O che bel mestiere fare il banchiere!

Immagine tratta dal web

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Una lettera di Umberto Baldo e mia risposta

Umberto Baldo

Caro Massimo,

Nella prima scena del film Quo vado al piccolo Checco la maestra chiede “cosa vuoi fare da grande”, e lui seriosamente risponde “il posto fisso!”, da lui individuato nell’impiego statale, visto come garanzia di vita tranquilla e stipendio sicuro.

Alla luce della realtà direi che si tratta di una “risposta sbagliata”, perché c’è un altro lavoro che offre molto di più in tutti sensi; quello del banchiere.

Non confondiamo i banchieri con i bancari.  

Banchieri sono solo gli altri vertici delle Banche, in particolare gli Amministratori delegati, ai quali come  agli Dei greci dell’Olimpo tutto è permesso.

Il banchiere Greg Backer – foto tratta dal web

Parto da questa immagine, sicuramente rancorosa, per commentare la foto riportata prima dal Daily Mail e poi ripresa dal New York Post che ritrae Greg Backer in bermuda, short e ciabatte infradito, mentre si gode qualche giorno di riposo nella sua villa da tre milioni di dollari alle Hawaii.

Chi è Greg Backer?

Ma l’Amministratore Delegato di Silicon Valley Bank, il grande timoniere che ha guidato la Banca californiana di riferimento delle Startup verso il fallimento, ma solo dopo aver incassato qualche settimana prima del crac la sua quota di azioni, per un controvalore di 3,6 milioni di biglietti verdi!

Siete già incazzati?

In realtà Backer non sta facendo nulla di illegale; non ha più il suo lavoro alla SVB, e si sta godendo qualche giorno di relax in un paradiso tropicale.

Ma volenti o nolenti in questo modo diventa un simbolo, quello dei banchieri, che per quante porcherie riescano a mettere in campo cadono sempre in piedi, magari con una bella liquidazione miliardaria, pronti magari ad essere assunti da un’altra Banca, per fare magari qualche altro danno.

Senza mai un processo serio, senza mai un passaggio per le patrie galere.

Non stupiamoci.  Questa è la realtà non solo dell’America; le cose vanno così anche nella nostra Europa, e pure nella nostra beneamata Italia.

Provate a pensare agli scandali, ai fallimenti, ai salvataggi che negli ultimi lustri hanno interessato numerose nostre Banche (vi risparmio l’elenco, tanto le conoscete).  

Quanti AD o Presidenti avete visto in galera?

Li avete visti fare lunghe passeggiate a cavallo nelle loro tenute, dato che l’equitazione sembra andare di moda fra di loro; li avete visti uscire sempre ricchi e ben protetti.  

Quindi Backer è solo un po’ più sfacciato, forse più cafone, nella sua vacanza dorata hawaiana, ma la sostanza del problema, quella dell’impunità, non cambia.

In pochi giorni, a migliaia di chilometri di distanza si sono consumate due drammatiche crisi bancarie, cui si è fatto fronte in entrambi i casi con i soldi dello Stato, che poi sono quelli dei contribuenti. 

Non c’è nulla di nuovo, nulla di scandaloso nei due salvataggi operati dalle autorità americane e da quelle elvetiche.

Alla base delle miliardate di dollari e franchi svizzeri messe a disposizione dai due Stati c’è un semplice “conto delle serva”, indotto dai ricordi della crisi di Lehman Brothers, da cui in realtà non ci siamo ancora del tutto ripresi (basti pensare alla valanga di derivati suprime ancora in pancia a Deutsche Bank).

E le Autorità, Governo e Banche centrali, non hanno potuto che mettere sul piatto le conseguenze di un mancato intervento (già viste con l’affaire Lehman), o fare buon viso a cattivo gioco e “cacciare li sordi”

E’ la maledizione delle cosiddette “Too big to fail”, veri e propri mostri che obbligano gli Stati a salvataggi costosi, a danno dei cittadini e delle politiche sociali.
Ma nei salvataggi delle due banche poste agli antipodi del mondo ci sono anche delle, chiamiamole così, “particolarità”, che non potranno in futuro non condizionare analoghi interventi che si rendessero necessari.

Partiamo da Silicon Valley Bank.   

