Il governo affossa il salario minimo. Meloni ride quando parla del salario e racconta bugie nell’intervista a RTL, naturalmente, senza contradditorio

foto tratta dall’intervista a RTL

Ieri è stata scritta una brutta, anzi bruttissima pagina sulla questione salario minimo per le lavoratrici e i lavoratori del nostro Paese.
Non starò qui a riportare i dati che ormai tutti conoscono ove risulta che i salari in Italia sono bassi e che non crescono. Ne ho parlato anche nel post del 5 dicembre Torniamo a parlare di banche. I buoni risultati di MPS e le dichiarazioni di Messina (Intesa Sanpaolo) meritano alcune riflessioni dove Carlo Messina – ceo Intesa Sanpaolo – invita le aziende che fanno tantissimi utili ad alzare gli stipendi.

Non mi meraviglia che il governo e i partiti che compongono l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni sia contro il salario minimo e non faccia nulla per contrastare il salario povero. E’ un governo di destra e quindi non poteva fare cose diverse.

D’altra parte dopo il parere del Presidente del CNEL Renato Brunetta – al quale furbescamente Meloni aveva demandato un parere – ne ho parlato il 13 ottobre Mentre il CNEL boccia (a maggioranza) il salario minimo, Meloni e Brunetta se la ridono, alla faccia dei lavori poveri e sottopagati e anche in quel caso Meloni ride sguaiatamente (vedi foto) – non si poteva aspettare qualcosa di diverso.
Ma quello che fa indispettire sono i modi in cui le opposizioni e le lavoratrici e i lavoratori sono stati trattati, le bugie e le falsità dette in questi giorni.

Andiamo per ordine.


Ieri alla Camera – poi bisognerà passare al Senato – è stato approvato (153 sì, 118 i contrari e 3 astenuti) il maxi emendamento, firmato dal meloniano Walter Rizzetto (nella foto), che ha svuotato il progetto delle opposizioni di introdurre in Italia un salario minimo legale di 9 euro lorde l’ora.
Le opposizioni – Italia Viva esclusa, naturalmente – hanno tutte ritirato la firma dal provvedimento completamente cambiato e stravolto.
In cosa consiste la Legge Delega che il governo si è impegnato a portare il testo in Parlamento entro 6 mesi?
Una cosa immonda e vediamo il perchè. Prendiamo l’articolo del Corriere della Sera on line che riassume la proposta del governo e nella seconda colonna troverete le mie deduzioni e valutazioni.

Proposta del GovernoMie valutazioni
La prima parte della delega, quella che va attuata entro 6 mesi dall’approvazione del testo attraverso decreti legislativi, è volta a «garantire a ogni lavoratore e lavoratrice una retribuzione equa e sufficiente» nel rispetto dell’articolo 36 della Costituzione. Il primo obiettivo è quello di rafforzare la contrattazione collettiva, prendendo a riferimento i «trattamenti economici complessivi minimi dei contratti collettivi nazionali maggiormente applicati».Come si può constatare non si parla più dei contratti piu rappresentativi firmati e cioè da CGIL CISL e UIL ma si parla di contratti maggiormente applicati. Ciò vuol dire che in una categoria si applicheranno contratti stipulati da sindacati fantasma e di comodo
La proposta della maggioranza non indica mai una cifra minima di retribuzione e, in verità, non viene nemmeno mai usata la parola “salario”. Ci si limita a dire che l’intento è quello di realizzare misure per «assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi».Anche questa è una grande presa in giro perchè non usando mai la parola salario, non si capisce bene cosa si può intendere come retribuzione e soprattutto non viene indicato un livello minimo sotto al quale non si può scendere
Laddove i contratti siano scaduti e in ritardo nei rinnovi o non esista una contrattazione di riferimento, entra in gioco il ministero del LavoroIl problema maggiore dell’attuale contrattazione è quello che le controparti non rispettano le scadenze contrattuali. Ad oggi oltre 7 milioni di lavoratrici e lavoratori non hanno un contratto. Non scattano multe per i datori di lavoro
Il testo della maggioranza indica tra i principi quello di «favorire lo sviluppo progressivo della contrattazione di secondo livelloQuesta frase – letta frettolosamente – potrebbe essere positiva. Una lettura più attenta fa capire invece che lo sviluppo progressivo potrebbe intendersi come superamento della contrattazione nazionale e gabbie salariali regionali, come sta accadendo nella scuola
Nella seconda delega il Governo parla dei contratti pirata. Il governo sostiene di voler «incrementare la trasparenza» nelle dinamiche contrattuali, «nonché conseguire obiettivi di effettivo contrasto al dumping contrattuale, a fenomeni di concorrenza sleale, alla evasione fiscale e contributiva ed al ricorso a forme di lavoro nero o irregolare in danno dei lavoratori e delle lavoratrici»Anche in questo caso si tratta di un fatto pericolosissimo e che stravolge la richiesta delle opposizioni. Non si parla più di sindacati più rappresentativi e del calcolo del peso della rappresentatività in considerazione degli iscritti – bisogna aiutare i sindacati amici del governo – e si parla genericamente di incrementare la trasparenza contrattuale

Come si può vedere una vera ciofeca.

