Esterno notte (i miei ricordi della tragedia di Aldo Moro)

Aldo Moro

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Non so quanti di voi hanno visto le prime due puntate di “Esterno Notte” il film sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.
Ho letto giudizi positivi, altri negativi. Critiche sulla ricostruzione storica, critiche da parte della famiglia, ambiguità politiche, errori storici.
E’ sempre così quando si affrontano temi che hanno sconvolto la nostra vita e – per me – la mia gioventù.
Credo che la verità non si saprà mai.
Non credo sia sfuggito il colloquio – nel sceneggiato di Bellocchio – fra l’allora Ministro degli Interni Cossiga e il rappresentante americano. Cossiga chiede chi ci poteva essere dietro questo rapimento e l’agente americano risponde che noi italiani non ci soffermiamo mai alla prima verità ma cerchiamo sempre complotti e verità nascoste.

Marco Bellocchio – regista di Esterno Notte – foto tratta dal web

E’ andata davvero così? Credo non si saprà mai.

Perchè sto scrivendo questo post? Perchè guardando quelle scene mi sono ritrovato quel Massimo di 25 anni che aveva già ruoli di responsabilità nel sindacato.
Mi ricordo che quel maledetto 16 marzo del 1978 non ero andato al lavoro perchè mi ero preso un giorno di ferie in quanto la notte precedente – credo di averlo già scritto – avevo fatto delle interviste in un teatro a Bologna per la radio di cui ero socio. E poichè sapevo che prima delle tre non sarei tornato a casa pensavo ad un riposo.
Ma – combinazione della vita – quella mattina non riuscivo a dormire e – siamo nel 1978 e i social e i telefonini non esistevano ancora – accesi la televisione e dopo pochi minuti apparve Bruno Vespa in una edizione straordinaria del TG1 per comunicare l’uccisione della scorta e il rapimento di Aldo Moro.
Andai subito alla radio, bloccai tutti i programmi e cominciò per me una “maratona” – come quelle di Mentana adesso – che durò tutto il giorno senza interruzioni e senza pubblicità in segno di lutto.
Riuscii perfino a collegarmi con la Democrazia Cristiana di Bologna, intervistai l’allora segretario del partito Ivo Cremonini. Poi intervistai – sempre per telefono – il segretario del PCI, del PSDI e del PSI di Bologna e via di questo passo, con collegamenti aperti agli ascoltatori.
Fu davvero un esperienza tragica ma molto bella per me ragazzo di 25 anni.

Ricordo quei giorni della prigionia di Aldo Moro. Ricordo che pochi giorni dopo andai a Roma per una riunione sindacale e girare per Roma era davvero difficile: bisognava camminare con i documenti sempre alla portata di mano. Non dimenticherò mai il clima – non meteorologico ma politico – che albergava sulla Capitale.
Ricordo quelle assemblee tra gli operai dove c’era qualcuno che si stava riconoscendo nelle Brigate Rosse, chi invece gridava nè con lo Stato nè con le Brigate Rosse, i pugni chiusi, la fatica dei compagni della CGIL e del PCI a spiegare che i brigatisti erano i nemici della classe operaia e che l’appoggio esterno del governo Andreotti da parte del partito comunista era per salvare il paese. Ed essere presente a queste assemblee significava poi essere notato, poter correre qualche pericolo.

Ricordo le angosce di mia madre e di quella che diventerà poi mia moglie. Alla mattina – durante quegli anni di piombo – partivi da casa ma non sapevi se saresti tornato sano e salvo.

Ricordo la manifestazioni in sostegno della Liberazione di Aldo Moro, il dibattito fra coloro che sostenevano la “fermezza” per non trattare e coloro che erano disponibili.

Ricordo quel 9 maggio, data del ritrovamento del corpo, nella Renault rossa, in via Caetani – proprio a metà fra Piazza del Gesù (allora sede della DC) e Via delle Botteghe Oscure (allora sede del PCI) – perchè appena appresi la notizia – ero in una riunione con l’Ufficio del Personale della Banca del Monte di Bologna e Ravenna – mi precipitai alla UIL (allora era in Strada Maggiore) per vedere come organizzare gli scioperi spontanei che stavano già nascendo nelle fabbriche e negli uffici.

Ricordo Piazza Maggiore, piena di gente ma silente – come la ritroverò dopo la maledetta strage della stazione di Bologna il giorno dei funerali – ma piena di rabbia.

Ecco questi ricordi mi sono tornati in mente dopo aver visto le prime due puntate di Esterno notte.

Tempi bui che hanno forgiato, quei giovani come me, anche se ancora rimangono tanti lati oscuri di quella tragica vicenda.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

2 Risposte a “Esterno notte (i miei ricordi della tragedia di Aldo Moro)”

  1. Giampaolo Pierno (da Facebook)
    Sembrava Roma ai tempi del covid , deserta. Facevo l’apprendista avvocato e il mio capo che aveva una carica in seno alla DC mi diede incarico di portare una lettera a piazza del Gesù. Traversai ponte Cavour e francamente avvertivo un senso di paura come se ogni certezza fosse scomparsa.

  2. Avv. Pierno, concordo perfettamente.
    Io venni a Roma subito dopo Pasqua, erano passati solo una quindicina di giorni dal rapimento di Aldo Moro e fui colpito dal silenzio e da quell’aria di paura che circolava fra i palazzi romani. Consideri che all’epoca dormivo in Piazza San Silvestro a due passi da Palazzo Chigi e dal Parlamento. Girare per Roma quei giorni era davvero difficile. Grazie per la conferma della mia testimonianza.

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