Questa premessa varrà per tutti i prossimi articoli per il rinnovo del ccnl dei bancari.
In questo post non troverete news, notizie in tempo reale e sunti delle dichiarazioni dei vari rappresentanti sindacali o aziendali, ma solo analisi (per quello che sarò in grado di fare), valutazioni e prospettive. Per quanto riguarda news e comunicati vi rinvio ai siti dei sindacati www.fabi.it; www.firstcisl.it; www.fisac-cgil.it; www.uilca.it e www.unisin.it
Alla fine dei post troverete invece i richiami ai post precedenti in cui ho parlato di rinnovo del ccnl del credito
Non si può dire che i dati presentati dal Segretario generale della Fabi – Lando Maria Sileoni – nel corso del primo incontro per il rinnovo del ccnl del credito – non siano significativi e importanti punti di riferimento per chi vuol trattare la “questione banche” nel nostro Paese.
Vediamo questi dati e il loro significato.
2012 | 2015 | 2019 | 2022 | |
Dipendenti bancari | 309.540 | 302.721 | 281.813 | 264.132 |
Sportelli bancari | 32.875 | 30.258 | 24.312 | 20.985 |
Utili (milioni di euro) | -2.503 | 3.713 | 15.792 | 25.454 |
Dividendi (miliardi di euro) | 1,5 | 2,2 | 5,5 | 12,5 |
Da questa tabella si può capire come si è evoluto il sistema bancario italiano al momento dei rinnovi dei contratti contrattuali.
Emerge chiaramente che:
1) i dipendenti bancari sono passati – in soli 10 anni – da oltre 309.000 a poco oltre i 264.000 cioè meno 45.408 unità per una percentuale del 14,7%
2) conseguentemente gli sportelli bancari sono calati – sempre in 10 anni – di 11.890 e cioè sono stati chiusi il 36,2% delle agenzie
3) gli utili delle banche in 10 anni sono aumentati del 1.116,9% e gli dividendi distribuiti agli azionisti del 733,3%
Ma com’è cambiato il mondo delle banche italiane in questo decennio?
Se nel 2012 i gruppi bancari erano 31, nel 2015 si erano ridotti a 27, 22 nel 2019 e oggi sono 18.
Questo dato dimostra – ancora una volta – qualora ce ne fosse bisogno – che le banche hanno continuato quel processo di consolidamento numerico e patrimoniale portato dalle fusioni o dagli accentramenti.
Infine dalla presentazione dei dati da parte della Fabi emerge chiaramente come il settore postale – invece – ha mantenuto nel corso di questi anni lo stesso numero di sportelli (addirittura c’è un segno positivo fra 2022 e 2021) a differenza delle banche che hanno chiuso oltre il 36% dei loro sportelli.
Dati significativi che devono fare riflettere non solo le parti seduti attorno al tavolo in ABI, ma tutti i soggetti che si occupano di politica ed economia.
Voglio sottolineare due dati.
Il primo: il numero delle filiali. E’ un argomento che ho affrontato più volte e ancora nessuno si rende conto che continuando con questo trend, nel giro di pochi anni la massima parte dei Comuni italiani sarà senza sportello bancario. Ripropongo la questione dello “sportello condiviso” – come è ormai prassi nei paesi del nord Europa – dove in uno stesso locali ci possono stare più banche o settori merceologici diversi.
La seconda. Il numero delle banche – e di conseguenza i gruppi bancari – stanno calando rapidamente. Alla faccia di quelli che io chiamo “giornalisti fusionisti a tutti i costi” e cioè quelli che vorrebbero che almeno ogni mese ci fosse una fusione fra banche.
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