Dagli esuberi in MPS, alla vertenza Verti: strade diverse per far diminuire il numero degli occupati

Foto tratte dal web con mia elaborazione grafica

Da due giorni i giornali ed economici e non riportano con grande risalto la notizia che sono oltre 4.100 – per l’esattezza 4.125 – le domande per l’esodo dal Monte dei Paschi di Siena dopo l’accordo con i sindacati dell’inizio del mese di agosto. Mi chiedo dove sta la notizia e la novità, in quanto sia il 5 ottobre nell’articolo: Mentre il Monte dei Paschi riflette sui numeri degli esuberi, Enria (BCE) invita alla prudenza le banche; e quello del 2 ottobre dal titolo MPS, Popolare Bari e congressi vari, avevo riportato i dati e le conseguenti perplessità operative che ho letto in questi giorni.
Esternata questa meraviglia, suffragata anche dal titolo della Verità di ieri: anche i dipendenti MPS scappano (siamo arrivati a questo punto e dai giornali della destra non ci si può aspettare di più), veniamo, invece, alla cruda realtà.

Luigi Lovaglio – ad MPS – foto tratta dal web

La cruda realtà viene evidenziata dal sindacato che chiede un incontro urgente all’Amministratore Delegato Luigi Lovaglio per conoscere le reali intenzioni della Banca.
Ho scritto più volte che – 3.500 uscite, come da accordi sindacali entro il 30 novembre per usufruire dello scivolo a 7 anni che dal 1 dicembre tornerà a 5 anni – sarebbero costate alla banca senese circa 800 milioni (sui 2 miliardi e 500 milioni dell’aumento di capitale) ma che dovrebbero comportare – per il 2023 – un risparmio di circa 270 milioni.
Oggi Lovaglio ha diversi problemi da affrontare: – oltre a quello di portare a casa un difficile aumento di capitale – scegliere se far uscire tutti i 4.125 richiedenti che comporterebbe – come avevamo scritto nei post richiamati un aumento dei costi dai 120 ai 170 milioni a seconda dell’anzianità (quindi permanenza nel fondo) e del grado ricoperto in azienda. Tutto questo potrebbe comportare un risparmio di altri 50/60 milioni per il 2023.

Quindi Lovaglio si trova di fronte ad un grande bivio: accettare tutte le domande di uscite con un aggravio di costi ma di risparmi per il 2023 con il rischio di sguarnire le filiali e i gangli vitali della banca, oppure limitarsi al progetto iniziale e rimandare – al 2023 – parte delle uscite. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare che nell’accordo sindacale sono previste ogni due uscite una nuova assunzione e quindi entro il 2026 oltre le 1.750 assunzioni ce ne sarebbero altre 320.
Intanto lasciando Lovaglio a scegliere quale strada scegliere nel bivio che ha davanti a sè, l’ad del Monte dei Paschi di Siena ha deciso di aderire personalmente all’aumento di capitale investendo 201.960 euro per sottoscrivere 100.980 nuove azioni della banca. Un bel gesto!!!

Di segno opposto, la vertenza di Verti. Anche di questa vertenza ce ne siamo occupati il 24 marzo con l’articolo Cosa sta succedendo nel mondo assicurativo? Generali, Unipol e Verti i casi aperti e il 6 agosto Anche nel mondo assicurativo c’è chi licenzia e chi fa utili a gogo. I casi Verti e Unipol.

Striscioni dei sindacati a sostegno della vertenza Verti – foto tratta dal web

La notizia – riportata da il Giorno e dal sito della Fisac/Cgil – almeno al momento in cui pubblico l’articolo – è che la trattativa – anche grazie alla collaborazione con la Regione Lombardia si è conclusa. Riporto il comunicato della Fisac/Cgil di Milano che – oltre ad essere l’unico documento sindacale rintracciato – riesce a fare il punto della situazione:

Dopo mesi di una lunga e dura vertenza nei confronti della società assicurativa VERTI, giunta alla fase più critica con l’avvio della procedura di Legge 223 sui licenziamenti collettivi, nella serata del 17 ottobre presso la sede della Regione Lombardia è stato raggiunto un accordo tra le parti.

Il Gruppo spagnolo Mapfre, operante nel settore assicurativo, dopo aver annunciato a fine dello scorso 2021 una importante ma poco convincente riorganizzazione, aveva dichiarato l’esubero di 325 lavoratrici e lavoratori (su un totale di circa 600 dipendenti).

Come Fisac CGIL e con le altre Organizzazioni Sindacali abbiamo seguito questa lunga e drammatica vicenda che segna un brutto precedente in un settore – quello assicurativo – che è riuscito a ben affrontare anche la recente fase di crisi post pandemia.

Con grande determinazione abbiamo cercato di scongiurare i pesanti impatti per i lavoratori e le lavoratrici di Verti, a difesa del posto di lavoro, delle professionalità dei singoli, della struttura intera, oggi più che dimezzata e privata dell’intero contact center e del suo core business.

Sin dalle prime battute di questa vicenda abbiamo avuto chiaro quanto fosse difficile modificare le scelte e il piano di questo Gruppo; proprio per questo – pur nella grave situazione che porta al licenziamento di 144 dipendenti – grazie all’accordo siamo riusciti a ridurre l’impatto degli esuberi di 19 unità, tutelando i lavoratori fragili; dare la possibilità di prepensionamento per le 4 persone che ne avevano i requisiti; garantire un incentivo dignitoso ai lavoratori e alle lavoratrici che sono comunque oggetto di licenziamento.

Grazie all’intervento della Regione Lombardia contiamo su un percorso di riqualificazione e di formazione che la Regione – come Politiche attive del Lavoro – si è offerta di supportare con iniziative di politica attiva, offerte formative e riqualificazione. Confidiamo inoltre nell’attenzione e nell’intervento solidaristico che il settore potrà apportare a beneficio dei lavoratori e delle lavoratrici fuoriusciti.

Purtroppo non è stata una vicenda edificante. Tutt’altro. Non è un caso che il Giorno di Milano riporta le parole di Paolo Plona, Rsa di Verti: «Abbiamo fatto tutto quello che era possibile, in un contesto in cui l’azienda rispetto alla tenuta occupazionale non ha mai fatto marcia indietro. Mapfre ha rilevato quella che era Direct Line nel 2015 con quasi mille dipendenti: dopo questo scempio, ciò che rimarrà sarà una “compagnia snella” come è stata più volte definita nelle intenzioni, di circa 250 dipendenti».
Ma il vero problema è il futuro per i lavoratori rimasti. E nelle parole dei sindacalisti c’è molta paura per il futuro: «Le scelte imprenditoriali fallimentari di Verti non garantiranno in alcun modo neppure i colleghi non impattati dal licenziamento collettivo».

Per ora si chiude questa vicenda. Speriamo che nel frattempo non se ne aprano di nuove nel settore assicurativo.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)