Papa Francesco e l’assistenzialismo

lettera di Umberto Baldo

Papa Francesco – foto tratta dal web

Caro Massimo,
sabato c’è stato un avvenimento che ha attirato la mia attenzione; un discorso di Papa Francesco.

Ma cosa ha detto il Pontefice di così interessante?

In occasione dell’udienza con i partecipanti al Convegno della Fondazione “Centesimus Annus pro Pontefice” il cui tema era “Crescita inclusiva per sradicare la povertà e promuovere lo sviluppo sostenibile per la pace”, quindi un argomento piuttosto attuale, Mario Bergoglio nel suo intervento se n’è uscito con questa affermazione: “La povertà non si combatte con l’assistenzialismo”.

Ovviamente non si è trattato di una “battuta”, bensì di un passaggio nell’ambito di un ragionamento, di cui riporto alcuni passi tratti dal suo discorso integrale, che potete trovare sul sito “In Terris”: “Lo sguardo di Gesù partiva dalla misericordia e dalla compassione per i poveri e gli esclusi. La crescita inclusiva trova il suo punto di partenza in uno sguardo non ripiegato su di sé, libero dalla ricerca della massimizzazione del profitto. La povertà non si combatte con l’assistenzialismo. Come già dicevo nella Laudato si’, «aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro”.

Lo so bene che qualcuno potrebbe pensare che ho preso un passaggio che mi faceva gioco, ma vi assicuro che se andate a leggere le parole integrali di Francesco I° vi renderete conto che racchiude il clou del suo messaggio: “la povertà non si combatte con l’assistenzialismo”… ma con il lavoro.

Sarebbe fin troppo facile usare le parole del Pontefice, fra l’altro accusato da vari ambienti di essere “di cultura marxista” (sic!), per ricordare quel settembre 2018 quando Di Maio e gli altri Ministri pentastellati festeggiarono dal balcone di Palazzo Chigi la “cancellazione della povertà” nel nostro Paese, per aver introdotto  quel mega sussidio scassa conti che risponde al nome di Reddito di Cittadinanza.

Ma non sono uso sparare sulla Croce Rossa, per cui in questa fase in cui uno smarrito Pd, dei cui “problemi esistenziali” tu hai ampiamente trattato in questo tuo blog, ritengo opportuno segnalare che a mio modesto avviso la sinistra ha perso di vista quello che è sempre stato il suo dovere storico di favorire l’uscita dei poveri dalla loro misera condizione, il che vuol dire in primis far funzionare il cosiddetto ascensore sociale, che in questi ultimi anni si è fermato.

Sarà anche un mio vecchio pallino, ma da sempre ritengo che il principale strumento per consentire alle classi più diseredate di migliorare la propria condizione economico-sociale passi per la scuola.

E che la scuola non sia stato il principale problema per la sinistra, e per la classe politica in generale, lo si evince dalla girandola di Ministri che si sono susseguiti al Ministero di Viale Trastevere, che si sono limitati a pannicelli caldi senza andare mai alla radice dei problemi.

Che sono sicuramente di edilizia ed attrezzature, ma soprattutto di didattica.

Patrizio Bianchi – Ministro dell’Istruzione, ancora per poco – foto tratta dal web

Nonostante a parole si sia parlato di corsi di aggiornamento e quant’altro, non si sono voluti affrontare i problemi della capacità e dell’impegno degli insegnanti, i cui Sindacati hanno avuto buon gioco a far credere che il problema fosse invece quello dei livelli retributivi, considerati bassi.

Una gestione seria del corpo insegnante significa introdurre criteri di valutazione del singolo docente (sempre rifiutati sdegnosamente) come avviene senza scandali per altre categorie di lavoratori, inviarli ad insegnare dove serve, anche nei paesini di montagna del Nord del Paese, e non dove fa comodo a loro, solitamente al Sud.

La valutazione dovrebbe servire anche per poter promuovere un sistema premiale per chi lavora e si impegna di più, per poter così retribuire meglio i più bravi, e anche allontanare chi non è all’altezza del proprio compito.

Diciamoci la verità; con l’andazzo attuale  se un insegnante  non conosce la sua materia, o non sa insegnare, non succede niente, perché ha vinto un concorso pubblico (ma moltissimi sono entrati ope legis grazie alle infornate promosse dal Sindacato della scuola) e questo basta per metterlo al riparo da qualsiasi controllo sulla professionalità.

E se i ragazzi di una classe (e ce ne sono) hanno la ventura di avere un docente  ad esempio di italiano o di matematica che per incapacità o negligenza non svolge il proprio compito, si trovano immediatamente svantaggiati rispetto ai compagni di altre classi.

