Fabrizio Palenzona si è dimesso da Presidente della Fondazione CRT, una fondazione che ha un patrimonio di circa 2,5 miliardi di euro. Una cosa da poco …
Di Fabrizio Palenzona me n’ero occupato il 16 febbraio nel Quando Fabrizio Palenzona si muove, gatta ci cova. Attenzione alle prossime mosse dove – oltre a raccontare la sua carriera privata e pubblica – rimarcavo che quando si muoveva “lui” con il suo peso della Fondazione, qualcosa poteva accadere.
Tant’è che il 21 febbraio nel post Dove eravamo rimasti (47): Cimbri ha già scelto il successore di Montani alla BPER?; Il MEF venderà altre azioni MPS?;Palenzona punta le Generali? – riprendendo la notizia – parlavo della prospettiva – dopo la vendita delle azioni di BancoBPM (è stato un affare? perchè non ha aspettato il lauto dividendo?) – sembrava che l’interesse di Palenzona fosse rivolto alla Generali schierandosi contro l’attuale vertice nella persona di Philippe Donnet e affiancando Caltagirone.
Nei giorni scorsi – Palenzona e la Fondazione CRT – si erano distinti per l’appoggio incondizionato alla riconferma di Andrea Orcel nel ruolo di ceo di Unicredit.
Ma i guai per Palenzona sono iniziati quando il Consiglio d’Amministrazione ha sfiduciato — 3 voti contro 4 — il segretario generale Andrea Varese e poi ha proceduto a nominare all’unanimità alcuni dei propri membri nelle partecipate mentre a reggere l’interim saranno la vicesegretaria Annapaola Venezia e il vicepresidente Maurizio Irrera.
Di fatto è stato scavalcato Palenzona in qualità di Presidente.
Al “camionista di Voghera” – altro soprannome attribuito a Palenzona, anche se non ha mai guidato un camion – non è rimasto altro che dare la dimissioni “irrevocabili“. “La situazione del Consiglio di amministrazione non era più tollerabile, si facevano ragionamenti solo sui posti da assegnare. Una logica spartitoria. Le mie dimissioni sono irrevocabili. A 70 anni me lo posso permettere. Il quadro non era oggettivamente più tollerabile“, così ha detto l’ex Presidente ai giornalisti ieri. “Non mi sarei mai aspettato patti occulti tali da creare una fondazione nella Fondazione. È una cosa seria, non è uno scherzo. Le autorità con il tempo accerteranno. Si alterano le dinamiche di funzionamento degli organi stabilite da legge e statuto, sono stato attaccato per avere portato queste circostanze alla conoscenza del ministero dell’Economia“.
Insomma dimissioni irrevocabili, ma credo ne vedremo delle belle nei prossimi mesi.
Un’ultima considerazione.
Palenzona – “vecchio arnese” della Democrazia Cristiana piemontese e poi Margherita, si era avvicinato – così dicono i bene informati a Giorgia Meloni – nulla ha potuto – così pare – contro l’alleanza sindaco di Torino (PD) e Governatore Piemonte (Forza Italia).
E adesso?
Circolano già alcuni nomi per la successione a Palenzona e il metodo sarà – così dicono i bene informati – lo stesso usato per le nomine nella “Compagnia di San Paolo“, fondazione legata al mondo Banca Intesa Sanpaolo.
Il 7 maggio verrà convocato un consiglio di indirizzo per la verifica dei requisiti di eventuali candidati che verranno votati di qui a un mese, quindi verso il 20 maggio. Dopo la nomina del presidente toccherà all’elezione del nuovo segretario generale. Ma gli impegni futuri della Fondazione vedono le nomine per il cda di Cassa depositi e prestiti in quanto uno dei tre membri, tra i quali il presidente, quest’anno spetta infatti a Crt. Sarà la prima prova in cui forse sarà abbandonata la politica muscolare.
Alla prossima, perchè non vedo un Palenzona fermo al palo.
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