La notizia è di qualche giorno fa, ma se ne parla va da tempo: Apple sfiderà le banche tradizionali.
Ma andiamo per ordine.
Dicevo nel titolo che dopo gli articoli di sabato, ripresi nei giorni successivi anche grazie alla nomina di Presidente della Fondazione CRT di Fabrizio Palenzona (ancora lui!!! viva il rinnovamento, ha la mia età!!!) – ex camionista di Voghera, ex Presidente Aeroporti di Roma, ex di tutto, anche in politica – si rinfocola quotidianamente la voglia dei “giornalisti fusionisti a tutti i costi” (vedi post del 17 aprile Ritornano i “giornalisti fusionisti a tutti i costi”: Unicredit si “mangia” BancoBPM, mentre in realtà Orcel fa utili!!! Mie considerazioni …) di una fusione tra Unicredit e BancoBPM. Per fortuna che oggi – sempre dalle colonne di MF – il buon e saggio Angelo De Mattia – pone il problema nella sua giusta dimensione: attendiamo le mosse, senza sbilanciarsi troppo!
Ma torno immediatamente al tema di oggi: APPLE diventa anche – notate l’anche – una banca.
Già da anni se ne parlava dell’ingresso di Apple, ma non solo, perchè sembrava che anche Amazon, Google e Facebook fossero interessate al mercato creditizio.
Mi ricordo che parlai di queste novità, che possono sconvolgere il mondo finanziario italiano, in uno degli ultimi miei interventi da Segretario Generale della Uilca.
Recentemente questo tema è stato ripreso anche dal Segretario Generale della Fabi Lando Maria Sileoni in una trasmissione televisiva.
Ebbene la notizia è ghiotta – anche se i giornali, come al solito, hanno dato poco spazio – e si presta a molte analisi.
Intanto va precisato che Apple – per il momento – si muoverà soltanto sul mercato americano. Poi si vedrà.
Ma cosa offre Apple? Intanto – e questa è una novità – “si muove assieme a Goldman Sachs, nome blasonato della finanza tradizionale e mossa che, tra l’altro, facilita le cose per quanto riguarda la concessione di licenze bancarie“, come scrive il Fatto Quotidiano.
Sempre secondo il quotidiano diretto da Marco Travaglio “Il gruppo offrirà un pari a dieci volte il tasso medio nazionale, ovvero 4,15% l’anno. Un rendimento che resta negativo se raffrontato al tasso di inflazione statunitensi ma che è effettivamente generoso rispetto a quello di molti concorrenti. Sul conto non sono previste commissioni e non ci sono soglie minime per le somme depositate”.
Come si può notare un prodotto che offre un buon tasso di interesse, non ci sono commissioni e sul mercato – secondo me – avrà un grande successo.
Questa diversificazione di Apple porterà benefici al risparmiatore?
Lo vedremo. Intanto cominciamo a preoccuparci di questo fenomeno.
E lo dico proprio nel momento in cui i sindacati nazionali presenteranno nel mese di maggio alle lavoratrici e ai lavoratori le proposte per il rinnovo del contratto nazionale scaduto il 31/12/2022.
Quando nei giorni scorsi parlavo in un recente post dal titolo Terminata la preparazione della piattaforma per il rinnovo del contratto dei bancari: la parola alle lavoratrici e ai lavoratori nei prossimi mesi. Prime mie valutazioni – esattamente l’8 aprile – delle problematiche future della categoria, occorre – a mio avviso – che nelle trattative con ABI si tenga conto anche di queste novità.
Insomma, mentre nel mercato domestico i polli si beccano, nel mercato mondiale finanziario emergono grandi novità!!!
L’importante per noi è che non ci sia la sostituzione della razza, del resto … che ce ne importa?
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