Janet Yellen – foto tratta dal web

Negli Stati Uniti il Governo, nella persona del Segretario al Tesoro ed ex presidente della Fed Janet Yellen,  ha garantito i non pochi depositi della SVB sopra i 250 mila euro, che per legge sarebbero il limite massimo rimborsabile ai correntisti, e a domanda ha risposto che la misura non varrà per qualsiasi Banca, ma solo per quelle appunto di “interesse sistemico”, quale l’istituto in questione, giova ricordarlo, non era.

Ciò ha indotto l’Associazione delle “Banche di media grandezza” a chiedere che anche i loro depositi siano garantiti per intero con denaro pubblico. 

Ciò significherebbe assicurare di fatto i risparmi liquidi di tutti gli americani, per 19 mila miliardi di dollari, cosa palesemente impossibile anche per la ricca America.

Ma state tranquilli che alla prossima crisi di una piccola Banca del Mid West, sarà difficile convincere gli agricoltori e gli allevatori che per loro non vale quello che è stato possibile per i clienti miliardari di SVB.

Parimenti nel salvataggio di Credit Suisse le Autorità hanno deciso di azzerare prima di tutto i bond subordinati (A1) per 16 miliardi di euro, mentre per il capitale si è deciso di valutare ogni azione a 0,76 franchi svizzeri.

Non occorre essere Machiavelli per capire che si tratta di una scelta dettata dalla geopolitica, in base alla quale non si è voluto penalizzare del tutto i due azionisti maggiori della Banca: la Banca Nazionale Saudita ed il Fondo Sovrano del Qatar.

Ma ciò pone un problema di non poco conto, perché è stato volutamente alterato l’ordine dei soggetti su cui dovrebbero gravare gli effetti del fallimento di una Banca.

Non so voi, ma il tarlo che questo sia il nuovo criterio di spartizione degli oneri mi è già entrato in testa, e se tanto mi da tanto non mi stupirei se da subito si assistesse ad una fuga degli investitori dalle obbligazioni subordinate, anche delle Banche italiane, magari verso le azioni. 

Tornando per finire al discorso iniziale, io quando vedevo la bandiera rossa con la croce bianca sventolare all’ingresso delle Banche svizzere sentivo quasi un sentimento di invidia verso quelle persone che potevano permettersi di custodire i propri soldi in quei templi di riservatezza e sicurezza.

Credit Suisse – foto tratta dal web

Ma ripercorrendo gli ultimi anni del Credit Suisse troviamo;  la vicenda di un manager italiano pedinato perché in procinto di passare ad una Banca rivale, una condanna penale per non aver evitato il riciclaggio di denaro di un’organizzazione criminale bulgara, 10 miliardi dei clienti investiti un una società poi fallita, e addirittura tangenti per ottenere fondi destinati all’acquisto di pescherecci in Mozambico, 110 milioni di euro patteggiati con l’Agenzia delle Entrate italiana per aver favorito l’evasione fiscale di oltre 13mila clienti italiani, perdite miliardarie a seguito del crack di Greensill Capital e del fondo Archegos Capital Management (sono 10 i miliardi dei clienti investiti in Greenhill di cui Credit Suisse avrebbe  rimborsato quasi 7 miliardi ai propri investitori), lo scoppio del caso «Suisse secrets» innescato dal fatto che  i media hanno ricevuto da una «gola profonda» i dati riguardanti 30.000 clienti della banca e 18.000 conti gestiti dal Credit Suisse dagli anni Quaranta fino alla fine del 2010, dai quali emergono collegamenti con decine di funzionari corrotti e politici con patrimoni dubbi.

Mi sembra sia sufficiente per dare l’idea che il Credit Suisse più che una delle due maggiori banche elvetiche fosse quasi una sorta di “Spectre”.

Siate certi che anche in questo caso non pagherà nessuno, ed i responsabili potranno tranquillamente dedicarsi all’ippica o al polo. 

Il problema a questo punto resta sempre quello: chi può arginare o regolare le performance di una certa finanza della ostinata propensione a cercare scorciatoie, accumulando rischi ai limiti del lecito per massimizzare il profitto?

A questo punto nessuno, visto che in nome del “too big to fail” gli Stati sono sempre pronti, o costretti, a mettere i soldi dei contribuenti per salvare il salvabile!

Quindi caro Checco di Quo Vado, non al posto fisso, ma a  quello di banchiere devi  puntare, che è l’unico in cui puoi anche chiedere stipendi di 25.000 euro al giorno, senza rischiare, nel caso tu faccia cazzate, di trovarti in una cella a defecare sul bugliolo.

