I commenti degli economisti (e anche dei sindacalisti) sul fallimento della banca americana, non affrontano i veri problemi: il capitalismo arrembante e la finanza predatoria

Foto tratta dal web

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Non so se avete fatto caso – che siate esperti o neofiti della finanza non importa – alla ridda di dichiarazioni, di prese di posizioni, di valutazioni, di consigli, di analisi che sono comparsi sulla stampa – specializzata o generalista – sul fallimento della Silicon Valley Bank e delle conseguenze che ha portato sul mercato azionario europeo e italiano.

Silicon Valley Bank – foto tratta dal web

Non posso farne una colpa a nessuno.
Anch’io ne ho parlato il 10 marzo (“Una farfalla batte le ali in California in Europa arriva la pioggia invece del sole” (semi cit.) Il caso della Silicon Valley Bank) esponendo i fatti, non azzardandomi in grandi analisi finanziarie, cercando di limitare lo scritto alle mie poche conoscenze.

Invece – come dicevo prima – stiamo assistendo a dichiarazioni a go go, spesso contradditorie.


In pratica le colpe vengono attribuite a:
1) politica dei tassi da parte della BCE e della Federal Reserve americana;
2) finanziamenti a ditte che falliscono o non sono in grado di restituirli
3) sistema bancario americano con regole poco ferree e per fortuna che non c’è più Trump, dicono gli economisti di sinistra

Per quanto riguarda i riflessi italiani, questi le dichiarazioni che hanno ottenuto maggiori ripetizioni:
1) le banche italiane sono sane e da noi non potrebbe capitare quello che è successo in America
2) la BCE sbaglia ad alzare i tassi per combattere l’inflazione
3) i risparmiatori italiani devo stare tranquilli sperando che “Adda passà ‘a nuttata

Borsa di Milano – foto tratta dal web

Fatto questa classifica – che spesso rappresenta la fiera dell’ovvio – delle dichiarazioni fatte da economisti e sindacalisti tuttologi, vorrei soffermarmi più su temi che da ex sindacalista mi interessavano e mi interessano tuttora: il capitalismo arrembante e la finanza predatoria.
Premetto che non ho le capacità e le conoscenze – rimpiango le discussioni su questi tema con Giuseppe Gallo ex segretario generale First/Cisl – ma vorrei mettere a fattor comune alcune mie piccole e insignificanti deduzioni.
La prima. Secondo quanto riportato da Bloomberg Greg Becker, amministratore delegato della Banca fallita ha venduto 3,6 milioni di dollari di azioni della società meno di due settimane prima che l’azienda rivelasse le ingenti perdite sui suoi investimenti, che hanno costretto la banca a cercare di effettuare un aumento di capitale in extremis. Questa come vogliamo chiamarla turbo capitalismo o finanza predatoria?
La seconda. Queste banche vivono principalmente sul finanziamento a start up, cioè a nuove società – che operano prevalentemente nel settore tecnologico – con grandi rischi e con spinte al consumismo e al risultato immediato fortissimo. Questa come vogliamo chiamarla turbo capitalismo o finanza predatoria?
La terza. Il non controllo dell’andamento economico e gestionale della Silicon Valley Bank da parte dei managers della banca, come lo classifichiamo: turbo capitalismo o finanza predatoria?

Ecco, sono bastati questi tre piccoli e semplici esempi per farvi capire che viviamo in un mondo gestito dalla finanza che opprime il valore del lavoro, della qualità, per la ricerca dell’utile. Utile e guadagna che deve arrivare in fretta, senza se e senza ma.
Un altro esempio? Meta – l’attuale Facebook – licenzia migliaia di lavoratori in America? Il titolo schizza verso l’alto!

Non vorrei che qualcuno pensasse che il mio fosse un “rigurgito comunista“, da ex Unione Sovietica.
Ma la domanda che pongo – anche ai miei amici sindacalisti – come si fa a difendere questo sistema che brutalizza il “vero lavoro” per privilegiare la finanza, invece di favorire chi produce cose utili, belle e necessarie?

John Maynard Keynes
Economista – foto tratta dal web

Ho sentito tanti importanti sindacalisti parlare di teorie “keynesiane” (1) (da google Tipo di politica economica volta a combattere la deflagrazione e la disoccupazione e, successivamente, a controllare l’inflazione, accrescendo il volume complessivo dei consumi e degli investimenti da parte dei cittadini ed espandendo la spesa pubblica da parte del governo) che faccio mie, ma chiedo – anche se urlo nel deserto – un salto nella normalità per riportare l’economia a misura d’uomo, combattendo sia questo capitalismo arrembante che la finanza predatoria.
Lo so chiedo troppo, meglio parlare di massimi sistemi, sai mai che un giorno qualcuno ti faccia una domanda tipo: che riflessi può avere questa vicenda sulle lavoratrici e sui lavoratori?

(1) Nota a piè pagina
John Maynard Keynes, 1º barone Keynes di Tilton, è stato un economista britannico, padre della macroeconomia e considerato il più influente tra gli economisti del XX secolo.
Nascita: 5 giugno 1883, Cambridge, Regno Unito
Morte: 21 aprile 1946, Tilton House LTD, Regno Unito
tratto da: Wikipedia



Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

2 Risposte a “I commenti degli economisti (e anche dei sindacalisti) sul fallimento della banca americana, non affrontano i veri problemi: il capitalismo arrembante e la finanza predatoria”

  1. Carlo Nwgri (da Facebook)
    Massimo, i riflessi di questa ed altre vicende si riflettono sempre MOLTO NEGATIVAMENTE sui lavoratori e sulle lavoratrici in termini occupazionali, ma pochi ne parlano e sembra che la perdita di posti di lavoro interessi sempre meno l’opinione pubblica.

  2. Caro Carlo,
    sono pienamente d’accordo con te.
    Viviamo in un’epoca dove la finanza – quella predatoria – ha preso il sopravvento sul lavoro e sulla produzione. Il valore delle aziende viene valutato in base agli utili, a quanto destina agli azionisti e non al benessere collettivo.

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