Test Invalsi e la sostituzione etnica dei “somari”

lettera al blog di Umberto Baldo

Caro Massimo,

Leggendo i risultati del “Rapporto Invalsi 2023” mi è venuto da pensare che mentre qualcuno si preoccupa di una possibile “sostituzione etnica” fra immigrati e noi italiani autoctoni, in realtà  questa sostituzione è da anni in corso, ed è quella dei “somari” che vanno a sostituire gli italiani che sanno leggere e scrivere, ma soprattutto che sanno capire quello che leggono.

Lo so bene che molti, soprattutto nel corpo insegnante, sono contrari alla somministrazione di questi test ai nostri ragazzi, e dal loro punto di vista hanno ragione visto che anno dopo anno l’Invalsi certifica l’assoluto fallimento della scuola italiana.

Non voglio neanche perdere tempo a polemizzare con le idee del ’68, con il 6 politico, con la scuola inclusiva, con la scuola che deve essere un luogo di divertimento e non di  somministrazione di “nozionismo”.

E non intendo neppure polemizzare con i maitre a penser della pedagogia italica secondo cui voti e nozioni sono inutili retaggi del passato. 

E non lo faccio perché se sei alle prese con un’alluvione, con l’acqua alla porta di casa, poco importa se la causa è una pioggia anomala o una diga che ha ceduto; quello che conta è l’acqua che ti inonda la casa.

Invalsi – immagine tratta dal web

E per quanto riguarda la scuola italiana l’acqua ce la descrive l’Ansa“Metà dei giovani che termina le scuole superiori non è in grado di comprendere quello che legge (solo il 51% degli studenti -1 punto rispetto al 2022 raggiunge almeno il livello base, con un divario tra Nord e Sud che raggiunge la quota di ben 23 punti percentuali; in Matematica il 50% degli studenti (invariato rispetto al 2022) raggiunge almeno il livello base con un divario tra le aree del Paese che raggiunge i 31 punti, anche se c’è un leggero progresso al Sud e nelle Isole”.

Credo che di fronte alla certificazione, anno dopo anno sempre uguale se non peggiore, che metà dei nostri “maturi” non sono in grado di comprendere appieno quel che leggono si resta ammutoliti, nel senso che viene da strapparsi i capelli.

A meno di non buttarla in ridere, come un mio cugino che quando si trovava di fronte ad una persona che faceva fatica a seguire i suoi ragionamenti, gli diceva in veneto “me pare che el to forte no sia el capire!” .

Ma poiché  sono convinto da sempre che il futuro di qualunque Paese si costruisce nelle aule scolastiche, non mi stancherò mai di dire che questo per l’Italia è il “problema dei problemi”.

E mi incazzo come una bestia nel vedere che alla fin fine, al di là delle parole, ciò non interessa a nessuno.

A partire dai genitori “somari” di ragazzi “somari”, che invece di preoccuparsi di far rigare dritto i figli pensano solo a come trovare un modo per dimostrare agli insegnanti di saperne più di loro, cercando a qualsiasi costo la promozione, anche  ricorrendo al Tar quando un figlio non viene ammesso agli esami, o a volte trasformando le chat su Whatsapp in un plotone di esecuzione contro l’insegnante di turno.

E senza nascondere anche una sostanziale responsabilità anche del corpo docente, troppo disponibile ad assecondare i desiderata delle famiglie anche a costo di rinunciare alla loro dignità di “maestri” (e non a caso adopero questo termine che forse suona come rinascimentale).

E non mi si venga a dire che il docente è solo di fronte ai problemi, perché se si mettessero tutti assieme con decisione e a muso duro, vorrei vedere se non verrebbero ascoltati. 

Per arrivare anche a quella del Sindacato, da sempre preoccupato solo di aumentare gli organici (che si pretende crescano anche adesso che la popolazione scolastica è in drammatico crollo numerico), senza mai alzare la voce, se del caso ricorrendo all’arma della lotta e dello sciopero, per riaffermare ruolo e dignità dei docenti.

E, cosa che trovo allucinante, sempre contrari ad ogni forma di valutazione e di sistemi premianti, il che ha portato a far diventare il benchmark della scuola quello degli insegnanti meno preparati, che considerano l’insegnamento un ripiego alla disoccupazione, quelli che “basta arrivare a fine mese”.

Ed in questo il Sindacato è sostenuto ed aiutato da un corpo docente che teme di essere valutato sulla base delle proprie capacità e del proprio bagaglio culturale.

Tanto una volta vinto il concorso perché ti licenzino devi proprio uccidere un allievo!

Corrado Augias ricordava il suo primo giorno di liceo quando il professore chiese agli studenti: chi sa dire a cosa serve studiare? Alcuni risposero : a diventare adulti, a crescere bene e diventare brave persone..

Il professore non era convinto delle risposte finché disse “ad evadere dal carcere”.
Rimanemmo stupiti.

Il professore disse: l” ’ignoranza è un carcere, perché là dentro non capisci e non sai che fare!  Studiare serve ad evadere dalla prigione da chi vi vuole stupidi e creduloni, e a scavalcare il muro dell’ignoranza per poter capire senza chiedere aiuto. E sarà difficile ingannarvi!”.

Si trattava sicuramente di un insegnante, e di un uomo, che aveva capito molto della vita.

Certo si potrebbe pensare che i test Invalsi fotografano solo un momento della fase formativa degli alunni (anche se scuole medie e scuole superiori mi sembrano fasi fondamentali), immaginando che magari certe carenze formative possano essere recuperate in un secondo tempo. 

Nulla di più falso, perché certe lacune te le trascini dietro per tutta la fase di apprendimento, e poi per tutta la vita. 

