Fabio Panetta appartiene alla categoria degli “uomini”, e non ha paura di dire quello che pensa

Il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta durante Laurea Honoris Causa – foto tratta dal web

di Umberto Baldo e su linkedin www.linkedin.com/in/umberto-baldo-b9893174

Io considero l’Italia un Paese in cui in tutti i campi, ma soprattutto in quello della politica, abbondano quelli che Leonardo Sciascia definiva ne “Il Giorno della Civetta” i “…mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo ed i quaquaraquà”.

Nell’elenco ho omesso di scrivere “gli uomini” perché di questi tempi sono merce sempre più rara; ma va riconosciuto che pur nella mediocrità imperante l’Italia riesce sempre a trovare figure che riescono a porsi come una sorta di “faro” per le Istituzioni nel loro complesso.

Badate bene che non è decisivo il ruolo istituzionale ricoperto, perché non tutti nello stesso ruolo sono stati all’altezza (non faccio nomi per carità di Patria).

No, è un qualcosa di innato, che fa di queste persone  dei punti di riferimento per tutti coloro che hanno l’umiltà di ascoltarli.

Fra questi metto sicuramente il Presidente Sergio Mattarella, l’ex Presidente della Bce Mario Draghi, ed ora anche il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, una voce che si sta sempre più affermando come un argine inaspettato alle derive nazionaliste, estremiste ed antieuropee.

Si dice che Panetta (qualcuno forse lo considera un demerito) sia l’ “ultimo dei draghiani”rimasto in sella dopo la fine della stagione di SuperMario (che sia finita è poi tutto da vedere!). 

Panetta, nominato appena sei mesi fa alla guida di Bankitalia, non può ovviamente avere tutte le occasioni per palesare il suo pensiero che ha ad esempio il Presidente Mattarella, ma già dalle sue prime uscite (sette per chi le ha contate) è stato capace di offrire utili spunti di riflessione, e di mostrare fermezza di indirizzo.

L’ultima uscita in  ordine di tempo è stata per la Laurea Honoris Causa conferitagli dall’Università Roma Tre, e poiché sono da sempre convinto che è meglio consultare direttamente un testo piuttosto che leggerne i commenti di analisti e giornalisti, per quanto preparati ed autorevoli, visto che Panetta ha consegnato la sua Lectio Magistralis, vi comunico che potere trovarla cliccando su questi link: https://laprovinciapavese.gelocal.it/italia-mondo/2024/04/23/news/lezione_fabio_panetta_governatore_banca_italia-14247911/

e francamente vi consiglio di perderci un po’ di tempo.

Per chi invece non ha la voglia o il tempo di leggere, mi permetto di proporvi un brevissimo resoconto. 

Il Governatore inizia dalla situazione geopolitica, definita precaria e pericolosa, con tutti i rischi derivanti dal fatto che: “L’economia europea è particolarmente esposta alle conseguenze di una frammentazione del commercio mondiale per effetto sia della sua stretta integrazione produttiva e finanziaria con il resto del mondo, sia del suo modello di sviluppo, dipendente dall’importazione di risorse naturali e fondato sulla domanda estera”.

Dopo un excursus delle vicende dell’economia, ma sarebbe meglio dire della politica-economica dalla fine della guerra, con tutti i passaggi, dalla caduta delle barriere alla liberalizzazione del commercio, alla globalizzazione, arriva all’analisi puntuale delle  difficoltà dell’oggi, indicando però anche gli obiettivi per superarle. 

In estrema sintesi, secondo Panetta: “Dobbiamo considerare la possibilità di trovarci di fronte a ulteriori spinte protezionistiche e a una deglobalizzazione dell’economia mondiale, e valutare come rispondere in una tale evenienza. La soluzione è rafforzare l’economia europea lungo tre direzioni principali: riequilibrando il suo modello di sviluppo; garantendo la sua autonomia strategica; adeguando la sua capacità di provvedere alla propria sicurezza esterna e potenziando il suo ruolo nel dibattito internazionale. L’obiettivo non è contrapporsi ad altri o chiudersi all’interno dei confini domestici, ma acquisire forza per contribuire alla concorrenza, all’integrazione e al dialogo tra paesi. Per conseguire questi obiettivi sono necessari interventi strutturali”.

