“Il Parigi val bene una messa” di Giorgia Meloni

lettera di Umberto Baldo

sottotitolo: i balneari saranno la cartina di tornasole del Governo di Giorgia Meloni

immagine tratta dal web

Caro Massimo,

vedo che sul tuo blog stai seguendo con attenzione quello che io chiamo il passaggio della premier in pectore Giorgia Meloni “della poesia (ammesso che così si possa definire la campagna elettorale) alla prosa (che altro non  è se non la realtà)”.

Io e te siamo troppo attempati, e scafati, per non sapere che un conto è quello che si promette a piene mani prima del voto, ed un altro quello che i vincoli di bilancio ti consentono di fare dopo.

Ho visto che hai evidenziato come sia già cambiato l’atteggiamento dei Fratelli d’Italia sul dossier Monte dei Paschi di Siena, nel senso che sono diventati improvvisamente favorevoli all’aumento di capitale per 2,5 miliardi, sul quale “prima” manifestavano grosse perplessità.

Altro cambio di passo lo si sta vedendo nell’affaire Ita Airways, relativamente al quale, per bocca del Responsabile affari economici di FdI Maurizio Leo, si registra un sostanziale via libera all’operazione con il Fondo Certares.

Di passi indietro, di inversioni ad “U”, di riconsiderazioni, ne vedremo altre nell’immediato futuro, ma questo in sé lo giudico un fattore positivo, non solo perché conseguente ad un “bagno nella realtà”, ma anche perché, come si usa dire, “solo i cretini non cambiano mai idea”.

Ma oggi voglio intrattenerti su un’altra patata bollente, su cui mi sono concentrato varie volte, e che tu hai sempre dimostrato di seguire con attenzione pubblicando le mie riflessioni, integrandole con le tue.

Mi riferisco alle concessioni balneari, nodo gordiano che neppure SuperMario Draghi, forte di una sentenza epocale del Consilio di Stato, è riuscito a sciogliere.

Sul tema sia la Meloni che Salvini, noti numi tutelari dei balneari, prima e durante la campagna elettorale si erano  espressi chiedendo a Draghi di non chiudere la partita, consentendo che a metterci la parola fine (sic!) fosse il nuovo Governo.

Credo che anche tu non abbia dimenticato le intemerate della Meloni, paladina dei balneari,  che accusava in Parlamento il governo Draghi di aver ratificato “un esproprio illegittimo a danno di 300 mila imprenditori italiani”.

Tanto da indurre Draghi ad introdurre, pur di avviare le gare e superare così lo stallo, un riconoscimento di vantaggi competitivi agli imprenditori che avevano finora operato nel settore.

Quello che non ci è stato detto, ma si sa che certe cose Lor Signori preferiscono non dirle agli elettori prima del voto, è che già  a fine luglio i funzionari di Ursula von Der Leyen avevano inviato a Palazzo Chigi un documento contenente una seria analisi delle norme sulla concorrenza sulle spiagge così come scritte nel  relativo ddl.

Ma, come accennato, da Bruxelles non sono arrivate  osservazioni generiche, bensì vere e proprie contestazioni, in quanto le norme scritte dal Governo non sarebbero in linea con i principi del diritto dell’Unione Europea.

I dubbi riguardano, in sostanza, le garanzie che il governo aveva introdotto per i gestori degli stabilimenti, in quanto per Bruxelles queste guarentigie sono eccessive. Lo sono perché, ad esempio, “potrebbero essere interpretate come atte a creare un vantaggio a favore dei soggetti che hanno esercitato l’attività oggetto delle procedura di gara”, con conseguente “rischio, in concreto, di preclusione dell’accesso al settore dei nuovi operatori”.

E lo sono perché, privilegiando chi ha maturato esperienza nella gestione delle “concessioni demaniali”, “avvantaggiano i titolari di concessioni riguardanti la proprietà del demanio italiano”: insomma, il principio del “prima gli italiani” applicato al bagnasciuga non è tollerato a Bruxelles.

Ma non basta, perché Bruxelles critica anche gli indennizzi a favore dei concessionari uscenti, in quanto “tale indennità potrebbe configurare un indebito vantaggio al prestatore uscente”.

stabilimento balneare – foto tratta dal web

E, ciliegina sulla torta, anche gli espedienti configurati dal Governo per  rinviare le gare  in casi particolarmente delicati non trovano d’accordo la Commissione, che chiede “una definizione più precisa delle circostanze in cui è possibile per le autorità competenti differire il termine di scadenza delle concessioni in essere”, anche alla luce, mi permetterei di aggiungere, della sentenza del Consiglio di Stato del novembre scorso, che ha indicato nel 31 dicembre del 2023 la scadenza delle attuali concessioni.

La lettera in questione era arrivata per competenza sul tavolo del Ministro Garavaglia, che ovviamente non avendo alcuna intenzione di affrontare una questione tanto spinosa in piena campagna elettorale, ha pensato bene di chiedere una proroga alla Commissione Europea, in modo tale che a prendere la decisione fosse il nuovo Governo eletto.

Bruxelles la proroga l’ha doverosamente concessa, ma adesso ovviamente vuole una risposta.