Un abbraccio.

Umberto Baldo


Caro Umberto,

capisco la tua incazzatura (si può dire? tanto ormai anche in televisione si è sdoganato qualsiasi epiteto), che è anche la mia.
Leggendo la tua lettera mi sono ricordato di un post che ho scritto tempo fa, Vuoi essere sicuro di non finire in galera, manda in rovina una banca e i suoi risparmiatori!!! del 19 luglio 2022 dove raccontavo le vicissitudini delle banche italiane andate in default e dei soldi mangiati ai risparmiatori, fino ad arrivare all’ultimo articolo – quello del 18 marzo 2023 – intitolato Lo stipendio di Orcel (il Ronaldo dei banchieri) e la richiesta di aumenti per il cda di MPS: qual è il prezzo giusto? Orcel potrebbe percepire 26.712 euro al giorno, 1.113 euro all’ora.

Concordo con te Umberto.

Scena tratta dal film “Quo Vado” –

Il nostro Checco Zalone dovrebbe rivedere quel pezzo del film. Nulla è più sicuro di un posto come Amministratore Delegato (o ceo) e Presidente di una banca. L’impunità è quasi sempre garantita.
Tanto a pagare sono sempre i soliti, cioè i correntisti, i piccoli obbligazionisti e portatori di azioni.

D’altra parte – e sono che tu non sei d’accordo con me, ma il bello della nostra amicizia sta proprio in questi scambi di pensieri – lo scrivevo proprio alcuni giorni fa (oggi mi auto cito troppe volte, sarà colpa del giorno uggioso) I commenti degli economisti (e anche dei sindacalisti) sul fallimento della banca americana, non affrontano i veri problemi: il capitalismo arrembante e la finanza predatoria del 15 marzo 2023 ove cercavo di evidenziare i danni che questo capitalismo sfrenato e la finanza predatoria stanno causando al sistema economico mondiale.

D’altra parte in un mondo così globalizzato – vedi “Una farfalla batte le ali in California in Europa arriva la pioggia invece del sole” (semi cit.) Il caso della Silicon Valley Bank del 10 marzo 2023 – nessuna meraviglia che il “male” si propaghi.

Ma oltre a ringraziarti per quello che hai scritto e avere permesso di richiamare alcuni miei vecchi articoli, voglio chiudere guardando un attimo alle cose di “casa nostra“, ho scritto casa o non cosa!!!

Mi riferisco al nostro amato – odiato MPS.

sede MPS – Siena –

E’ notizia di questa mattina – ma si sapeva già – che entro domenica il MEF, cioè il Ministero di Giorgetti con il parere vincolante del premier Giorgia Meloni – deve indicare i nomi del nuovo Consiglio d’Amministrazione del Monte in rappresentanza del 64% delle azioni detenute dallo Stato, cioè 6 consiglieri su 7 o 9 su 11.
La Lega di Salvini vuole a tutti i costi la presidenza della Banca per alcuni motivi: porre fine al dominio del PD, avere un banchiere di fiducia in un posto chiave in attesa del “mitico terzo polo” che non arriva mai e, non per ultimo, perchè a Siena in maggio si vota per il Sindaco della città toscana.

Naturalmente anche Lovaglio – reduce dal brillante aumento di capitale – è in pericolo.
Ecco, continuiamo a farci del male. Tanto ala fine sappiamo benissimo chi pagherà …
Un abbraccio caro Umberto.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

3 Risposte a “O che bel mestiere fare il banchiere!”

  1. Carlo Nwgri (da Facebook)
    Unica considerazione che riesco a fare, dopo aver letto l’articolo:…purtroppo le brutte storie (bancarie) non finiscono mai…

  2. Danilo Demetrio Zema (da Facebbok)
    In Italia! Biden ha già detto che saranno puniti i manager che hanno creato le condizioni per la bancarotta ed il fallimento di Silicon Valley Bank! Sarà vero come per Maddox? Di solito confiscando tutto e gettan via le chiavi della cella…

  3. Carissimi Carlo e Danilo,
    almeno in America Biden l’ha promesso che farà giustizia. Poi vedremo se come dici tu – finirà come con Maddox.
    Sta di fatto – come dice Carlo – che le brutte storie in Italia non finiscono mai.
    Vedremo nei prossimi giorni la piega che prenderà questa “tempesta”, sperando che non diventi “una tempesta perfetta” come quella di alcuni anni fa.

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