MPS e Kurosawa

di Umberto Baldo

Vigni e Mussari – ex ad e Presidente MPS – immagine tratta dal web

PREMESSA

In Italia il problema giustizia è sempre lì sul tappeto dell’agone politico.
Inchieste, sentenze di primo, secondo e terzo grado, ribaltamenti clamorosi, anni persi in cause milionarie. E non sempre la giustizia vince.
Non sono in grado nè di giudicare la sentenza, nè ho le conoscenze complete dal fatto. Sono stato un attore non protagonista di quanto accaduto – mi ricordo bene le riunioni in Banca Italia, con Governo e Banche – e ho sempre pensato che si trattasse di un’operazione che passasse sopra la testa del sindacato, delle lavoratrici e dei lavoratori.
Constato solo che in tutti i processi a coloro che hanno causato il fallimento delle Banche: da Vicenza a Genova, da Montebelluna ad Arezzo, dalle Marche a Bari, da Cesena a Rimini e Ferrara, quasi nessuno è stato ritenuto colpevole.
A pagare i prezzi di questi fallimenti sono stati i clienti, gli azionisti, gli obbligazionisti, le lavoratrici, i lavoratori e tutta la collettività.
Infine – spiace evidenziare – che ci sono state pochissime reazioni sindacali a questo processo. Nei siti dei sindacati nazionali – almeno fino alle ore 17,20 del 8/05/2022 – compare solo la dichiarazione di Lando Maria Sileoni segretario generale Fabi. Eppure – nel recente passato – la Uilca – il mio ex sindacato – si era contraddistinta per aver cercato a tutti i costi di entrare nei processi contro i banchieri come parti civili. Ne prendo atto, con dispiacere.
Allora – per concludere questa lunga premessa – allego l’interessante articolo di Nicola Borzi apparso oggi sul Fatto Quotidiano.

articolo Nicola Borzi

Se non riuscite a leggerlo, salvatelo e allargatelo, oppure andate su Facebook nella pagina di Nicola Borzi.
Infine, ecco il post di Umberto Baldo, un altro attore protagonista (come sindacalista dell’Antonveneta)di questa vicenda.


