Mps – Aumento di capitale: a brindare sono solo le Banche del Consorzio di Garanzia

di Umberto Baldo

La sede del MPS – foto tratta dal web

Nell’ultima mia riflessione dello scorso 5 ottobre sull’affaire Monte dei Paschi di Siena , che un po’ scherzosamente avevo titolato “Mps – Fatima, Lourdes, Loreto e….. Luigi Lovaglio” (https://umbertobaldo.blogspot.com/2022/10/mps-fatima-lourdes-loreto-e-luigi.html) , consigliavo all’Ad del Monte dei Paschi che oltre che andare a Wall Street e alla City per cercare investitori disposti a partecipare all’aumento di capitale della Banca, di fare tappa anche a Fatima, Lourdes e Loreto, per invocare la protezione della Madonna e della Divina Provvidenza, il cui “aiutino” forse sarebbe venuto utile. 

Immagino che l’Ad non abbia avuto il tempo di visitare di persona i citati santuari mariani, ma vedi mai che qualche preghierina alla Vergine l’abbia poi rivolta, visto che alla fine, sia pure faticosamente, è riuscito nel suo intento di trovare sul mercato gli investitori disposti ad aggiungere i loro soldi all’assegno di 1,6 miliardi a carico dei contribuenti italiani che il Ministero dell’Economia dovrà sborsare in virtù del 64% del capitale detenuto. 

Missione compiuta quindi? 

Nubi nere allontanate dal cielo sopra Rocca Salimbeni? Tranquillizzati i detentori dei bond subordinati che giustamente temevano il burden sharing (che non a caso hanno festeggiato lo scampato pericolo regalandosi un bel +40%)? 

Luigi Lovaglio – ad MPS – foto tratta dal web

Non c’è dubbio che l’aver portato in porto l’operazione, che partirà lunedì 17 ottobre, rappresenti un indubbio successo per Luigi Lovaglio, e francamente ciò fino a qualche giorno fa non era del tutto scontato. (vedi mio post del 14 ottobre Lovaglio – ad di MPS – ha vinto! L’aumento di capitale della banca senese si farà! E non era scontato …)

Ma guardando le condizioni in cui è maturata l’operazione, non credo ci sia da fare salti di gioia, perché in soli due giorni il prezzo delle azioni Mps è crollato prima del 33% e poi del 42% venerdì scorso, posizionandosi su un valore di 9,9 euro, addirittura sotto la soglia psicologica della doppia cifra. 

La conseguenza è che il capitale sociale si è polverizzato a 99 milioni di euro, un valore inferiore alle commissioni che il Monte dovrà pagare alle Banche del Consorzio di garanzia, i cui Amministratori immagino siano gli unici a festeggiare in questo momento a caviale e champagne. 

Già, perché le otto banche del Consorzio (Bofa, Citi, Credit Suisse, Mediobanca, Barclays, Santander, SocGen e Stifel), più il fondo Algebris che le affianca per 30 milioni, incasseranno una bella cifra; quasi il 15% di commissioni. 

Che sia un prezzo piuttosto salato lo si evince dal fatto che le prassi di mercato per operazioni analoghe si aggirano sul 5% (ad esempio l’aumento Saipem di luglio, molto rischioso e con molti titoli inoptati, costò all’emittente il 4,55%). 

Nel caso di Mps, per garantire rischi di inoptato su 807 milioni, queste banche incasseranno commissioni per 125 milioni

Vi sembra normale, o anche voi percepite qualcosa di anomalo? 

Non è che pensino di avere qualche difficoltà a piazzare l’inoptato, per cui per prestare la garanzia vogliono avere margini più alti?                 
Sorvolo sul fatto che la Consob nell’autorizzare l’operazione ha scritto: “l’aumento in questione presenta caratteristiche di forte diluizione e tale circostanza determina il rischio che durante il periodo di offerta in opzione delle nuove azioni si verifichi una forte volatilità del prezzo delle azioni dell’emittente, inclusa una sopravvalutazione del prezzo di mercato rispetto al suo valore teorico”, imponendo che la stessa sia disciplinata con una modalità rolling, in base alla quale , una volta iniziato l’aumento “sarà possibile esercitare i diritti di opzione in ciascun giorno dell’aumento a partire dal terzo e ricevere in via «anticipata» le azioni di nuova emissione”

