Il “Club dell’atomica” crescerà!

Lettera di Umberto Baldo e mia risposta

Immagine tratta dal web

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Caro Massimo

Dopo la crisi di Cuba del 1962, quando realmente si arrivò al rischio concreto di uno scontro armato fra gli Stati Uniti e l’allora Unione Sovietica, in fondo la minaccia nucleare era passata un po’ in secondo piano.

Ma sì, si sapeva che le grandi potenze e alcuni Stati avevano i loro arsenali, più o meno grandi, di bombe atomiche, ma ci eravamo a poco a poco convinti che  questi rispondessero  alla cosiddetta “logica della deterrenza”.

Nel senso che eravamo persuasi che nessun leader sano di mente di uno Stato “detentore dell’arma atomica” avrebbe non solo minacciato, ma forse neanche pensato, di poterla utilizzare in una guerra convenzionale.

Queste certezze sono improvvisamente e drammaticamente venute meno negli ultimi mesi, quando Vladimir Putin ha fatto capire, senza metafore, che la Russia sarebbe disposta anche ad usare armi nucleari tattiche nel conflitto in corso con l’Ucraina.

Solo minacce per spaventare gli Ucraini e gli Stati che li appoggiano?

Può essere, ma ciò non toglie che sono assolutamente convinto che i nuovi scenari delineati in seguito a questi rischi stanno innescando profonde riflessioni in molti Paesi.

Il perché è comprensibile, e sta nel fatto che finché la minaccia nucleare era solo una minaccia, piuttosto astratta, forse non valeva la pena di allarmarsi, ma adesso che si è riproposta in tutta la sua drammaticità, immagino che molti Leader e molti Governi si stiano ponendo la domanda se non valga la pena di ripensare l’intera politica degli armamenti; in altre parole se non sia il caso di dotarsi di armi atomiche.

Pensate  stia esagerando?

Io mi auguro tanto che abbiate ragione, ma per quanto mi riguarda sono pronto a scommettere che c’è più di qualche Governo che sta ragionando assieme ai propri vertici militari, chiedendosi quanto costi e quali tempi servano per arricchire il proprio arsenale di qualche ordigno nucleare.

Credo valga la pena di fare il punto della situazione attuale.

Non è un caso se dopo la crisi dei missili cubani venne stipulato il Trattato di non Proliferazione Nucleare (TNP), basato su tre principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare.

Detto trattato, composto di 11 articoli, proibisce agli Stati firmatari “non-nucleari” di procurarsi tali armamenti, e agli Stati “nucleari” di trasferire a chicchessia armi o altri congegni nucleari ad uso militare. Inoltre il trasferimento di tecnologie nucleari per scopi pacifici (ad esempio le centrali  per la produzione elettrica) deve avvenire sotto il controllo della AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica).

Tanto per capirci, nel 1970 l’arsenale atomico mondiale contava più di 38.000 testate nucleari e, dopo un picco di 69.440 ordigni toccato nel 1986,  ha cominciato a calare raggiungendo l’attuale quota di circa 13 000 testate  (ma badate bene che questi sono numeri stimati perché in realtà nessun Paese dichiara quante bombe atomiche possiede).

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Attualmente i Paesi firmatari sono 189, ma non lo hanno ratificato India, Pakistan ed Israele.

Il vero problema è che finché durò la guerra fredda, Usa ed Urss avevano l’interesse a fare i gendarmi del mondo, impedendo ad altri Paesi di dotarsi di armi atomiche, ma dopo la fine dell’Urss, e di quegli equilibri geopolitici, il TNP cominciò a mostrare tutti i suoi limiti: e così è vero che si sono progressivamente ridotti gli ordigni nucleari disponibili, ma è cresciuto il numero di Paesi potenzialmente in grado di produrre la bomba atomica, che oggi come oggi si stima essere almeno 40.

Capite bene che con la sempre maggiore condivisione e  diffusione delle moderne tecnologie nucleari, questo numero è destinato a  crescere ulteriormente, molto più di quanto possiamo immaginare.

Per completezza va detto che nel 2010 a Praga Stati Uniti ed Usa firmarono quello che  è ora  l’unico trattato ancora vigente in materia di disarmo nucleare;  ma si tratta di un accordo di portata limitata, in quanto esso pone un tetto solamente al dispiegamento di testate, non al loro possesso.

Ma chi sono i Paesi che attualmente possiedono arsenali comprensivi di ordigni nucleari?

A far parte del “Club dell’atomica“ sono in nove: Russia, Usa, Gran Bretagna, Francia, Cina, Pakistan, Israele, Corea del Nord  e India. 

Questi Stati avrebbero (ricordo ancora che il condizionale in questa materia è d’obbligo) a disposizione circa 13.080 testate atomiche, di cui il 90% circa in mano a Russia e Usa (rispettivamente  6.225 e 5.550).

