Ieri sera i telegiornali avevano fornito solo parziali notizie sull’incontro tra il Presidente francese Macron e il (lo vuole lei e lo rispetto) Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni.
Questa mattina i giornali fanno supposizioni e mettono in rilievo “l’obbligo” dei due paesi di andare d’accordo.
Certo, Macron e Meloni non si amano e non potrebbe essere diverso visto che Meloni si è schierata (uso il passato prossimo e non quello remoto perchè la ferita brucia ancora ed è ancora troppo recente) con la sua avversaria e cioè Marine Le Pen.
Dicevo delle notizie fatte filtrare dai giornali che danno per discusso la situazione in Ucraina, il gas, l’inflazione e i migranti. Probabilmente si hanno poche notizie perchè l’apparato del nuovo Presidente del Consiglio italiano non è ancora al completo, almeno così affermano i media.
Ma quello che a me interessa – delitto di supponenza – è sapere se Macron e Meloni hanno parlato dei dossier aperti soprattutto nel settore bancario e assicurativo.
Bene ha fatto – e vi invito a leggere gli articoli – l’amica Carlotta Scozzari con due articoli che appaiano oggi su Repubblica e su Affari&Finanza – l’allegato economico del giornale che fu di Scalfari – a porre sul tappeto queste problematiche.
Carlotta ricorda – e non poteva essere diversamente – come Meloni – quando era all’opposizione – si scagliò contro l’operazione Vivendi con Tim, prese posizione contro l’ingresso di Credit Agricole nell’azionariato di BancoBPM.
Chi di voi si ricorda che la questione BancoBPM fu portata addirittura al COPASIR (Commissione Parlamentare sui Servizi Segreti) allora presieduta da Adolfo Urso – di Fratelli d’Italia – e ora Ministro per lo Sviluppo Economico del governo Meloni?
Che strano vero?
Per entrare meglio nelle mie curiosità, mi chiedo se Macron e Meloni hanno avuto il coraggio di affrontare il fatto che l’assicurazione francese AXA – già partner di MPS – sia una di quelle aziende disponibili ad investire ancora sulla banca senese sostenendo l’ennesimo aumento di capitale.
Mi chiedo se Macron e Meloni hanno affrontato il tema della possibile assegnazione a Credit Agricole delle polizze di BancoBPM come partner nel “settore danni” che andrebbe a rafforzare maggiormente la presenza della banca francese e della controllata italiana nella banca di Piazza Meda?
Vi ricordate i strali della destra su queste operazioni?
D’altra parte – altro peccato di supponenza – lo avevo previsto – non solo io, naturalmente – che l’on. Meloni – una volta insediata a Palazzo Chigi – avrebbe cambiato rotta. Vi rammento gli articoli Come si cambia per non morire … non canta Fiorella Mannoia ma Giorgia Meloni del 28 settembre e “Il Parigi val bene una messa” di Giorgia Meloni del 29 settembre, dove – assieme a Umberto Baldo – individuavamo già i primi cambiamenti di politica economica rispetto ai programmi elettorali. Programma elettorale della destra sulla finanza che potrete trovare cliccando su Cosa pensano i partiti del sistema bancario italiano: il grande assente dal dibattito preelettorale. Cominciamo con il programma della Meloni del 4 settembre.
Intanto – ancora il Governo non ha ottenuto la fiducia alle Camere – che già sorgono i primi malumori all’interno dei partiti della coalizione.
In Forza Italia qualcuno vuole la testa di Tajani e Bernini – rispettivamente Ministro degli Esteri e coordinatore di Forza Italia e Ministro dell’Università e vice coordinatrice di Forza Italia – per la questione Ronzulli e più in particolare per la scelta dei ministri e il peso dei ministri all’interno della compagine governativa.
Anche nel partito di Meloni – pur sottovoce e a microfoni spenti – si sentono lamentale per la scelta di Chinnici come Ministro della Sanità, per la collaborazione con Cingolani e più in generale per la continuazione della politica economica di Draghi. E, non ultimo, l’incontro di ieri con Macron – considerato da molti militanti della destra – come avversario pericoloso. E non è un caso che Macron abbia fatto trapelare – tramite i suoi collaboratori – quel “vigileremo sui diritti italiani” che tanto aveva fatto infuriare Meloni e anche il Presidente Mattarella.
In fin dei conti, fare opposizione è facile, governare un po’ meno.
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