Smart working: lavoro per obiettivi e non più per tempo?

Immagine tratta dal web

In questi giorni, come abbiamo riportato nel post del 18 settembre, il tema dello smart working è tornata alla ribalta. Non passa giorno che i media dedicano paginate a questo tema.
Oggi voglio affrontare un tema delicato: lo “smart worker“, cioè il lavoratore agile, deve lavorare per obiettivi o per tempo?
Fino ad oggi al lavoratore in smart working vengono riconosciute le stesse tutele (diritti e doveri) dei lavoratori ubicati negli uffici o nelle fabbriche. Possono solo esistere piccole differenze salariali (buoni pasto) ma il lavoro da remoto o in presenza viene pagato allo stesso modo e con gli stessi criteri.
Ma questa concezione viene messa in discussione da studiosi del mondo del lavoro e dagli stessi imprenditori.
In un post pubblicato da Adami & Associati (1) cita l’opinione di Vincenzo Renzo, Plant manager di Rotork, “che mette l’accento sulla necessità di lavorare per obiettivi durante lo smart working anziché per tempo … come questo approccio possa paradossalmente rendere maggiormente pianificabile l’attività lavorativa da remoto“. Renzo va oltre affermando che “da questo punto di vista, quindi, agli smart worker viene richiesto di saper lavorare in autonomia, e anzi, di comportarsi quasi come dei lavoratori autonomi.”
Anche Massimiliano Bariola, amministratore delegato, Simai Spa Toyota Material Handling, spiega che “ci troviamo in un momento in cui alle proprie persone è chiesto di somigliare di più a liberi professionisti, responsabili e in pieno controllo delle loro attività.”
D’altra parte anche il Corriere della Sera con un’articolo a firma di Rita Maria Stanca del 9 settembre, intervistando Silvia Bolzoni, CEO & founder di Zeta Service (2) afferma che “Il modo di intendere il lavoro sta cambiando, una vera rivoluzione che ripensa i rapporti professionali, non si tratta semplicemente di “lavorare da casa”, si tratta di rivedere il concetto di produttività, di misurare sempre di più gli obiettivi” arrivando persino ad affermare che “La gestione delle persone non può prescindere dall’ascolto, attraverso il sondaggio fatto i nostri collaboratori ci hanno raccontato di sentirsi molto più sereni potendo gestire il loro tempo con flessibilità e hanno espresso il desiderio di poter continuare in questa direzione, preferendo un’impostazione del lavoro più legata agli obiettivi.
Quindi il dado è tratto!!!
Quindi il mio richiamo da “ex vetero sindacalista” è quello di stare molto attenti a questa evoluzione dello smart working.
Trasformare il lavoro da “tempo a obiettivi” può comportare gravissimi rischi. Ne voglio enucleare alcuni:
1) trasformazione del contratto di lavoro da dipendente a lavoratore autonomo
2) possibilità di trasformazione lavoro dipendente in partita IVA
3) cessazione del diritto alla disconnessione
4) dequalificazione professionale
5) esclusione dal lavoro di gruppo e di partecipazione sociale nelle aziende
6) isolamento del lavoratore in smart working
Queste problematiche dovrebbero essere analizzate in maniera profonda dalle Organizzazioni Sindacali. E nelle Aziende più evolute dovrebbero essere messe a comun fattore con le parti sociali.
Invece sempre secondo Silvia Bolzoni, CEO & founder di Zeta Service “L’unica criticità emersa è legata ad aspetti relativi alla postazione lavorativa, dal momento che non tutti in casa hanno uno spazio dedicato e ben pensato come quello in azienda. Un aspetto che può sembrare secondario, ma che non lo è affatto poiché la qualità della seduta per esempio incide profondamente sul benessere psico fisico di chi lavora che per noi è da sempre una priorità e per questo abbiamo pensato di fornire ad ognuno un cuscino ergonomico in grado di favorire la postura corretta durante il lavoro non in ufficio e di organizzare per i nostri collaboratori delle lezioni di pilates online”.
Avete letto bene! La loro unica preoccupazione è la postura e non la qualifica del lavoratore, lo stipendio, la vita sociale!
Ho scritto l’altro giorno che spero sia un abbaglio quello che ha preso il Ministro del Lavoro Andrea Orlando di affermare che verrà fatta una legge sullo smart working anche senza le parti sociali. Purtroppo Landini, leader della CGIL e “trainatore” del sindacato italiano, ha detto che un mese per arrivare ad un accordo è poco. Anche il sindacato deve capire che i tempi delle decisioni si sta accorciando sempre di più e che le vecchie strategie sindacali devono essere adattate alla nuova realtà che il post Covid ci ha consegnato.
A meno che il sindacato non voglia essere ancora quello del gettone telefonico.
Alla prossima (3)

note a piè pagina
(1) Adami & Associati è una società specializzata nella ricerca e selezione di personale qualificato, in Italia e all’estero (tratto dal loro sito web adamiassociati.com)
(2) Zeta Service Quest’anno l’azienda si è aggiudicata il secondo posto nella classifica stilata dal Great Place to Work Institute, che individua i migliori posti in cui lavorare in Italia, ed è entrata nelle top 10 dei migliori ambienti di lavoro per donne e millennials.
(3) post in cui ho trattato dello smart working
a) 3 marzo 2021 comparazione articolato lavoro agile accordi ABI e ANIA
b) 10 marzo 2021 abbiamo parlato di lavoratori fragile, formazione, ecc
c) 17 marzo 2021 abbiamo trattato il ruolo del sindacato e la nuova rappresentanza
d) 01/04/2021 abbiamo affrontato il tema dei nuovi ambienti lavorativi
e) 15/06/2021 abbiamo visto cosa succede nelle multinazionali
f) 25/06/2021 abbiamo parlato del sistema ibrido e del ritorno al lavoro
g) 02/07/2021 abbiamo parlato della proposta Unicredit
h) 18/08/2021 abbiamo parlato dell’articolo del Prof. Becchetti

Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)