Esopo: la cicala e la formica. Il gas: la Germania e l’Italia

di Umberto Baldo

Foto tratta dal web

PREMESSA
La Germania rompe il patto europeo e fa da sè nella lotta contro il caro bollette gas e luce. Ma può farlo e perchè. Ce ne parla Umberto Baldo


Ve la ricordate la favola della cicala e della formica di Esopo? 

Ma si, quella in cui la formica durante la bella stagione lavora e accantona provviste per l’inverno, mentre la cicala canta e non fa altro. 

E quando arriva il freddo la cicala va dalla formica a chiedere del cibo e si sente dire “io ho lavorato duramente per ottenere questo, e tu che cosa hai fatto durante l’estate?” “Ho cantato.” risponde la cicala. Al che la formica esclama: “Allora adesso balla!”.

Non ho intenzione di raccontarvi favole, bensì di parlarvi di crisi energetica. 

Cosa c’entrano allora la cicala e la formica? 

Forse non sarà l’esempio più centrato, ma vedrete che c’entrano, eccome se c’entrano. 

Partiamo dall’Europa, che a mio avviso mai come in questa fase sta mostrando tutti i suoi limiti, il che addolora e preoccupa chi come me nel disegno di integrazione europea crede da sempre. 

Che Vladimir Putin avesse intenzione di tagliarci le forniture di metano prima dell’inverno non occorreva essere un Machiavelli per capirlo. 

L’attentato al gasdotto Nord Stream, chiunque lo abbia pensato ed attuato, è stata l’ultima ciliegina sulla torta, e spero abbia tolto ogni dubbio al riguardo. 

La crisi energetica in atto, diretta conseguenza dell’aggressione russa all’Ucraina, sta mettendo ogni singolo Stato europeo di fronte alla “realtà”, soprattutto ai rischi di deindustrializzazione. 

E questa “realtà” chiama in causa la capacità di ogni Paese di fare fronte a queste difficoltà, che in poche parole vuole dire quanto soldi si possono impegnare per sostenere famiglie e imprese dal caro bollette. 

Quello che il Ministro Roberto Cingolani ha ben espresso con il concetto: “Chi ha spazio fiscale si salva, e chi non ce l’ha si arrangia”

Nonostante l’impegno di Draghi per far passare a Bruxelles l’idea di un “price cap” europeo per il gas, alla fine si è visto che un accordo in tal senso è impossibile, e molti Stati stanno andando ognuno per proprio conto, e fra questi in primis la Germania, con il governo della coalizione semaforo Spd-Verdi-Fdp che mercoledì ha annunciato a sorpresa che il Fondo per la stabilizzazione dell’economia (Wirtschaftsstabilisierungsfonds WSF creato nel marzo 2020 per la pandemia e utilizzato fino a giugno di quest’anno) verrà riattivato nelle prossime settimane per essere usato nuovamente, in via straordinaria, come «scudo difensivo contro la guerra energetica», e ciò fino al marzo/aprile 2024, con una dote da 200 miliardi, pari a circa il 5% del Pil

E’ evidente che il WSF consentirà alla Repubblica Federale di farsi carico in gran parte del caro bollette, alleggerendo l’onere dell’alto prezzo del gas per imprese, Pmi, artigiani, famiglie e pensionati, compensando direttamente i produttori/distributori, e riducendo la forchetta tra i prezzi di mercato e i prezzi di vendita alla clientela.

Sia chiaro che considero questa scelta tedesca come un atto di arroganza, che mette in discussione il futuro dell’Europa. 

Ma non mi soffermo tanto su questo. 

Sono sufficienti le parole del ministro delle Finanze tedesco Lindner: “Noi siamo economicamente forti, e questa forza economica la mobilitiamo, quando serve, come adesso“. 

Lindner sarà stato anche brutale, ma ha detto la verità, e cioè che quello che si può permettere la Germania noi non lo possiamo fare. Inutile che Capitan Salvini chieda ad ogni piè sospinto trenta miliardi di scostamento di bilancio. 

