Google, Meta, X, Tik Tok, SI, l’Agenzia delle Entrate NO

di Umberto Baldo

In un Paese in cui si sottraggono allo Stato (ed ai contribuenti onesti)100 miliardi l’anno, ci tocca vedere il garante per la Privacy opporsi a quello che in gergo tecnico si chiama “data scraping”, cioè l’analisi della “vita social” di un contribuente per verificare se corrisponde, o meno, a quanto dallo stesso dichiarato al Fisco.<br>Non stiamo parlando di “Grande Fratello”, bensì di una tecnica che ad esempio in Francia è legale ed attiva già da tre anni.
E ci riferiamo non a dati “segreti” bensì ad informazioni “pubblicamente disponibili”, cioè quelle caricate su internet e sui social dai diretti interessati, come ad esempio foto di luoghi di vacanza o di ristoranti stellati, di barche, di viaggi di auto di lusso; ed in generale di tutti quelli indizi che potrebbero consentire all’Agenzia delle Entrate di determinare il “tenore di vita”, e qualora ne ricorrano gli estremi, l’eventuale infedeltà fiscale.
Non so dove viva il Garante!
Mi auguro non nel Paese dei balocchi, dove tutti sono felici di pagare le tasse; e quindi non disturbiamoli se sono in barca alle Maldive o a sciare a Saint Moritz, e postano sui social le loro scorribande alla faccia nostra.
Ma l’assurdo è che parliamo dei dati che i gestori dei Social Media acquisiscono quando apriamo un account, mantengono nei loro archivi senza alcun controllo di qualsivoglia Garante, e li elaborano come piace a loro.
Ne deduco che certe informazioni “private” Google, Meta, X, Tik Tok, possono detenerle ed utilizzarle senza limiti o problemi, visto che poi gli algoritmi sono sempre gli stessi, mentre l’Amministrazione Fiscale NO.
Viva l’Italia dei deficienti


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)