Panetta poi li spiega bene, con dovizia di particolari, questi interventi a suo avviso ineludibili per il futuro della UE (sono ordinati in capitoli distinti e completi).

Non posso per questioni di spazio soffermarmici molto, per cui mi limito a riportare un passaggio delle conclusioni: “È nel nostro interesse difendere con determinazione i progressi sin qui conseguiti nel grado di apertura e integrazione globale. Al tempo stesso, non possiamo ignorare i rischi geopolitici e i loro effetti. Dobbiamo individuare le modalità per operare efficacemente in un mondo meno stabile e meno aperto. La soluzione è rafforzare l’economia europea. Riequilibrando il suo modello di crescita e valorizzando il mercato unico. Rendendola più competitiva. Ponendola all’avanguardia in campo tecnologico ed energetico. Mettendola in grado di difendere la propria sicurezza esterna. Conferendole la forza e l’autorevolezza necessarie per contare nel mondo e contribuire al dialogo e alla cooperazione tra paesi. La portata di questi impegni è enorme, e i paesi europei possono avere successo soltanto unendo le forze e progredendo verso un’Unione economica e monetaria vera e propria, con un’integrazione più stretta in termini sia finanziari sia fiscali. Alla metà del secolo scorso l’Europa fu creata per scelta, per non rivivere gli orrori della guerra. Di fronte ai rischi di frammentazione economica e ai conflitti che stanno emergendo in più aree del mondo, il suo rafforzamento è oggi un obbligo: per contrastare le divisioni esterne all’Unione dobbiamo poter contare su una maggiore integrazione interna. L’Europa deve convogliare a suo favore la forza collettiva dei paesi che la compongono”. 

Che dire?

La Lectio Magistralis del Governatore è talmente ampia, talmente densa di concetti ed obiettivi, che è oggettivamente difficile, e sicuramente riduttivo, riassumerla.

Ma alcuni elementi, come dire, “politici” si possono sicuramente trarre.

Nel senso che il contenuto rappresenta un distillato di tutto ciò che il sovranismo italico, da quello della Meloni a quello più estremo di Salvini cercano di propugnarci. 

Panetta sostiene senza tentennamenti che per conservare il benessere e assicurarsi una crescita accettabile nei prossimi anni l’Italia deve da un lato spingere per rafforzare l’Europa, cedendo sempre più sovranità e favorendo l’integrazione, e dall’altro far entrare più immigrati regolari possibili.

In fondo sono gli stessi concetti espressi  di recente da due altri Italiani, negletti in Patria ma molto considerati in Europa, Mario Draghi ed Enrico Letta.

E trovo bellissima questa citazione con cui il Governatore chiude la sua lezione. “Nel secondo dopoguerra Luigi Einaudi, mio illustre predecessore poi eletto Presidente della Repubblica italiana – conscio dell’esigenza di progredire verso una cooperazione sempre più stretta tra gli Stati europei – affermava: «La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare. Il problema non è fra l’indipendenza e l’unione; è fra l’esistere uniti e lo scomparire». Il suo monito è tremendamente attuale nei tempi di frammentazione e di guerra che stiamo vivendo. Le risposte che daremo dovranno essere all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte”.

Chiudo questo breve pezzo confessando che fino ad ora avevo sempre considerato Fabio Panetta un tipico “distillato del burocrate targato Balkitalia”, buono per non farci fare brutta figura a Francoforte, ma nulla più.

Mi sbagliavo, e sono strafelice di essermi sbagliato, perché, riprendendo la classifica di Leonardo Sciascia, per me appartiene alla categoria degli “uomini”, di quegli uomini, sempre più rari nella vita pubblica italiana, che hanno idee chiare, e soprattutto non hanno timore di esporle e farle valere anche se non sono in linea con il “Potere dei Palazzi”.

Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

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