Non c’è dubbio che c’è sempre un 50% che studia proficuamente e riuscirà a colmarle quelle lacune, ma molti di  quel 50% che non capisce quello che legge li si trova poi anche all’Università.

E lo testimoniano i docenti universitari, spesso costretti a veri e propri corsi di recupero per le matricole.

E basta consultare testimonianze su testimonianze di professori universitari che riferiscono di studenti di economia che non sanno risolvere problemini da terza media, o studenti di diritto che commettono errori di sintassi e di ortografia.

Errori che guarda caso le Commissioni riscontrano ad esempio anche nelle prove d’esame per l’accesso alla Magistratura (sic!).

Certo si può anche consolarsi pensando che la lingua cambia, e che i congiuntivi sono diventati ormai obsoleti, ma   acqua si scriverà sempre acqua e non acua o aqua.

E sempre tornando ai genitori “somari”, non mi stancherò mai di dire che non si rendono conto che una promozione ottenuta per il rotto della cuffia, con i crediti formativi che io ritengo la più perfida delle invenzioni, finisce per rendere più difficile l’inserimento del “pargolo” nel mercato del lavoro, perché le aziende lo hanno capito da mò che il titolo di studio non garantisce certo un adeguato livello formativo, e si regolano di conseguenza. 

Per non dire che la scuola facile, la scuola dei somari, finisce per ritorcersi sulle classi meno fortunate, perché i figli dei ricchi hanno le risorse per perfezionare la loro preparazione con master e corsi all’estero, nelle Università più prestigiose, dove si studia veramente, e quando poi si affacciano sul mercato del lavoro il posto adeguato lo trovano di sicuro, lasciando agli altri “dottori”, quelli della scuola dove ci si deve divertire,  i posti meno remunerati.

Ma poiché  anche alla politica della scuola sembra non importare nulla, continueremo anno dopo anno a commentare i test Invalsi, che francamente a questo punto comincio a dubitare se abbiano una reale funzione, se non quella di provocare il mal di stomaco a chi come me alla funzione della scuola crede davvero.

Umberto Baldo


Che dire Umberto?
Mi assumo la responsabilità di averti provocato. I nostri lettori devono sapere che mercoledì alle ore 16 e 16 ti ho mandato un WhatsApp (si perchè noi anziani usiamo tutta la tecnologia) che diceva: “Cosa ne pensi del test dell’Invalsi? Mamma mia“. La tua risposta è stata – dopo pochi minuti -: “confermo quello che dico da anni, che abbiamo distrutto la scuola.
Ti sblocco un ricordo e ti riporto ad un articolo che hai scritto nel 2021 e più esattamente il 19 luglio 2021 dal titolo Test Invalsi 2021: una “spia rossa” dove invece di somari, parlavi di “cretini“, ma il refrain era lo stesso.
Ecco perchè mi aspettavo una tua precisa presa di posizione su questo argomento, ecco perchè, non hai cambiato idea.
Anch’io – come te – sono veramente preoccupato di questi dati.
D’altra parte, Umberto, se leggi i post che “viaggiano” sui social – e io non uso Tik Tok e Youtube – la realtà è ancora più drammatica perchè parliamo di persone con qualche anno di più di quelli presi in esami dall’Invalsi. Errori di ortografia gravi di ortografia (quelli della matita rossa), incomprensione dei testi, congiuntivi spariti, consecutio temporum (sconosciuto anche ai giornalisti o pseudo tali).

Purtroppo questo è lo specchio del nostro Paese. Eppure la nostra scuola è ancora ben piazzata nella classifica delle scuole europee, le nostre Università pure.
Probabilmente vincono le eccellenze, mentre la media è bassa.

Quello che mi preoccupa è che questi giovani saranno la classe politica e imprenditoriale del futuro del nostro Paese.
Voglio spendere due parole sui genitori. Il caso che tu citi, e cioè quei genitori che sono ricorsi al TAR contro la non ammissione del proprio figlio all’esame di Stato, e la successiva bocciatura alle prove della maturità, è emblematico.
I genitori che si sostituiscono ai professori. I genitori che difendono i loro figli proteggendoli contro la scuola ma lasciandoli soli ad affrontare le problematiche del mondo.
Umberto, non voglio richiamare i nostri tempi, ormai lontanissimi e distanti un secolo, ma il rispetto verso i professori, la maestra erano sacri come lo poteva essere – per noi abitanti di un piccolo paese – come il sindaco, il prete, il comandante dei carabinieri.
Ecco, l’istruzione era vista come un moto e un modo per allontanarsi dai lavori della terra (ahimè), un riscatto sociale.
Oggi l’istruzione è vista come una perdita di tempo.

D’altra parte, caro Umberto, quando hai un ministro alla Cultura che si vanta di leggere meno di un libro al mese e partecipa ad un concorso letterario senza nemmeno aver letto un libro di quelli finalisti, che prospettive abbiamo, anzi avranno?
E l’esempio – come dicevano sempre i miei genitori – deve venire dall’alto.
E invece – assistiamo ad un impoverimento culturale continuo.
Sul sindacato della scuola mi sono già espresso altre volte.
Rimasi colpito ed esterrefatto quando un rappresentante sindacale del mondo scolastico disse ad una trasmissione televisiva – durante la pandemia – che la DAD era pericolosa – non perchè c’era la distanza fra alunno e professore – ma perchè poteva comportare motivi di “sicurezza nazionale” e che era meglio chiudere le scuole che fare lezioni on line…
Vabbè, i due soliti brontoloni, dirà qualcuno, ma finchè avremo voce e fiato, brontoleremo!!! Statene certi.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)