Appalti e subappalti criminogeni: fermiamo la strage

di Giovanni Gazzo

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Gli appalti e i subappalti che sacrificano la trasparenza, la salute e la sicurezza dei lavoratori, all’esecuzione veloce di lavori assegnati con il criterio del massimo ribasso, sono intrinsecamente criminogeni.<br>Corrispondono a un modello di sviluppo economico di vecchio stampo, che coinvolge con tutta evidenza filiere di imprese che generano gravi infortuni e forme di sfruttamento inammissibili.
Tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori, viceversa, è un dovere inderogabile di tutte le imprese e in primo luogo di quelle grandi che a monte dettano le condizioni, nonché della politica e dei governi che creano il quadro normativo all’interno del quale esse operano.
Moltissimi gravi infortuni mortali e non mortali sul lavoro sono conseguenza diretta di modalità spregiudicate di perseguire il “taglio dei costi” secondo il vecchio adagio, il fine giustifica i mezzi, di un modello d’impresa che da tempo ha fatto il suo tempo.
Vecchio e superato, altro che moderno e tecnologico.
Altro che intelligenza artificiale.
Si tratta di lavoro umano sacrificato sull’altare del profitto.
Che genera lavoratori poveri in Paesi ricchi con imprenditori e manager ricchissimi.
Questa consapevolezza non deriva da un pregiudizio ideologico verso l’esternalizzazione di determinati lavori, come sostiene chi non ha argomenti, bensì dal perché e dal come questo avviene a danno sistematico delle lavoratrici e dei lavoratori, della loro salute e sicurezza.
Una grande macchia nera presente nel mercato del lavoro del nostro paese che inquina l’intero sistema produttivo.
Questa è la realtà nuda e cruda. Coloro che la negano si arrampicano sugli specchi.
Questo avviene con il beneplacito di buona parte della politica e di non pochi “esperti” che talvolta sono pure consulenti delle stesse grandi imprese e delle loro associazioni.
E, al presente, per l’indisponibilità sostanziale della Ministra Calderone che continua a rifiutarsi di incidere sulle cause principali dei morti e dei gravi infortuni sul lavoro.
L’insofferenza verso le regole e i diritti delle persone si tramuta in volontà di raggiungere il profitto ad ogni costo che si tramuta in balorda concorrenza al ribasso.
Rete Ferroviaria Italiana sui binari della stazione di Brandizzo, Esselunga nel cantiere di Firenze preceduta da accuse di caporalato nei suoi depositi, Enel con l’ultima strage di Suviana, Armani ed altre firme del lusso coinvolte in evidenti fenomeni di sfruttamento dei lavoratori, mediante ditte in appalto e/o subappalto, solo per citarne alcune, rappresentano le tragiche conferme del coinvolgimento delle grandi imprese.
Che altro ci vuole per capire che è necessario intervenire a livello normativo e contrattuale per impedire che questi fenomeni si verifichino?
Fino a quando sarà legale e conveniente dare in appalto e subappalto lavori e servizi, senza clausole  di sicurezza sociale,  le grandi imprese continueranno a farlo. Non si scappa.
È l’esatto opposto del populismo di cui parla il Segretario Generale della Cisl Sbarra, per giustificare il suo ostinato rifiuto di lottare assieme a CGIL e UIL per costringere il governo Meloni ad assumersi le proprie responsabilità.
Certo, le tragedie possono capitare ovunque e a chiunque, ma è altrettanto vero che le lavoratrici e i lavoratori dipendenti da imprese appaltatrici o in subappalto vengono “sistematicamente” espropriati dei loro diritti, tra i quali quelli di valore inestimabile della salute e della sicurezza, strettamente connessi alla loro libertà e dignità.
Il peggio che possa capitare in un paese democratico con una Costituzione che concepisce in ben altro modo l’economia e il lavoro.
Non mi pare un bell’esempio di autonomia dalla politica, dai partiti e dai governi, non dare fastidio a un governo che si propone di cambiare i connotati democratici della Costituzione.
Il patto sociale che propone Sbarra, con Meloni e Salvini che usano l’Italia per scambiarsi l’autonomia differenziata con il premierato, in aggiunta a un orientamento chiaramente regressivo sul piano sociale già messo in atto, non sta né in cielo né in terra. Magari fosse realistico!
Quello che serve ai lavoratori e alle loro famiglie è una unità sindacale di scopo attorno a CGIL CISL UIL che attragga altre organizzazioni, non la dolorosa spaccatura tra CGIL-UIL da un lato e CISL da un altro, rispetto alla quale non dobbiamo rassegnarci ma porci in maniera positiva e propositiva.
Non esiste interesse di organizzazione scollegato dall’interesse generale dei lavoratori.

Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

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