Per capire cosa vuol dire non rinnovare i contratti, vi rimando a questo articolo di Michele Tamburrelli che trovate a questo link https://www.pensierieriflessioni.it/2023/12/01/salario-e-organizzazione-del-lavoro-i-punti-cardine-di-un-rinnovo-dei-contratti-nel-terziario/ inserito nel blog Pensieri e Riflessioni www.pensierieriflessioni.it

Ma lo scandalo non finisce qui. Nel titolo ho riportato la notizia dell’intervista di Giorgia Meloni a RTL 102,5 effettuata ieri, naturalmente, come vige ora in questo regime, senza contradditorio.
Cosa ha detto di così grave Meloni?
La frase: il PD e le opposizioni in 10 anni che sono state al Governo non hanno mai voluto decretare sul salario minimo, è una grande bugia, ancor più grave se detta da chi ha delle responsabilità politiche apicali.
Ricordo alla “smemorata della Garbatella” e a coloro che si dimenticano rapidamente la storia del nostro paese che:

dal 2011 al 2013 Presidente del Consiglio era Mario Monti, governo tecnico, dopo lo sciagurato governo Berlusconi – di cui la giovane Meloni era Ministro per la Gioventù – che portò lo spread ad oltre 500 punti
dal 2013 al 2014 Presidente del Consiglio Enrico Letta (dopo le elezioni il PD non ebbe la maggioranza e governò assieme ad Alfano che si scisse da Forza Italia)
dal 2014 al 2016 governo Renzi che – bontà sua – si occupò del Job Acts invece di alzare i salari
dal 2016-2018 Gentiloni dopo le dimissioni di Renzi dopo la bocciatura del referendum costituzionale con la promessa di ritirarsi dalla vita politica (ahahahaha). E’ vero che durante questi governi non se ne fece nulla ma il rapporto tra il salario italiano e quello europeo non era ai livelli attuali
dal 2019 al 2020 Presidente del Consiglio Giuseppe Conte – governo M5S con Lega di Salvini (lo stesso che oggi gioisce per la non applicazione del salario minimo)
dal 2020 al 2021 Presidente Giuseppe Conte – governo M5S PD e altre forze sinistra. Peccato che in quegli anni scoppiò il Covid e le priorità erano altre
dal 2021-2022 Presidente del Consiglio Mario Draghi – dopo il ritiro di Renzi (ancora lui) dal Governo Conte 2 – al governo c’era la Lega e Forza Italia (gli stessi che oggi governano con Fratelli d’Italia).

Giorgia Meloni avrebbe bisogno – oltre che consulenti su vari aspetti – anche qualcuno/a che gli rinfreschi la memoria istituzionale- politica.

L’altro grave errore di Giorgia Meloni – non parlo delle sue affermazioni sulla vita privata perchè è davvero buffo che una che pubblica sui social la rottura con il compagno poi si lamenti – è quello di attribuire ai sindacati, soprattutto a “quelli che scioperano” la responsabilità di firmare contratti sotto la soglia dei 9 euro.
A parte il fatto che se avesse letto il pamphlet di Brunetta si sarebbe accorta che CGIL e UIL (a questi si riferiva Meloni) hanno firmato contratti sotto la soglia dei 9 euro lordi all’ora ma è una piccolissima percentuale. Inoltre la premier si dovrebbe chiedere – oltre a fare facile demagogia – il perchè di questa situazione. La situazione è rappresentata benissimo dall’articolo di repubblica.it dal titolo “Io, vigilante da 5 euro all’ora, guadagno così poco che mi vergogno con gli amici” link https://torino.repubblica.it/cronaca/2023/12/07/news/lavoratori_poveri_salario_minimo_vigilantes_torino-421592078/?ref=RHLF-BG-P5-S2-T1. In questo articolo Massimiliano Sciullo – autore dell’articolo – afferma che quei 5 euro sono pure lordi. «È ridicolo, mi viene da piangere — dice ancora Giuseppe – la guardia giurata intervistata — la nostra situazione è grave, ma quel che è peggio è che ce la trasciniamo da tempo, visto che il nostro contratto, ancora una volta, non è stato rinnovato». Otto anni, per la precisione.
Ecco Signor Presidente del Consiglio on. Giorgia Meloni – come recita il protocollo istituzionale da lei voluto – questa è la situazione e la legge sul salario minimo obbligava i “padroni“, pardon i datori di lavoro di elargire un livello minimo salariale. Ridicole poi sono le affermazioni del suo capogruppo alla Camera e del relatore che ha affossato la proposta di legge, quando affermano che il salario minimo a 9 euro lordi all’ora comporterebbe un ribasso delle paghe. Si parla di salario minimo non medio!!!

Vabbè … che dire di più. Nulla. Credo che la disinformazione e l’impossibilità di un reale contradditorio, ci porti direttamente ad uno Stato che non è più di diritto. Dispiace.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)