La UIL appartiene alla sua storia, alla sua cultura laica e democratica

vecchio logo della UIL

di Giovanni Gazzo(*)

Giovanni Gazzo

Purtroppo mi è stato impedito di pubblicare Pensieri e Riflessioni sul Sito della UILTuCS Lombardia, dopo quasi 13 anni di ininterrotti appuntamenti settimanali.
Un colpo al cuore. Un sopruso bell’e buono
.
La ritengo anche una chiara violazione dello spirito e della lettera dell’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di pensiero di parola e di comunicazione, il che mi sembra gravemente contraddittorio per una organizzazione sindacale che vive di libertà e per la libertà, oltre che discriminatorio, punitivo e umiliante nei confronti miei e del Segretario generale defenestrato, Michele Tamburrelli.
Si è perso il senso della misura e forse anche il lume della ragione, continuano gli attacchi e le offese, si minacciano rappresaglie: che brutta storia.
Continuerò a comunicare i miei Pensieri e le mie Riflessioni con la convinzione di aiutare la UIL ad affrontare apertamente i suoi problemi, anziché demonizzare chi la pensa diversamente.
La vita va come va, l’animo umano è variabile, bisogna cercare di affrontare con dignità anche la parte meno bella cercando di seminare qualcosa di buono anche nelle situazioni più difficili.
I miei Pensieri e le mie Riflessioni non saranno mai dominati dalla rabbia e dalla volontà di alimentare polemiche inutili e dannose.
Tutt’altro.
Possono dare fastidio e certamente a qualcuno lo danno, ma sempre all’interno di ragionamenti e valutazioni di merito, di problemi che considero tali e rispetto ai quali dico cosa penso, come ho sempre fatto.
Chi ha interesse ad estendere ed incattivire il contenzioso in atto fino a farlo deflagrare e diventare rottura insanabile e definitiva?
Certamente non chi scrive e spero vivamente non si arrivi a tanto.
Ciascuno faccia la propria parte per evitarlo, nell’interesse prioritario e superiore per il quale il Sindacato esiste.


Oggi il mio contributo è orientato sull’importanza della storia, della nostra storia, ai fini della migliore comprensione del presente, dei punti di riferimento relativi al lavoro e ai lavoratori, al Sindacato, alla Uil.
La storia non è un museo inservibile di ricordi, bensì un serbatoio ricchissimo a cui attingere per meglio interpretare e orientarsi nel presente.
Qual è il senso della Costituzione antifascista, della sua architettura e della sua progettualità, se non questo?
La UIL è nata nel 1950 con l’intento dichiarato di ri-unire il movimento sindacale italiano allora dolorosamente diviso dalla contrapposizione ideologica comunismo-anticomunismo.
Nella dichiarazione programmatica del suo atto di nascita vennero indicati “cinque pilastri”.
1) Indipendenza dai partiti, dai governi e dalle confessioni religiose.
2) Valorizzazione della autonomia delle federazioni di categoria.
3) Adozione del metodo democratico con partecipazione attiva dei lavoratori.
4) Unità d’azione con le altre due organizzazioni CGIL e CISL.
5) Intervento su tutti i problemi di politica sociale ed economica ogni volta che siano in gioco le sorti della classe lavoratrice.
Nessuno di questi punti è inattuale, anzi sembrano scritti da sindacalisti lungimiranti che pensavano di farli vivere nel tempo, come è nella natura delle cose importanti.
Oggi però siamo di fronte a problemi epocali nuovi, la democrazia si è infragilita, si avverte a tutti i livelli un forte bisogno di rigenerazione, che riguarda anche i corpi intermedi, le organizzazioni sindacali dei lavoratori, la UIL.
Lo richiede la condizione di abbandono e degrado in cui versano molte periferie per le quali si parla di rigenerazione urbana integrata, anche con l’aiuto dei fondi del Pnrr, che a loro volta stanno facendo emergere l’incapacità di molte strutture pubbliche di spendere i soldi che l’Europa ha messo a disposizione dell’Italia, a determinate condizioni.
Lo richiede la relazione stringente tra legalità e qualità dello sviluppo di cui alla manifestazione di protesta e di proposta di CGIL UIL nei confronti del pericoloso codice degli appalti elaborato dal governo.
Un codice degli appalti che sembra fatto apposta per allentare i controlli e la trasparenza, per incentivare i subappalti con la logica del risparmio sul costo del lavoro che si tramuta in taglio dei diritti e delle retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori, cioè in un rifiuto della clausola sociale che fa comodo alle imprese e agli imprenditori senza scrupoli.
Prendersela con il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Giuseppe Busia, con argomenti che sembrano teorizzare la supposta impossibilità di essere al contempo efficienti, efficaci e trasparenti nella assegnazione degli appalti, come fanno esponenti di governo, è semplicemente inaccettabile.
Il codice degli appalti, in un certo senso, è la cartina di tornasole per capire chi vuole davvero rigenerare l’economia italiana, nel rispetto della legalità, dell’ambiente e delle persone che lavorano, e chi invece è per l’economia del “fare” senza controlli e concorrenza virtuosa, che si tramuta in opacità, costi maggiori a carico della collettività, lavoratrici e lavoratori poco tutelati e sottopagati.
Piuttosto spiace constatare ancora una volta l’assenza della CISL in una occasione così importante.
Perché la Filca CISL non ha condiviso con Fillea CGIL e Feneal UIL la giornata nazionale di mobilitazione del Primo Aprile?
Possibile che nemmeno in queste decisive occasioni si riesca a trovare la quadra?
I lavoratori hanno bisogno di unità, non di queste divisioni di cui si giovano solo le controparti e i governi che puntano al divide et impera.
Da tempo sono convinto che il problema dell’unità sindacale sia sottovalutato ed è diventato una delle cause della debolezza della rappresentanza generale dei lavoratori, nella fase storica in cui ce n’è più bisogno.
I motivi sono diversi e, come al solito, complessi, ma ciò non toglie che il problema esista e le conseguenze negative della non unità, anche “solo” di azione, sono evidenti e talvolta anche devastanti.
Accordi separati, rapporti “inquinati” con i consulenti e le controparti, relazioni frastagliate infruttuose con la politica, competitività mal vissuta tra organizzazioni che altera inevitabilmente il rapporto tra il sindacato, come strumento di rappresentanza collettiva dei lavoratori, necessariamente unitaria per essere efficace, e il sindacato che dà la priorità a sé stesso dal punto di vista organizzativo, quasi a prescindere dal come faccia proselitismo e si rapporti con i lavoratori.
Per questa ragione preferisco parlare di rigenerazione, la quale, o è culturale e penetra nelle coscienze dei gruppi dirigenti e delle nuove generazioni di sindacalisti/e, oppure “i sindacati”, con qualche importante eccezione, diventano sigle e strumenti portati a potenziare sé stessi, come in parte già avviene.
Non è questo il Sindacato di scopo di cui c’è bisogno e di cui le Confederazioni dovrebbero sentirsi parte in sintonia con l’unica radice storica che tutte le riassume e dalla quale sono state generate.


Dello stesso autore:
26/03/2023 Democrazia e Potere


(*) Attuale Presidente della UIlTuCS Lombardia, carica confermata dall’ultimo Congresso. La UilTuCS Lombardia è stata recentemente commissariata dalla Segreteria Nazionale. Gazzo ha ricoperto importanti incarichi sindacali nelle varie strutture. Ha scritto diversi libri sulle tematiche del lavoro, della contrattazione e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)