque produttivi, per sostenere le attività di imprese e famiglie“.
In pratica Patuelli scrive che i depositi sui conti correnti sono volatili, le banche non possono fare affidamento su questi soldi per investirli su mutui o prestiti alla clientela e quindi è opportuno che la clientela delle banche si informi e investa su prodotti finanziari produttivi.

Angelo De Mattia

Anche Angelo De Mattia su MF si schiera dalla parte delle banche affermando che: ” Ma concentrando, sia pure limitatamente a questa disamina, secondo l’insegnamento del Rasoio di Occam, l’attenzione sul trattamento dei depositi, ci si deve chiedere se da una forma tecnica si debba pretendere o no di più di quanto essa, perla sua natura, può e deve dare. L’evoluzione del conto corrente ne afferma sempre più la natura di servizio attivabile con la notevole frequenza propria di tale forma che si differenzia da un’allocazione effettuata con l’intento di una determinata stabilità – la quale coinvolge il risparmiatore e la banca- e che può fare ritenere un investimento quest’ultimo tipo di raccolta.”
Nulla di nuovo sotto il sole: i banchieri difendono le banche.

Vorrei porre, però, alcune domande:
1) siamo certi che esiste in Italia una cultura finanziaria così elevata da poter spingere la clientela verso prodotti finanziari evoluti e capaci di fornire elevati interessi?
2) Nel passato – anche recente – quante “sole” hanno dato le banche alla clientela?
3) Parliamo di investimenti? Lo scandalo “diamanti” è ancora sul tappeto, lo scandalo obbligazioni Banca Etruria e altre, bruciano ancora sui clienti di tanti banche (Pop. Bari, popolari venete)
4) Se è vero che il deposito sui conti correnti è volatile, l’utile delle banche sullo spread – cioè la differenza dei tassi passivi e attivi – è elevatissimo
5) L’operazione che molte banche stanno facendo, cioè la riduzione dei costi sulle operazione fatte nei conti correnti, è solo un palliativo?

Insomma, credo che il dibattito non possa terminare qui.
I clienti devono fare i furbi – secondo molti banchieri – chiedendo, informandosi, facendo scelte.
Poichè – ogni tanto si cita – anche a sproposito – la Costituzione Italiana, ricordo che l’articolo 47, primo comma, dice – La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.
Tutto il contrario di fare ed essere furbi.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

3 Risposte a “Tassi d’interesse sui depositi: il dibattito s’infiamma. Torti e ragioni. Ma le banche hanno le carte in regola? Nessuna “sola” data ai clienti?”

  1. Carlo Nwgri (da facebook)
    Massimo, siamo alle solite; alla fine di tutto il ragionamento fatto da Abi, ministro, ecc, ecc paga sempre l’ultimo anello della catena (nonché ➕️ debole e privo di potere contrattuale): il risparmiatore.

  2. Caro Carlo,
    hai perfettamente ragione. Ho quasi sempre sostenuto le tesi di Patuelli, ma stavolta proprio non concordo. Le banche ne hanno fatto troppi danni alle spalle dei risparmiatori e clienti per potersi assolvere facilmente.
    Stanno guadagnando cifre folli da destinare ai grandi investitori, mentre ai dipendenti, alla clientela retail, a coloro che hanno veramente bisogno della banca, non rimangono che briciole.

  3. Danilo Demetrio Zema (da Facebook)
    Anche al 4%, diverse banche fintech applicano questi tassi per importi da 10.000 Euro in su, il denaro si prosciuga letteralmente ogni giorno a causa dell’inflazione.
    Oltre una minima riserva, 5000 – 10000 Euro il denaro va gestito non amministrato.
    Tutto ciò che non necessita in arco temporale superiore ai 60 mesi va’ investito in azionario. Periodi di tre mesi, in condizioni di insicurezza sul da farsi, PCT.
    Il resto si riversa in obbligazionario; vi sono molteplici bond più sicuri del BTP Futura.
    Tutto ciò dopo aver destinato almeno il 10% degli emolumenti a Fondo Pensione.
    Detto ciò, senza cultura finanziaria è meglio spendere tutto mirando alla sostenibilità e godersi la vita.
    La scelta del patrimonio è difficile e si ottiene solo in tre modi: Eredità, Speculazione, Accumulo.

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