La grande bufala del governo Meloni: le banche non pagano la tassa sull’extragettito. Un’altra brutta figura!


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Per Giorgia Meloni era «una cosa di destra» che colpisce un profitto «ingiusto». Matteo Salvini invece aveva parlato di «misura di equità sociale» che avrebbe garantito risorse per finanziare il “taglio delle tasse” e gli “aiuti per l’acquisto della prima casa”. Parole al vento. Della tassa sugli extraprofitti delle banche ormai non resta che un’eco lontana, quella delle polemiche che neppure tre mesi fa accompagnarono l’annuncio del tributo. Una tassa nuova di zecca fortissimamente voluta da una parte della maggioranza, Lega e Fratelli d’Italia, e accettata con qualche mal di pancia dal partito che fu di Silvio Berlusconi, i cui eredi, incidentalmente, possiedono una quota rilevante di un istituto di prima grandezza come Mediolanum“, così inizia il suo articolo sul “Domani“, Vittorio Malaguti.

Della tasse sugli extra profitti delle banche ne avevo parlato nei post La Nemesi cala sui nostri Banchieri (l’extra gettito) e La dichiarazione di Salvini sull’extra gettito delle banche: errore di comunicazione o errore tragico? dell’8 agosto 2023;Le reazioni politiche, giornalistiche e sindacali alla “tassa sugli utili” delle banche del 9 agosto; Ma siamo proprio sicuri che dietro il crollo della borsa di martedì, non ci sia stata nessuna speculazione? La Consob non indaga? del 10 agosto;  Le banche, dopo un lungo silenzio, contestano la tassa di Meloni. Anche la BCE interviene. Che farà la premier e il governo? del 13 settembre 2023; Il Governo dei contrordini: cambia anche la tassa sulle banche!!! del 26 settembre 2023 e infine Cosa resterà … dell’extragettito (la tassa sugli utili delle banche) del 6 ottobre.

Riepilogo: era una tassa che condividevo anche se il governo per l’ennesima volta aveva sbagliato i tempi e i modi (non aveva avvertito nè BCE, nè ABI), doveva portare – sempre secondo Salvini – 9 miliardi nelle casse dello Stato, invece provocò il crollo della borsa di Milano e andarono in fumo 10 miliardi di capitalizzazioni, poi recuperati faticosamente nel corso dei mesi; dopo le pressioni di “casa Berlusconi” l’introito previsto fu previsto di 1,5 miliardi; successivamente con un emendamento al cosiddetto decreto Asset, il governo ha riscritto la norma contestata con l’effetto pratico di disinnescarla facendola diventare facoltativa: o aumentare il patrimonio o pagare. Tant’è che nella bozza – vedremo in quella finale perchè ormai di bozze della legge Finanziaria ne abbiamo già visto tante – non viene indicata nessuna cifra.

Nel giro di pochi giorni sono arrivate le risposte delle due principali banche italiane: Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Unicredit continua a macinare utili: 2,32 miliardi nel terzo trimestre, sempre al traino dei tassi, che gonfiano di un 45% il margine d’interesse. Tanto è lauto il bilancio della banca “paneuropea” che ha deciso di non pagare la tassa governativa sugli extraprofitti – stimata 440 milioni e dovuta a metà 2024 – accantonando invece come riserva non distribuibile 2,5 volte tanto, ossia 1,1 miliardi.

Quindi Orcel (nella foto), ha detto: NO!

Anche Intesa Sanpaolo non pagherà la tassa sugli extraprofitti bancari. Il cda della maggior banca italiana ieri ha deliberato che proporrà all’assemblea della capogruppo (e questa darà indicazione alle controllate Fideuram, Isp Private Banking e Isybank), di destinare a riserva non distribuibile un importo «pari a
2.069 milioni, corrispondente a 2,5 volte l’ammontare dell’imposta del gruppo di 828 milioni.

Quindi Messina (nella foto) ha detto: NO!

La notizia di oggi è che anche Mediobanca accantona a riserva non distribuibile 226 milioni di euro, cioé una cifra 2,5 volte superiore alla tassa sugli extraprofitti, evitando così di pagare l’imposta.

Quindi Nagel (nella foto) ha detto: NO!

Cosa faranno BancoBPM, BPER, Credit Agricole, BNL – tanto per citare le altre banche principali? Sicuramente seguiranno la strada di Unicredit e di Intesa Sanpaolo e non pagheranno.
Rimarrà solo il dubbio delle piccole banche per una scelta più conveniente al loro bilancio.
Ecco perchè nessuno del MEF si era azzardato a indicare con precisione l’incasso previsto grazie al balzello imposto ai banchieri.

Insomma, una nuova brutta figura del governo Meloni (nella foto), un’ennesima retromarcia – come da tempo sostengo – di un governo che vive di annunci e di veloci correzioni.
L’ultimo esempio in ordine di data: il prelievo forzoso dai conti correnti per i morosi.
Norma inserita nella prima bozza della Legge finanziaria approvata dal Consiglio dei Ministri del Governo Meloni e oggi – con grande enfasi – i giornali della destra titolano: Meloni, nessun prelievo forzoso.
Insomma “se la cantano e se la suonano” o – scegliete voi – “contrordine camerati!!!”


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

2 Risposte a “La grande bufala del governo Meloni: le banche non pagano la tassa sull’extragettito. Un’altra brutta figura!”

  1. Hai ragione, Claudio.
    Hanno fatto una norma, hanno provocato un grande casino. Risultato uguale a zero. Dilettanti allo sbaraglio e pericolosi

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