Ancora sulle Banche Popolari. Le Popolari rimangono ancora ben ancorate ai loro valori tradizionali.

Nel mio articolo del 21 marzo Che fine hanno fatto le Banche Popolari italiane? avevo – riprendendo un articolo su Repubblica di Andrea Greco sul mondo delle Banche Popolari in Italia – fatto alcune considerazioni su questo mondo così vicino ai miei ideali. Nell’articolo avevo citato il Segretario dell’Associazione delle Banche Popolari Giuseppe De Lucia Lumeno in quanto – secondo il mio modesto parere – nell’articolo di Greco mancava un’analisi proveniente proprio dal mondo delle popolari.

Il Segretario Generale dell’Associazione delle Banche Popolari Giuseppe De Lucia Lumeno – foto tratta dal web

De Lucia non si è fatto attendere – purtroppo le notizie di guerra e gli argomenti ad essa collegata hanno occupato il mio tempo – e mi ha risposto con una garbatissima mail – e non poteva essere che così visto i nostri ventennali rapporti – in cui mi rammenta che “l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari e del Territorio”, che comprende le Banche Popolari italiane, una parte delle ex Banche Popolari e un numero importante di Banche cooperative straniere operanti in Italia, ecc., gode di ottima salute ed è in grado ancora di servire il Paese e i clienti nel migliore dei modi, che le quote di mercato sono più ampie rispetto a quelle riportate da Andrea Greco e che la rete territoriale rimane ancora significativa rappresentando il 12/15% di quella presente in tutto il Paese.
Ma De Lucia va oltre e facendosi forza con l’interessante convegno internazionale che si è svolto il 13 e 20 marzo con la partecipazione di importanti esponenti della finanza e della cooperazione, arriva a conclusioni importanti che sono riportate in un’intervista al Tempo e in un articolo del Riformista.
Convegno che ha dimostrato, come ha dichiarato De Lucia al Tempo di Roma: La fotografia della cooperazione bancaria nel mondo ci mostra una realtà che è un punto di forza dell’intero sistema bancario grazie agli oltre 230mila istituti, ai 524 milioni di soci e agli 820 milioni di clienti, 9.700 miliardi di euro di raccolta e 7.700 miliardi di euro di impieghi, pari rispettivamente al 13% e al 8% del PIL mondiale. Una realtà in espansione con la missione di coniugare innovazione e nuove tecnologie con
servizi e modalità sempre più personalizzati, sempre ponendo al centro la persona e le sue

necessità.
Non da meno – sempre nell’intervista al Tempo – De Lucia fornisce i veri dati, anche etici, della presenza in Italia delle Banche Popolari: Le Popolari italiane possono anche vantare un rating etico (fonte Standard Ethics) pari a “EE” con outlook positivo con un dato superiore alla media del sistema nazionale. I soci sono oltre 500 mila e i clienti quasi 7 milioni. Numeri che confermano la solidità del legame tra Popolari e territori, prezioso salvagente per tutte quelle imprese, soprattutto medie e piccole, che altrimenti
difficilmente sopravvivrebbero. Su 107 province, le Popolari hanno una quota di mercato, in termini di sportelli, superiore al 25% in 27, 12 al nord e 15 al centro-sud a testimonianza
di una presenza ampia e diffusa su tutto il territorio. Il 55% degli impieghi si concentra al
nord e il 45% al sud. Nel 2021, i flussi di nuovi finanziamenti alle Piccole e Medie Imprese
sono stati pari a 36 miliardi di euro e quelli alle famiglie, per i mutui, a 15 miliardi di euro.
In quasi 400 comuni italiani le Popolari sono oggi l’unico riferimento creditizio e, nelle
regioni meridionali, sono praticamente le uniche che continuano a mantenervi la propria sede legale oltre che una presenza capillare con quasi 1.000 sportelli.

Questi dati sono significativi e non hanno bisogno di grandi interpretazioni.
Prendo spunto da queste dichiarazioni-precisazioni di De Lucia per formulare alcune mie considerazioni:
1) la desertificazione della presenza delle filiali sul territorio nazionale dovrebbe essere un obiettivo primario delle Banche Popolari, proprio in considerazione delle parole del Segretario Generale;
2) Le Banche Popolari potrebbero farsi carico anche di essere apripista delle “filiali condivise” cioè quello di condividere spazi fisici con altri soggetti anche non bancari;

3) farsi promotrici – ancora di più – di quel processo di educazione finanziaria che trova il nostro paese fra gli ultimi in sede Europea

4) incrementare – soprattutto in questo particolare storico – la vicinanza al cittadino e alle imprese che fanno fatica a riprendersi dopo due anni di pandemia e la guerra in Ucraina.

Luigi Luzzatti – Presidente Consiglio dei Ministri – Fondatore della Banca Popolare di Milano e Banca Popolare di Lodi – foto tratta dal web

Insomma gli insegnamenti di Luigi Luzzatti hanno ancora una validità in questo mondo di turbo capitalismo e di revisione dei confini politici ed economici che scaturiranno da questa sciagurata guerra scatenata da Putin? Io credo di si, perchè la globalizzazione selvaggia si fermerà, ci sarà un ritorno all’autarchia che porterà a rendere l’economia e la produzione di beni in maniera diversa da quella che abbiamo visto negli ultimi 20 anni.
E serviranno banche del territorio, banche che sanno fare impresa e aiutano l’impresa, senza pensare eccessivamente al ROE, alla distribuzione degli utili e ai folli guadagni di alcuni banchieri.



Nella pagina IL MIO DIARIO DI UNA GUERRA VISSUTA DAVANTI AD UNO SCHERMO valutazioni, pareri e aggiornamenti quotidiani sull’invasione russa dell’Ucraina

Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)