Mia cara UIL: l’autoreferenzialità è un disvalore


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Abbiamo visto – anche in questi giorni – che dai grandi amori ci si può anche separare e allontanare. Ma dal sindacato no. Anche se subisci angherie o – peggio ancora – mobbing e umiliazioni.
Ma quello che non si può accettare è che il Sindacato non rispetti le sentenze e le ordinanze della Magistratura. Il Sindacato non può essere autoreferenziale e non rispondere alle leggi.
Questo grido di dolore di Giovanni Gazzo è indirizzato a chi – legittimamente e democraticamente – è stato eletto ma che deve sovraintendere al rispetto dello Statuto interno e delle sentenze. In caso contrario non è più democrazia sindacale ma arroganza, ed è agli antipodi di “essere sindacato”.
Ripeto – per l’ennesima volta – invece di mandarmi messaggi anonimi – che se qualcuno/a vuole rispondere o esprimere la sua opinione – questo blog è sempre disponibile ad accogliere tutti i pareri.


di Giovanni Gazzo

Non si esce dai tribunali senza capire il perché ci siamo entrati.
In democrazia si vince e si perde, rispetto a ciò che si desidera.
È un bruttissimo segnale non saper perdere e reagire in maniera scomposta e autoritaria.
Gravissimo quando lo fa chi dovrebbe dare l’esempio.
Abbiamo visto come voleva vincere Trump e che disastri ha provocato nel cuore della più grande e potente democrazia del mondo.
Succede anche in ambienti e organizzazioni insospettabili quando ci si trova di fronte a figure apicali che invece di dirigere nel rispetto delle regole – e non della loro interpretazione autoreferenziale -, decidono di forzarle e sostanzialmente non rispettarle nella loro essenza.
Quando un simile fenomeno emerge da limpide ordinanze della Magistratura che sospendono i commissariamenti disposti con delibere che allo stato risultano illegittime, è difficile continuare a far finta di niente.
Tentare di aggirarle è la risposta di chi le regole le adatta ma non le rispetta negando l’ultima parola alle istanze che in uno Stato di diritto hanno il compito di fare giustizia.
Così come è impossibile non prendere atto che, per effetto di quanto disposto, prima dal Tribunale di Milano e dopo dal Giudice Romano del Tribunale di Roma, chi scrive è tornato ad essere il Presidente della UILTuCS Lombardia e Michele Tamburrelli il Segretario Generale, unitamente al tesoriere e a tutti gli organismi risultanti dal Congresso regionale svoltosi nei giorni 27, 28 e 29 giugno del 2022.
Lo abbiamo comunicato alle banche, lo comunicheremo a chi di dovere pur nell’impossibilità pratica di poter esercitare pienamente il nostro ruolo, stante la gigantesca e vergognosa ostilità organizzata nei nostri confronti.
Aumenteranno la fatica e la sofferenza, il contenzioso e le spese, ma nonostante la sproporzione delle forze in campo io e Michele siamo consapevoli di portare avanti una battaglia che va molto al di là delle nostre persone, il cui valore emergerà e alla fine sarà compreso nella sua portata, a beneficio dell’intera UIL e “oltre”.
Risparmio a chi legge passaggi deprimenti sul modo “avanguardistico” di organizzare il consenso, dico solo che, in assenza di novità, lo scontro salirà di livello con la contestazione formale del cosiddetto Congresso straordinario del 16 ottobre, illegittimamente convocato da chi non ne aveva titolo.
Se le prepotenze vanno avanti è inevitabile.
Piaccia o non piaccia ci troviamo di fronte a questo problema che rischia di diventare un caso nazionale di scuola di cui non andare orgogliosi.
La nostra gratitudine nei confronti della UIL è profonda e definitiva, a prescindere dagli sviluppi futuri di questa brutta storia che scaturisce dal rifiuto di risolvere all’interno le divergenze attraverso il metodo democratico del confronto.
Sembra una banalità, ma è così.
Ho chiesto a Pierpaolo Bombardieri Segretario Generale della UIL, più volte un incontro, ma non ha mai risposto.
A mio parere c’è anche un problema di educazione e rispetto delle persone che, fino a prova contraria, contano anche (direi soprattutto) nella vita sindacale.
Noi non ci siamo rivolti alla Magistratura contro la UIL bensì a difesa di principi e valori che sono alla base del suo essere una Organizzazione di scopo con radici laiche, socialiste e libertarie, come ricorda l’ex Segretario confederale Antonio Foccillo (che fine ha fatto?), in un suo scritto del mese di marzo del 2019 pubblicato nella rivista mensile della Confederazione, con il seguente titolo: Il Patrimonio culturale, ideale, strategico e propositivo della UIL.
Un patrimonio inconciliabile con il conformismo e l’allineamento gerarchico che oggi si pretende all’interno dell’Organizzazione.
Il problema del “Sindacato del Terzo Millennio” è questo.