Rashomon, riconosciuto come un capolavoro del registra Akira Kurosawa, è un film in cui si racconta l’indagine sull’omicidio di un samurai, ma nello sviluppo del racconto il delitto è rievocato da quattro punti di vista soggettivi e inesorabilmente contraddittori, mettendo così in discussione l’affidabilità della narrazione, e incrinando così la nozione stessa di “verità”.
Non ho potuto non ripensare a Kurosawa leggendo le cronache relative alla sentenza con cui il Tribunale di Milano ha assolto dalle accuse di falso in prospetto, false comunicazioni sociali, e ostacolo all’Autorità di vigilanza, l’ex Presidente del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari e l’ex Direttore Generale Antonio Vigni, oltre che l’ex responsabile dell’area finanza Gianluca Baldassarri, l’ex direttore finanziario Antonio Pirondini, e Marco Di Santo, responsabile Alm all’interno dell’area Tesoreria e Capital management della banca senese. E ancora i sei dirigenti di Deutsche Bank (Michele Faissola, Michele Foresti, Dario Schiraldi, Matteo Vaghi, Marco Veroni e Ivor Scott Dunbar) e l’ex manager dell’istituto giapponese Nomura Sadeq Sayeed, all’epoca dei fatti ceo di Nomura International Plc London.
Ricorderete certamente che al centro dell’inchiesta c’erano alcune operazioni di finanza strutturata, in particolare i derivati Santorini e Alexandria, che Mps aveva sottoscritto con Deutsche Bank e Nomura e che, secondo la Procura, avrebbero permesso di occultare la reale situazione finanziaria della Banca, con particolare riferimento alle perdite causate dall’operazione di acquisto di Antonveneta.
Va pure ricordato che in primo grado, l’8 novembre 2019, Mussari era stato condannato a 7 anni e 6 mesi, ed in appello la Procura Generale di Milano aveva chiesto di confermare la condanna, sia pure con riduzione della pena a 6 anni e 4 mesi per intervenuta prescrizione di alcuni episodi.
Le cronache parlano di incredulità degli astanti alla lettura del dispositivo della sentenza, perchè le assoluzioni sono state decretate con la formula “il fatto non sussiste” per alcuni capi di imputazione, ed il “non doversi a procedere per intervenuta prescrizione” per altri reati.
Vi starete certamente chiedendo: ma cosa c’entra allora Kurosawa ed il suo film Rashomon?
C’entra, perchè nell’ottobre del 2020 sempre il Tribunale di Milano aveva condannato Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, all’epoca dei fatti rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato di Mps e successori di Mussari e Vigni, a sei anni di reclusione e 2,5 milioni di multa ciascuno per aggiotaggio e false comunicazioni sociali relativamente alla prima semestrale 2015 della Banca, e sempre in relazione ai derivati Alexandria e Santorini.
Ritengo opportuno fissare alcuni punti, almeno per quanto mi riguarda.
Non sono un manettaro per cultura, e quindi sono contento che Mussari, Vigni e gli altri imputati siano stati assolti se il Tribunale non li ha riconosciuti colpevoli!
Come la quasi totalità dei cittadini, non ho avuto accesso agli atti dei due processi, per cui devo fidarmi della serietà professionale dei giornalisti che ne hanno trattato, e che hanno scritto che i fatti da giudicare erano sostanzialmente gli stessi.
Sono conscio da sempre che la verità processuale spesso non ha nulla a che vedere con la realtà fattuale, ma non sono neppure un sostenitore della tesi secondo cui le sentenze si eseguono e non si discutono, perchè, vivaddio, ritengo che in uno Stato democratico le pronunce dei giudici non siano “verità rivelate”, e di conseguenza si possano valutare.
Ed in quest’ottica non posso non rilevare che i due processi per Santorini ed Alexandria, celebrati entrambi a Milano contro Mussari e Vigni da un lato, e Profumo e Viola dall’altro, abbiano un che di kafkiano.
Nel caso di Mussari e Vigni, condannati come accennato in primo grado, e relativamente ai quali la Procura aveva chiesto in appello la conferma, sia pure con pene leggermente inferiori, la Corte di Appello ha disatteso le tesi dell’accusa assolvendo tutti gli imputati.
Nel caso di Profumo e Viola invece per ben due volte sono state disattese le richieste di proscioglimento dell’Accusa.
Una prima volta nell’aprile 2018, con il Gup che rinviò a giudizio gli imputati nonostante la Procura avesse chiesto il proscioglimento dalle accuse, sostenendo che da parte degli imputati non ci fu “l’intenzione di ingannare nessuno” (la tesi del PM era che gli imputati avevano seguito le indicazioni di Consob e Banca d’Italia nello scegliere il metodo di contabilizzazione dei derivati).
E una seconda volta quando il Tribunale di Milano condannò Profumo e Viola nonostante i magistrati della Procura meneghina avessero chiesto l’archiviazione.
Come vi dicevo, non sono nelle condizioni di esprimere un giudizio documentato sulle due differenti valutazioni dei giudici, ma converrete con me che la mente vacilla.
A questo punto c’è solo da sperare che l’assoluzione di Mussari e Vigni perchè il fatto (cioè l’aggiotaggio e il falso in bilancio proprio su Santorini ed Alexandria) non sussiste, siano un punto di partenza anche per la Corte di Appello che giudicherà Profumo e Viola in secondo grado.
Anche se nulla è scontato, perchè nel nostro ordinamento giudiziario ogni sentenza ed ogni giudice hanno storia a sé.
Ma converrete con me che sarebbe quanto meno incomprensibile ai più se alla fine della fiera Mussari e Vigni, che Santorini e Alexandria li hanno quanto meno sottoscritti, siano stati assolti, mentre Profumo e Viola che sono stati di fatto “nominati” dalla Banca d’Italia per raddrizzare quelle storture, venissero condannati anche in Appello. Resta l’amaro in bocca per il cittadino qualunque, come me, che vede che i processi per i fallimenti o la mala gestio di alcuni banchieri italiani, alla fine si risolvano tutti in un nulla di fatto, con nessun colpevole.
Eppure per quei loro comportamenti, per quelle condotte, giudicate ora penalmente irrilevanti, a pagare il conto, a suon di miliardi, sono sempre stati i contribuenti italiani.
E senza che nessuna Autorità di Vigilanza sia stata chiamata a rispondere almeno di certe omissioni.
Così va il mondo! Si usa dire.
Ma questo non vuol dire che vada bene così.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)