Professore a scuola – foto tratta dal web

Ecco perché, riprendendo il mio ragionamento, una scuola di basso livello, una scuola di “tutti promossi”, una scuola il cui benchmark del livello di insegnamento si è progressivamente abbassato con il passare degli anni, è una scuola che non aiuta i ragazzi meno fortunati a salire sull’ascensore sociale, condannandoli o all’abbandono scolastico, o in ogni caso a fine studi a lavori precari e meno retribuiti.

In questo senso credo si debba cogliere l’invito di papa Francesco ad evitare di considerare l’assistenzialismo come uno strumento idoneo a combattere la povertà.

Ecco perché un impegno per una  scuola migliore, che deve essere sì inclusiva ma anche selettiva, per dare ai poveri le stesse opportunità di apprendimento dei ragazzi più ricchi (che non a caso le famiglie abbienti mandano all’estero dopo il corso di studi in Italia) deve essere la principale battaglia di una sinistra moderna.

E se il Pd vorrà veramente schierarsi dalla parte dei poveri, senza cadere nel populismo chavista di tipo “contiano”,  dovrà concentrare le sue attenzioni  soprattutto sulla scuola, ma per fare questo dovrà liberarsi delle vecchie “scorie” che lo hanno finora caratterizzato, e che consistevano nel mettere al primo posto l’interesse degli operatori scolastici (forse anche per motivi elettorali) piuttosto che quello dei ragazzi.

Anche a costo di scontrarsi con vecchie visioni sindacali di sapore corporativo.

Grazie per l’attenzione, e un abbraccio.

Umberto Baldo


Caro Umberto,

oggi hai spaziato su due temi che “conosco e frequento poco”.
Sai che da laico sono attento alle parole di Francesco ma credo che – come sempre bisogna contestualizzarle – e non fare come Salvini e altri esponenti di destra o altri di sinistra che prendono una frase e se la fanno propria.
Il cattolico, il cristiano – non ho mai capito la differenza – deve prendere tutte le parole del Papa e non solo quelle che gli possono fare comodo. Ad esempio baciare il rosario e avere due mogli e un’amante, non è da buon cattolico-cristiano.
Ma andiamo oltre.
L’altra partita che affronti è quella della scuole.
Non essendo nonno – ma sentendo e leggendo sui social pezzi delle chat delle mamme – pur non avendo esperienza diretta sulla materia, sento lamentele clamorose.
Io non so se la colpa è del sindacato – certo nell’ambito della scuola dovrebbe fare delle grosse riflessioni – o la colpa è del sistema scolastico e dei programmi. Oppure – come abbiamo letto in questi giorni sui media – la colpa è dei genitori che se qualcuno “osa” bocciare il figlio ci si rivolge al TAR o se al proprio figlio viene comminata una nota, si chiama un prezzolato per dare una lezione “fisica” al professore.
Tempi diversi i nostri, caro Umberto. Se a scuola andavi male o facevi casino, quando tornavi a casa, c’era la ripetizione – in pejus -della punizione.

Maurizio Landini, ieri a Roma – foto tratta dal web

Concordo con te – e con Francesco – che la povertà si combatte con il lavoro. Lo stesso Landini – ieri a Roma, da solo, senza CISL e UIL – lo ha detto più volte.
E la sinistra – ho cercato di richiamarlo più volte – deve partire dal lavoro, dalla sicurezza sul lavoro, dall’abolizione della precarietà e dalla giungla dei contratti pirati per arrivare ad un salario minimo poichè in certe categorie siamo a livello di paga oraria paragonabile alla schiavitù.
Faccio un breve riflessione che potrebbe sembrare andare fuori tema – sempre a proposito di scuola e povertà – ma non lo è!
Ho visto bruciare bollette di luce e gas, ho visto chiudere catene di hotel per il caro gas e elettricità.
Mi chiedo: ma questi son gli stessi che pagano meno tasse dei propri dipendenti ma hanno tre macchine e un Suv?
Sono gli stessi ai quali vengono rottamate le cartelle? Sono gli stessi che alla mattina vanno in banca a parlare con il direttore per come investire i propri denari?

Ecco perchè credo che la sinistra – allontanando quel populismo di facciata di Conte – dovrebbe riflettere su questi temi, ponendosi – a volte – anche in contrasto con certe categorie dalle quali è inutile aspettarsi voti o riconoscimenti.

Comunque speriamo che Francesco viva ancora a lungo,. Dopo una Meloni, anche un Papa di destra sarebbe davvero insopportabile.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)