A seguire la Cina con 350, la Francia con 290, il Regno Unito 215, il Pakistan 165, l’India 156, Israele 90 e la Corea del Nord 40.

Ma anche se non si possiedono direttamente armi atomiche, ciò non vuol dire che non ce ne siano dislocate nel proprio territorio.

E’ noto che bombe atomiche americane in virtù degli accordi Nato sono presenti in Belgio, Germania, Paesi Bassi, Turchia, ma  anche in Italia, 50 ad Aviano e 40 a Brescia-Ghedi.

Capite bene che nessuno riuscirà a far distruggere gli attuali arsenali, ma il problema vero è che, come accennavo, qualche Stato sta mascherando dietro il cosiddetto “nucleare civile” programmi di arricchimento dell’uranio, al fine di dotarsi del combustibile  necessario per costruirsi l’atomica.

Arsenale cinese – foto tratta del web

Uno di questi è certamente l’Iran, e credo non vi sfugga che armi nucleari in mano agli Ayatollah sciiti romperebbero equilibri già fragili in una regione altamente instabile, generando sicure reazioni da parte dell’Arabia Saudita sunnita, e di Israele.

Come dicevo, io sono assolutamente convinto che, con la lotta epocale che si profila per disegnare i nuovi equilibri geo-politici del mondo, nell’immediato futuro assisteremo ad un aumento dello stock di testate atomiche, ed io credo  che aumenteranno anche gli aderenti al “Club dell’atomica”.

Il fatto è che, anche in conseguenza della crisi ucraina, gli Stati hanno capito, o cominciano a capire, che se  si ha la bomba atomica si diventa “intoccabili”.

Per fare un solo esempio, secondo certi analisti la Corea del Nord, pur sparando a destra e a manca i suoi missili, non sarebbe in realtà in possesso  dell’arsenale atomico sbandierato.

Ma il problema è: chi ha il coraggio di andarlo a verificare?

Già chi ce l’ha questo coraggio di andare al “vedo” con Kim Jong-un?

Grazie per l’attenzione, ed un abbraccio.

Umberto Baldo


Caro Umberto,

leggendo il tuo articolo – lo confesso – ho avuto parecchi brividi, anche se questo ottobre – per fortuna nostra e delle nostre bollette del gas – è ancora mite.
Come sempre hai centrato l’argomento. E’ evidente che finchè “la bomba” era detenuta solo dalle due grandi potenze, era un deterrente fortissimo: “io non attacco te e tu non attacchi me”.
C’è da dire che, forse, c’era maggiore consapevolezza fra i capi di stati di America e URSS – i ricordi della II guerra mondiale erano ancora vivi – e che i trattati siano serviti a contenere gli arsenali.
Certo – lo hai spiegato bene – la “rottura” dell’Impero sovietico ha portato – oltre ad una ventata di democrazia nei paesi del cosiddetto EST – un minore “rispetto dei gendarmi del mondo”.
Ora assistiamo ad una proliferazione. Il dato che mi ha impressionato è quello dell’India e Pakistan: due nazioni in conflitto “politico e militare” da sempre. Assieme hanno oltre 300 ordigni nucleari. Un vero pericolo per il mondo!

Biden e Putin. Quando rivedremo questa scena? foto tratta dal web

Vengo alla questione ucraina. Il pericolo di un escalation atomico c’è ed è ben presente. Il problema è come affrontarlo.
Caro Umberto,
parlavo prima dei leaders americani e russi del passato. Mi sembra che quelli attuali siano davvero un pericolo per il mondo. Sia Trump che Biden si sono rivelati deboli e ondivaghi, Putin è un pazzo furioso indottrinato dal suo cerchio magico ed ha l’obiettivo della rinascita della “Grande Russia”, ma si è reso conto che – come diceva Krusciov – il suo esercito è una tigre di carta, esercito atomico ma con un gap militare e tecnologico enorme nei confronti dell’America e della Nato.

Infine. Penso che tu abbia ragione quando affermi che “la bomba” fa gola. La richiesta della Nato di inserire almeno il 2% delle spese per l’aumento delle spese militari – penso -vada proprio in quel senso.
“Siamo seduti su una polveriera”: frase detta e ridetta, ma sempre più vera e fotografa benissimo l’attuale situazione.
Ma noi “poveri vecchi” osserviamo e pazientemente annotiamo.
Un abbraccio
Massimo


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

2 Risposte a “Il “Club dell’atomica” crescerà!”

  1. C’è solo da aggiungere che le atomiche di Hiroshima e Nagasaki erano “confetti” in confronto a quelle di oggi!

    1. Concordo pienamente, purtroppo. Anche se – toccando ferro, corno e cornetto e quello che vuoi – le bombe atomiche tattiche avrebbero – sempre secondo gli esperti una potenza bassa ma una precisione senza scampo. Speriamo non debba mai accadere. Ma nel mondo i “matti” abbondano.

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