Ho sempre pensato che se fossi stato la Meloni, e fossi stato quasi certo di vincere le elezioni, mi sarei fiondato a chiedere a Mario Draghi di chiudere i dossier più caldi, Mps, Ita, balneari, tassisti, quanto prima, e comunque prima del risultato elettorale, per poter iniziare l’azione di governo senza quelle zavorre divisive.

Così non è stato, e adesso la grana dei balneari se le dovrà smazzare Giorgia Meloni, quella Meloni che lo scorso  22 febbraio  voleva “bloccare il provvedimento”, perché riteneva troppo “blandi” i paletti introdotti dal Governo, giudicati da Bruxelles troppo “rigidi”.

A questo punto, quando sarà premier, la Meloni avrà due strade davanti a sé.

La prima  assecondare le richieste di Bruxelles, in questo caso addirittura alleggerendo di molto  o togliendo del tutto i vincoli posti da Draghi, alla faccia dei balneari che voleva proteggere.

Oppure potrà arroccarsi in difesa dell’esproprio, della vergogna, dello scempio, della lesione dell’interesse e dell’onore  nazionale, ma in tal caso inaugurerebbe il suo rapporto con l’Europa in maniera piuttosto negativa, dando vita ad un conflitto istituzionale, con il risultato di rischiare di compromettere il percorso di attuazione del Pnrr (che al di là di tutto vuol dire una barca di miliardi che l’Europa potrebbe darci con il bilancino, o addirittura negarci per violazione degli impegni presi in tema di concorrenza).

Enrico IV di Navarra da ugonotto si convertì al cattolicesimo in cambio del trono di Francia (Parigi val bene una messa); spero che la Meloni si renda conto che per  difendere  una categoria come quella dei balneari, che si muove come se le spiagge le appartengano di diritto in cambio di canoni esigui, non valga la pena di mettersi corni e croce con Bruxelles.

Sarebbe veramente un brutto inizio di mandato!

Un abbraccio. 

Umberto Baldo


Caro Umberto,
concordo con te che solo “solo i cretini non cambiano mai idea”.
In politica è normale.
Riprendo l’articolo di ieri Come si cambia per non morire … non canta Fiorella Mannoia ma Giorgia Meloni perchè una riflessione che ho sentito alla radio del vice direttore di Sky Italia mi ha illuminato.
Diceva – il giornalista – che non si è mai votato in settembre in Italia perchè dopo ogni elezione c’è la necessità di far decantare e dimenticare le promesse elettorali allontanando il più possibile il periodo delle elezioni – si è sempre votato in primavera – da quello della prima Finanziaria o NADEF o come si chiama oggi.
Osservazione acuta ed esatta.
Non è un caso che il solito Salvini – un’ora – ha fatto un tweet dove diceva: in Germania il governo mette 200 miliardi per calmierare i prezzi delle bollette di gas e luce. Il primo commento è stato: guarda che al governo ci sei tu adesso.
Questo dimostra – senza ulteriori giri di parole – quello che tu affermi. Fare opposizione è facile, governare – tenendo conto di tutti i limiti per la creazione di un bilancio che regga alla prova dei mercati – è un po’ più difficile.

Comacchio – i tre ponti – foto mio archivio

Ma veniamo alla questione che poni: le concessioni balneari.
Non voglio entrare nel merito della questione perchè tu ne sai molto più di me e mi fido di quello che scrivi.
Ti voglio solo portare un esempio.
Come sai – da qualche anno – ho comprato uno spicchio di un residence (due camere e una cucina) a Porto Garibaldi a non molta distanza da dove anche tu hai la casa al mare.
Naturalmente – curioso come sono – ho iniziato a seguire la vita politica del Comune, cioè di Comacchio – la piccola Venezia del Ferrarese – paese davvero bello dove si parla un dialetto incomprensibile.
Ebbene il popolo di Comacchio .- che vive prevalentemente di pesca, agricoltura, turismo, cibo, ecc – è sempre molto attento ai cambiamenti politici. I comacchiesi hanno votato in massa Democrazia Cristiana, poi sono diventati tutti del PCI.

Comacchio – i tre ponti – foto mio archivio

Quando il PCI ha tolto l’ospedale a Comacchio per portarlo a Lagosanto, hanno abbandonato il PCI – che era diventato Partito Democratico – e hanno eletto sindaco un rappresentante del M5S che poi è passato al PD, ed ora è consigliere regionale.
Alle scorse elezioni è diventato sindaco – a suon di voti – un leghista.
E immagina chi è diventato il primo partito di Comacchio in queste elezioni?
Si, l’hai azzeccata. Fratelli d’Italia.
E qual è stata la campagna elettorale di FdI?
Naturalmente … le concessioni balneari.

Come vedi, caro Umberto, il popolo italiano non cambierà mai.
Si vota per interesse – legittimo per l’amor di dio – ma scommetti con me che se la signora Meloni diventerà Presidentessa del Consiglio e si atterrà alla sentenza sui balneari, il prossimo voto dei cittadini di Comacchio sarà molto diverso da quello attuale?
Ai posteri l’ardua sentenza.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)