Dopo le crisi delle banche americane, dopo il salvataggio forzato che ha interessato Credit Suisse, cambierà qualcosa anche per le banche italiane?

Foto tratte dal web con mia elaborazione grafica

Delle crisi delle banche americane – Silicon Valley Bank e First Republic Bank, in particolare – me ne sono occupato più volte: il 20 marzo O che bel mestiere fare il banchiere!; il 27 marzo Crisi delle banche e rinnovo del contratto dei bancari: problemi e opportunità; il 26 aprile Tornano le tensioni sulle banche e sui BTP italiani. La colpa è dei giornali di “sinistra” o della BCE? Ma il governo Meloni non ha gravi responsabilità? e il 2 maggio Il salvataggio della First Republic Bank. I social accelerano le crisi bancarie?.

Oggi – seppur brevemente – mi vorrei occupare del cambio di strategia per il salvataggio di queste banche da parte delle banche acquirenti.
Sappiamo che Silicon Valley Bank è stata salvata dalla First Citizens Bank che ha rilevato gran parte della banca e le sue 17 ex filiali sono state assorbite dalla stessa First Citizens.
Mentre JPMorgan si è fatto carico di salvare First Repubblic Bank inglobando tutte le filiali.
Quello che non è chiaro è che fine faranno le lavoratrici e i lavoratori delle due banche fallite e se tutti gli asset delle due banche assorbite verranno mantenuti o se saranno venduti oppure “semplicemente” eliminati.

Sergio Ermotti – ceo UBS – foto tratta dal web

Anche nella patria delle Banche – cioè la Svizzera – con la crisi del Credit Suisse (vedi post del 16 marzo Chi capisce le borse è bravo!!! L’aumento dei tassi da parte della BCE e il caso Credit Suisse e del 22 marzo Dove eravamo rimasti (19): Meloni, Credit Suisse, rinnovo ccnl bancari, tortellino tour, pannelli solari…) e il conseguente intervento di UBS – che ha richiamato immediatamente al posto di comando Ermotti, ex UBS ed ex Unicredit) – si prospettano tempi durissimi per le lavoratrici e lavoratori in quanto si parla di esuberi del personale che dovrebbero arrivare fino alla cifra record di 30.000 unità. Anche in questo caso non si conosce ancora il piano di Ermotti.
Come riporta il sito della televisione svizzera Ermotti – durante un evento organizzato a Zurigo dedicato alla finanza – ha detto: “Agiremo rapidamente, ma non in modo avventato“. Il Ceo di UBS è rimasto abbottonato anche sul futuro degli affari svizzeri della grande banca: “Tutte le opzioni sono sul tavolo“.
Allora la domanda che oggi mi pongo è questa: di fronte a questi salvataggi, cambierà anche in Italia il comportamento delle banche che dovessero – speriamo di no – intervenire per evitare fallimenti bancari?
Fino ad oggi cosa è successo? Prendiamo i casi di Carife, Etruria, Marche e CariChieti. In quel caso intervenne in FITD – il fondo tra le banche – commissariate e prese in carico da Nicastro. Poi furono cedute 3 banche all’ex UBI e Carife alla BPER. Mentre nel caso dell’UBI furono presi tutti le lavoratrici e i lavoratori, BPER non assunse tutto il personale di Carife.
Analoga la situazione da parte di IntesaSanpaolo con le banche venete. In quel caso gli esuberi furono concentrati anche sulla banca acquirente.
Diverso ancora è stata l’esperienza dell’acquisizione di Carige da parte di BPER. Una parte degli asset è stata ceduta, come sono state cedute ad altre banche le filiali che non interessavano la banca modenese controllata da Unipol.
Analogo comportamento fu tenuto da IntesaSanpaolo con l’acquisizione di UBI. Le filiali in esubero furono cedute a BPER, mentre tutti gli asset furono conglobati in quelli della banca guidata da Messina.

Ecco, fin qui le cose sono andate più o meno bene, con l’evidente esclusione di Carife.

La domanda che mi pongo è se – con questi chiari di luna che provengono dall’estero – verranno mantenute anche in Italia queste buone pratiche in caso di salvataggio. E’ vero – e per fortuna lo costituimmo e lo firmammo nel 1999 con il Governo Prodi – che esiste il Fondo di Solidarietà che ha garantito la copertura degli esuberi nel settore bancario da quella data fino ad oggi in maniera encomiabile.
Ma siamo proprio sicuri che parti delle banche salvate non verranno cedute e abbondonate?
Si è tanto parlato nel passato dello “spezzatino” di Monte dei Paschi di Siena. Il sindacato e il sottoscritto – per quel che conta – si è sempre schierato – giustamente – contro questa soluzione.
Ma Giorgetti, il MEF, Meloni, che cosa vorranno fare della Banca senese o di altre eventualità si presentassero?

Sono sincero. Dopo le notizie che arrivano dall’estero, la mia preoccupazione aumenta.

Ecco perchè credo che il sindacato dei bancari – sempre attento e costantemente sul pezzo – dovrà essere ancor di più vigile su quanto potrebbe accadere.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)