Che la tecnologia, l’informatica, il web, portino vantaggi nel vivere quotidiano è pleonastico affermarlo – anche se qualcuno vorrebbe tornare al Medio Evo – ma, contemporaneamente, questi fenomeni portano ad sviluppare nuovi metodi delinquenziali.
Abbiamo letto – a partire dai vari Saviano e co. – come la malavita, le mafie si stanno trasformando andando di pari passo con le nuove tecnologie.
Ebbene i cittadini normali – ogni giorno – devono combattere contro queste truffe informatiche, sempre più frequenti e sempre più all’avanguardia.
Non bastavano i messaggi su WhatsApp: mamma o papà ho smarrito il telefono, chiamami a questo numero; non bastavano i messaggi dei falsi corrieri: il suo pacco è fermo, clicchi per fornire il suo indirizzo; non bastavano i falsi messaggi o le mail della propria banca in cui si invitano i clienti a digitare il proprio codice per la banca on line. Non bastavano le continue telefonate – nonostante il Registro delle Opposizioni – che ti invitano a cambiare gestore di telefoni, gas, luce, acqua e ammennicoli vari, spesso truffando chi aderisce.
No, non bastavano.
Da qualche giorno è arrivato il “wangiri“.
Cos’è il wangiri? Come scrive il sito del Corriere della Sera: il termine wangiri in giapponese significa uno “squillo e giù”, poiché si ritiene che la truffa sia nata in Giappone e si sia poi diffusa in tutto il mondo. Secondo gli esperti di Panda Security, il wangiri classico consiste in una chiamata senza risposta da un numero estero. Se la vittima richiama, viene automaticamente indirizzata verso un numero a pagamento in grado di addebitare uno o due euro in pochi secondi.
Ma poichè i termini giapponesi vanno di moda – ma non sono usuali come quelli in lingua inglese – ecco che è arrivato il termine “pingcalls” (chiamata di rimbalzo).
Con questo stratagemma, i cybercriminali sfruttano l’ingenuità delle persone per addebitare chiamate a servizi telefonici costosi o attivare abbonamenti a servizi premium con canoni elevati. Per contrastare il fenomeno, alcune banche hanno deciso di inviare dei messaggi informativi in cui spiegano di cosa si tratta e come fare per tutelarsi.
E’ il caso delle Poste che in questi giorni hanno inviato a tutti i clienti un “allert” su questa nuovo pericolo informatico.
Per fare un esempio: il Wangiri classico costa circa 1,5 euro ogni dieci o quindici secondi, un vero salasso. Ci sono varianti di Wangiri ancora più pericolose, che invece di svuotarci il conto telefonico subito attivano a nostra insaputa servizi in abbonamento. In questo modo ci accorgiamo di essere stati truffati solo in un secondo momento ed è assai difficile capire chi è il colpevole.
Ma da dove arrivano queste telefonate?
L’Interpol ha individuato i prefissi internazionali più utilizzati per le chiamate wangiri, che provengono principalmente dalla Moldavia (+373), dal Kosovo (+383) e dalla Tunisia (+216) e aggiungo io – per esperienza personale – dall’Inghilterra. Tuttavia, è difficile prevenire queste truffe in quanto i numeri da cui vengono effettuate possono essere sconosciuti e non riconoscibili. L’unico modo completamente efficace per evitare queste truffe sarebbe bloccare le chiamate internazionali, ma questo potrebbe impedire anche chiamate legittime.
Come difendersi?
1) Non richiamare, è la prima e migliore arma di difesa. Ricordo che, di solito, queste chiamate che durano solo pochi squilli, arrivano alla notte.
2) Bloccare i numeri di telefono anche se i cybercriminali cambiano i numeri tramite appositi software. D’altronde non c’è alcun operatore fisico dall’altra parte, è tutto automatizzato (tecnicamente si chiamano “robocall“, cioè chiamate robot) e questo spiega anche perché i Wangiri sono così diffusi: farli costa pochissimo.
3) affidarsi ad apposite app, tipo Truecaller e altre similari che creano una blacklist. Anche in questo caso – piccola avvertenza – cambiando spesso i numeri di chiamata – anche questo sistema potrebbe rilevarsi non troppo idoneo.
Quindi – come al solito – il metodo migliore è quello più semplice. Non richiamare!!!
In questi giorni i cybercriminali stanno dirottando questo sistema anche attraverso SMS.
Quindi attenzione!!!
Tempo fa – esattamente il 10 settembre 2023- mi occupai in un post La stagione dei creduloni su Facebook: Facebook a pagamento! Non cedo le mie foto a Zuck! Le nuove catene di Sant’Antonio delle bufale e catene di Sant’Antonio che circolano – e continuano ancora oggi – sul web.
Se molti hanno creduto a queste bufale, quanti cadranno nella rete del Wangiristi o dei pingcallsisti?
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