Lo ha capito bene la premier in pectore Giorgia Meloni che non si può fare, perché ciò potrebbe scatenare una reazione scomposta dei mercati contro l’Italia. 

E torno allora alla cicala ed alla formica. 

Perché la Germania se lo può permettere, e noi no? 

In fondo anche i tedeschi, come noi, non hanno gas, non hanno petrolio, non hanno materie prime, e dipendono da forniture estere. Cos’hanno di diverso da noi? 

Sarebbe troppo facile e troppo riduttivo rispondere che il rapporto debito/Pil tedesco ha toccato un picco poco sopra l’80% con la Grande Crisi Finanziaria del 2008-2012, ma è tornato al 58,9% nel quarto trimestre 2019, prima dello scoppio della pandemia. La lotta contro Covid ha riportato il debito-Pil tedesco al 68% circa. 

A fronte del nostro 150%! 

Ma il debito è solo un aspetto, perché loro hanno soprattutto uno Stato ed una Pubblica amministrazione che funzionano, e che supportano un sistema produttivo con una produttività che noi ce la sogniamo (a dire la verità quanto a produttività di sistema veniamo superati da tutti i grandi Stati europei). 

Non hanno una burocrazia debole, fragile e mediamente ignorante come la nostra. 

Non hanno una giustizia caratterizzata dalla lentezza dei processi, soprattutto quelli civili e amministrativi, che incidono fortemente nell’economia. 

Non hanno mezzo Paese che vive sulle spalle dell’altra metà che produce. Con la conseguenza che chi le tasse le paga è soggetto ad aliquote talmente elevate che deprimono l’economia, non rendono vantaggiosa l’iniziativa imprenditoriale, e tosano i consumi, perché i cittadini trovandosi meno denaro in tasca spendono meno. Tutto ciò per acquisire una massa di entrate, di cui cui la maggior parte viene utilizzata per un deprecabile assistenzialismo, in un vorticoso turbine di spesa pubblica inefficiente, che per di più provoca anche corruzione. 

Non hanno un’evasione fiscale pervasiva come la nostra, che nessuno in realtà vuole sradicare, se non a parole. 

Non hanno una parte consistente del Paese inquinato dalle Mafie. Non hanno una visione campanilistica dei problemi, per cui l’interesse pubblico è sempre prevalente, e questo vuol dire che quando un’opera pubblica serve, la si fa, indipendentemente dai Comitati per il No, dai Tar sempre prodighi di “sospensive”, dalle Sovrintendenze (vedi rigassificatori). 

Non hanno bisogno di tempi biblici per la conclusione dei lavori di pubblica utilità, mentre da noi possono passare anche 15 o 20 anni dal progetto al rilascio dell’opera, che talvolta può anche restare incompiuta. 

Non dilapidano ingenti risorse pubbliche con la logica del “panem et circenses”, in un perpetuo scambio elettorale. 

Credetemi che potrei continuare con questo elenco, ma non voglio angosciarvi. 

Ripeto, a scanso equivoci, che non condivido la scelta tedesca di mettere in campo i 200 miliardi, per quanto “non strutturali”, al di fuori di ogni logica europea. 

Ma almeno non prendiamoci in giro nello stupirci! 

Noi ormai ci siamo assuefatti a tutto le carenze cui accennavo prima, tanto che ci sembrano normali. 

Ma almeno prendiamo coscienza che la causa dei nostri problemi sta nel fatto che da decenni siamo governati da persone non adeguate, che non hanno studiato, che si comportano mediamente da millantatori che prendono in giro i cittadini

La campagna elettorale appena finita ne è la testimonianza più lampante. 

Ci hanno raccontato di tutto, detto bugie, fatto promesse, ma non ci hanno detto l’unica cosa che conta……la verità. 

E dalla verità, suo malgrado, dovrà partire l’azione di governo di Giorgia Meloni.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)