BCE – foto tratta dal web

A onor del vero più che quello della Consob mi ha colpito il giudizio piuttosto tagliente della Bce espresso nella Drft Srep Decision 2022, dove sottolinea anche “la distanza che rimarrebbe, a fine 2024, fra il Tier 1 Ratio del gruppo e quello dei suoi peers, poiché sulla base del piano il Tier 1 ratio di gruppo aumenterebbe fino al 14,2% a fine 2024, posizionandosi comunque per circa 70 bps al di sotto del livello medio delle banche significative europee e di circa 150 punti base al di sotto dell’attuale media delle banche significative italiane. Il persistere di tale gap, nel lungo periodo, potrebbe rappresentare un possibile ostacolo a future operazioni di fusione con un partner industriale“. 

Inoltre, in caso di mancata esecuzione dell’aumento di capitale, Mps rimarrebbe “estremamente vulnerabile a ogni possibile evoluzione negativa dello scenario”

In parole più abbordabili,  mi sembra di capire che secondo la Bce l’aumento di capitale di Mps sarebbe soggetto ad un elevato rischio di esecuzione, in relazione alla ridotta capitalizzazione della banca, e alla delicata congiuntura macroeconomica domestica e internazionale. 

Potrei anche sbagliarmi, e francamente me lo auguro, ma i commenti della Vigilanza mi sembrano sollevare dei dubbi anche circa l’adeguatezza della capitalizzazione del Monte dei Paschi anche dopo l’aumento di capitale

Dubbi rimarcati da un’altra considerazione sempre della Vigilanza secondo cui: «La capacità di Mps di generare redditività robusta e stabile sarà raggiunta solo se, dopo l’esecuzione dell’aumento di capitale, il management sarà capace di realizzare nei tempi dovuti tutti gli obiettivi del nuovo piano, dimostrando nel corso di un periodo di tempo sufficientemente esteso che le debolezze strutturali sono state superate definitivamente”. 

Non vorrei sembrare il solito menagramo, ma a voler essere cattivo si potrebbe dire che la Bce assomiglia ad un chirurgo che di fronte ad un paziente dica: “ok, adesso facciamo l’intervento, ma per ogni evenienza prenotiamo l’obitorio”. 

Io sono invece certo che la ricapitalizzazione andrà a buon fine, sia pure a caro prezzo (in termini di commissioni).

Sul fatto che sia sufficiente a fugare i problemi del Monte, permettetemi di avere, come la Vigilanza, qualche dubbio. 

Derivante dal fatto che solo cinque anni la Banca fa era stata ricapitalizzata con oltre 8 miliardi, di cui 5,4 dei contribuenti, e che negli ultimi 11 anni ha chiesto al mercato, esclusi i 2,5 miliardi dell’aumento in corso, ben 18,5 miliardi, bruciandoli tutti. 

Quali garanzie ci sono che stravolta le cose dovrebbero andare diversamente? 

Nessuna, al di là delle indubbie capacità di Luigi Lovaglio! Arrivando inevitabilmente all’aspetto politico della vicenda, osservo che Giorgia Meloni in quest’occasione ha evitato la “mina” Mps. 

Giorgia Meloni – foto tratta dal web

Non sono sicuro che non dovrà occuparsene nel futuro, e c’è da augurarsi che sia lei che altri “apprendisti stregoni” non abbiano qualche levata d’ingegno per rispolverare fantomatici progetti in chiave sovranista di “banca stand alone”, o addirittura “aggregante”. Perché progetti (o deliri) simili hanno sempre un unico sbocco; un inevitabile ulteriore intervento finanziario dello Stato, meglio di noi contribuenti. 

Faccio sempre fatica a spiegarmi perché relativamente ai Monte dei Paschi si applichi da parte della politica un costoso “accanimento terapeutico” che non è stato usato nel caso di altre crisi bancarie, per fare un solo esempio le Popolari Venete, vendute alla fantasmagorica somma di 1 euro (ma purtroppo non ci scommetterei che si troverebbe un compratore per il Monte anche a questa cifra). 

Ma forse la risposta è facile facile, nel senso che le “altre” non erano al centro degli interessi politici che da lunghi anni si concentrano sul Monte. 

In fondo questo è sempre il Paese dell’Alitalia, dell’Ilva…… e appunto del Monte dei Paschi.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)