Una fobica attenzione al controllo interno che non tollera punti di vista, esperienze e modi di lavorare diversi da quelli previsti da un “centro” che si erge a depositario, interprete e giudice dell’ortodossia statutaria.
Insomma, “come fanno” gli Ayatollah che se la cantano e se la suonano a piacimento.
Altro che cultura laica.
Oggi scrivo anche a futura memoria da Presidente della UILTuCS Lombardia, tornato in carica per effetto di tre ordinanze dei Tribunali di Milano e Roma.
E per dire a chi legge che ciò nonostante le ostilità hanno raggiunto il livello massimo.
Un fatto grave di cui purtroppo continueranno ad occuparsi gli avvocati, fino a sentenze definitive o accordi “amichevoli” di rientro o altro che, al momento, è impossibile perfino ipotizzare stante la totale chiusura di chi ha commissariato la UILTuCS Lombardia per due volte di seguito, cosa mai vista e sentita nella storia sindacale.
Sfidare la Magistratura pur di dimostrare chi comanda.
A tanto siamo arrivati.
So bene che non si può andare avanti così all’infinito, non siamo carenti di realismo, ma fino a quando un Tribunale non deciderà diversamente, gli organismi della UILTuCS Lombardia sono quelli eletti regolarmente dal Congresso Regionale del 27, 28 e 29 giugno 2022.
La nostra mano rimane tesa per convinzione, ma per risolvere i problemi aperti servono proposte che sopravanzino gli interessi personali e di immagine di chicchessia.
Per il momento prendiamo atto che si è deciso di procedere con prepotenza autoreferenziale in contrasto con le ordinanze della magistratura.
Prima o dopo si capirà quanto una simile arroganza sia dannosa per la formazione dei quadri e dei delegati e di quanti sono costretti dalle circostanze a non potersi esprimere liberamente.
Non è per mancanza di umiltà, senso di responsabilità, realismo e disponibilità che non abbassiamo la testa, ma per l’esatto contrario.
Ovvero per contestare prepotenze e metodi inammissibili in casa sindacale, in una organizzazione laica e democratica di rango e natura costituzionale.
La disgustosa e miserabile raccolta firme, promossa per impedire l’esecuzione delle ordinanze della magistratura, dimostra tante cose negative in una volta sola.
Un metodo inqualificabile che purtroppo ha coinvolto anche dirigenti UILTuCS che ne sono state vittime anche nel recente passato, ai quali sono stato vicino fino all’ultimo e non me ne pento.
I vigliacchi e i fetenti hanno di che pentirsi, non chi rimane vicino fino all’ultimo alle vittime di manovre “opache”.
È il costo umano meno visibile ma più pesante che sono fiero di pagare piuttosto che far pagare ad altri, per viltà.
Non sarà facile recuperare, ma nulla è impossibile quando prevale la buona volontà.
Chi auspica “un definitivo componimento nell’interesse supremo della UILTuCS Lombardia” deve tramutare in atti e proposte concrete il suo auspicio.
Allo stato è del tutto evidente il comportamento contraddittorio di chi vuole apparire disponibile ma sostanzialmente è indisponibile.
La gratitudine nei confronti della UIL e della UILTuCS è fuori discussione e sarà custodita per sempre con lo spirito, il pensiero e le azioni che la vita ancora mi concederà, come si fa con le cose importanti.
Il sindacato non è una sigla, un colore o una bandiera in competizione con altre come spesso sento dire.
Non è questa la mia idea di sindacato, di UIL e di UILTuCS.
Conosco i metodi disastrosi di chi “gonfia il tesseramento” e la casse a tutti i costi e non fa altro che indebolire il Sindacato e il sindacalismo di scopo di cui c’è bisogno.
Noi ci siamo e andiamo avanti.
Confesso che, nella lunga primavera estate che ormai abbiamo alle spalle, mi sono nutrito di letture belle e anche “problematiche”, tra le quali Il mestiere di vivere di Cesare Pavese di cui ricordo a me stesso questa frase, per trovare la forza di andare avanti:
Non temiamo il destino. Non ci tireremo indietro. Prima di essere schiuma saremo indomabili onde”.
Chi non dubita mai e di nulla, è morto nell’anima, aggiunge “qualcun altro”.
E un antico proverbio che dice “apparire e non essere, e come filare senza tessere”.
Il ravvedimento operoso richiede persone di spessore e valore umano, capaci anche di dire: ho sbagliato e cerco di rimediare meglio possibile.
Rimaniamo in attesa non passiva e sempre con la mano tesa.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

2 Risposte a “Mia cara UIL: l’autoreferenzialità è un disvalore”

  1. Carlo Negri (da Facebook)
    “Prima di essere schiuma, saremo indomabili onde”…bellissimo!

  2. Caro Carlo,
    è vero è una bellissima frase. Rende benissimo il concetto che Giovanni esprime in questi suoi accorati articoli.

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