Le corporazioni nel governo Mussolini e le lobby del governo Meloni

Immagini tratte dal web con mia elaborazione grafica

La storia viene insegnata a scuola affinchè si possa conoscere gli avvenimenti del passato, per studiarne le motivazioni e gli accadimenti, per evitare – nel limite del possibile – errori o per ripercorrere strade felici.

Nella mia ricerca quotidiana di fatti – il web è una fonte inesauribile, anche se va trattato con cura e prudenza – mi sono imbattuto in una pagina in cui si parlava delle corporazioni fasciste.
Devo essere sincero – qualcosa conoscevo – soprattutto i riferimenti ai contratti di lavoro del periodo mussoliniano, ma alcune similitudine con quello che sta avvenendo oggi con il Governo Meloni, mi sono balzate subito agli occhi.
Ho, quindi, approfondito la ricerca e grazie al sito della Treccani, di Wikipedia e della documentazione della Sala Borsa di Bologna ho ricavato queste informazioni.

Nel periodo fascista, dal 1922, si chiamarono così i sindacati organizzati nella Confederazione nazionale delle categorie sindacali che avrebbero dovuto organizzare unitariamente i datori di lavoro e i lavoratori. Dopo i ‘patti’ di palazzo Chigi (1923) e di palazzo Vidoni (1925), che sancirono il sussistere per l’industria del dualismo sindacale, furono designati così gli organi dell’amministrazione statale ai quali era attribuita la funzione di collegamento tra le organizzazioni sindacali di uno stesso ramo produttivo o tra una o più categorie di imprese.

Le corporazioni fasciste, fissate nel numero di 22, formavano con i loro rappresentanti il Collegio nazionale delle Corporazioni, organo collegiale che, insieme con i rappresentanti del Partito Nazionale Fascista, costituiva la Camera dei Fasci e delle Corporazioni.
Nel 1934 alle 22 corporazioni fu riconosciuto il diritto di emettere norme giuridiche ( ordinanze corporative) aventi per oggetto la disciplina della produzione, i rapporti di lavoro, le tariffe delle prestazioni e dei beni di consumo. Dal 1938 i membri del Consiglio nazionale delle corporazioni, insieme a quelli del Consiglio nazionale del PNF, costituirono la Camera dei Fasci e delle Corporazioni.
Quando si costituirono le corporazioni?
Nei locali della Federazione provinciale di Bologna del Partito Nazionale Fascista, sotto la presidenza di Achille Starace, si svolge il convegno delle organizzazioni operaie sorte in tutta Italia per iniziativa fascista. Lo scopo è costituire un organismo unico a livello nazionale. Primo a parlare è Dino Grandi, con un discorso sul movimento sindacale. Poi il Segretario generale del PNF Michele Bianchi avvia un animato dibattito. Il tema principale è la dipendenza dei sindacati dal Partito. Alla visione autonomista di Edmondo Rossoni e di Grandi si contrappone quella “politica” di Bianchi e di Massimo Rocca, che risulta vincente. Si decide che i nuovi sindacati operai non possono essere apolitici, ma devono acquisire anche “veste fascista”. La sera del 24 gennaio il convegno crea le Corporazioni nazionali, facenti capo all’Unione Federale Italiana. Vi confluiscono forze nazionaliste e fasciste, che propugnano il superamento del conflitto di classe in nome di un “superiore interesse nazionale” e la costituzione di sindacati unitari di produttori (datori di lavoro e lavoratori).
L’ordine del giorno finale è firmato da Italo Balbo, Rossoni e Gino Baroncini:“Il Congresso nazionale sindacale di Bologna dichiara costituita la Confederazione generale dei Sindacati nazionali che raccoglierà nel suo seno tutte le attività professionali, intellettuali, manuali e tecniche che identificano il diritto alla loro elevazione morale ed economica (risultato di volontà e di capacità e non di astratte rivendicazioni) con il dovere imprescindibile dei cittadini verso la Nazione”.

Per Balbo la nascita delle corporazioni sfata la leggenda dei fascisti come lanzichenecchi dell’egoismo sfruttatore dei ceti privilegiati. La Confederazione eleggerà come primo segretario il ferrarese Edmondo Rossoni (1884-1965), ex socialista e sindacalista rivoluzionario passato a Mussolini e futuro ministro dell’Agricoltura all’epoca della battaglia del grano. I dirigenti verranno scelti “fra gli elementi di sicura fede fascista”.

Più mi addentro in questa materia, più trovo analogie con la situazione governativa odierna.
E non è un caso se ho sottolineato i passaggi che hanno più corrispondenza con la situazione attuale.
Il governo Mussolini si sostenne anche grazie all’insolito afflato tra lavoratori, commercianti, artigiani, grandi capitalisti e proprietari agrari (non vi dice nulla tutto ciò?) che furono una delle categorie che spinsero fortemente per “una presa di potere di Mussolini” contro il movimento sindacale contadino che aveva proclamato scioperi e rivolte.
Il Governo Meloni ha semplicemente sostituito le corporazioni con le lobby.
Facciamo alcuni esempi?
La lobby degli agricoltori o quanto meno dei proprietari terrieri (vedi articoli precedenti, ad esempio Dove ci porta il governo “Meloni – Lollobrigida – Salvini”? del 11/02/204; La guerra degli agricoltori. E’ tempo di cambiare veramente! dell’8 febbraio e Guerriglia a Bruxelles: agricoltori sul piede di guerra. Perchè protestano? E chi sono? In Italia Meloni e Coldiretti provano a sgonfiare la rivolta del 2 febbraio)

Quante affinità ci sono tra la Coldiretti – diretta dal figlio dell’ex ministro democristiano Prandini – con l’attuale governo?
Associazione che ha portato Lollobrigida allo scranno più alto del Ministero dell’Agricoltura – oltre ad essere cognato della premier.
Non trovate analogie con il passato tra coloro che si sono staccati dalla Coldiretti ed hanno creato associazioni autonome dominate da ex forconi e fascisti di Forza Nuova. Non vi ricorda qualcosa?

Vogliamo parlare della lobby dei balneari? (ad esempio Cambia il vento sui balneari del 14 marzo 2023 e Concessioni balneari: continua la commedia dell’assurdo del 26 febbraio 2023)
Siamo da anni in “infrazione” europea per non aver messo ad asta gli insediamenti balneari. Ritardi che non hanno riscontro in altri Paesi mediterranei come Spagna e Francia che da anni hanno sistemato la questione senza creare problemi e senza l’intervento di multinazionali, come viene paventata dai rappresentanti degli stabilimenti. In questi Paesi c’è stata innovazione, grandi investimenti e grandi profitti sia per gli imprenditori che per lo Stato. Differenza enorme da quello che sta succedendo in Italia dove i ricavi vanno solo ai proprietari, lo Stato incassa briciole e gli investimenti per le innovazioni sono praticamente crollati.

Vogliamo parlare della lobby dei tassisti? (ad esempio Il mondo al contrario: Roberto Mantovani – il taxista di Bologna5 – quello che pubblica i suoi incassi, è stato sospeso per 7 giorni dalla Cotabo. La vergogna della lobby dei tassisti. Solidarietà a Roberto del 14 dicembre 2023 e Questo blog sostiene la battaglia di trasparenza di Roberto Mantovani, sul lavoro Bologna5, in arte un taxista differente. Le sue interviste su Rollingstone e a Gramellini del 14 maggio 2023
E’ lo scandalo del Paese, un’immagine devastante che si fornisce ai turisti che visitano il nostro paese.
Non voglio colpevolizzare tutti i taxisti, ma perchè tutti i giorni i giornali sono pieni di proteste degli utenti? Non si riesce a trovare una soluzione per il numero delle licenze, a differenza – anche in questo caso – degli altri paesi europei.

Tralascio la lobby dei notai, delle banche, delle assicurazioni, degli armamenti.
E’ evidente la ragione di tanto interesse da parte di Meloni e Salvini – che si sono dichiarati guerra in vista delle elezioni europee – rispetto a questi settori: portano voti.

Un’ultima annotazione. Ieri sera abbiamo assistito ad un fatto che – secondo me – non ha precedenti, nemmeno negli anni della prima Democrazia Cristiana. Una nota conduttrice – Mara Vernier – è stata costretta a leggere un comunicato del direttore della RAI dopo le affermazioni di un cantante – precisamente Ghali (nella foto assieme al suo alieno che l’ha accompagnato al festival – che ha detto: STOP AL GENOCIDIO.
E perchè è successo tutto ciò? Perchè l’ambasciatore israeliano ha protestato.

E quel “mi mettete in difficoltà” di Mara Vernier – come post l’ex telecronista RAI Riccardo Cucchi (nella foto) su X questa mattina, è il sintomo più imbarazzante e grave del clima che si respira in RAI, nel servizio pubblico a 70 anni dalla nascita della TV. La libertà di espressione è diritto costituzionale.

I dirigenti verranno scelti “fra gli elementi di sicura fede fascista”.
Così diceva il documento sulle corporazioni.
Ci risiamo?



Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)