Prima di parlare del libro, devo fare alcune premesse:
1) ho ritrovato in questo libro lo spirito pastorale che animò il mio “vero prete” dell’adolescenza Don Lodi, un prete anticonformista per l’epoca (inizi anni 70) che parlava anche ai comunisti. Come dice Don Dino “non sembrava nemmeno un prete”.
2) dopo la sua immatura scomparsa sono diventato laico, agnostico, non più credente
3) da allora non avevo più letto un libro sulla religione
4) ho letto il libro di Don Dino solo perchè lo seguo da anni su facebook e twitter e lo trovo davvero forte, simpatico e perfino – per un prete – fuori dal coro.
Devo confessare (vale anche per un laico!!) che ho letto tutto questo libro, con attenzione, senza saltare pagine.
La prima constatazione che è la prima domanda che vorrei rivolgere a Don Dino: ma quante religioni cattoliche esistono?
La religione cattolica è quella di Salvini che ostenta Madonne, rosari e si schiera contro i più deboli?
La religione cattolica è quella dell’icona tipo Medjugorje?
La religione cattolica è quella di radio Maria o similari?
Ecco, Don Dino ci riporta alla religione dell’origine, quella dei Vangeli, dei primordi degli Apostoli, la Chiesa delle catacombe, la Chiesa degli Ultimi, la Chiesa di Francesco.
Un Chiesa che non è ancora Chiesa, una chiesa del pensiero e non dello IOR.
Il filo conduttore di questo libro è la parabola del buon Samaritano, sviscerata in tutte le sue parti.
Un libro che fa riflettere, anche i miscredenti, come il sottoscritto.
Ma, per quelli come me, il vero clou del libro arriva alla fine. Quando don Dino comincia a snocciolare i suoi dubbi. E’ un buon prete? E’ utile alla sua comunità? E’ un peccatore? Si fa capire durante le prediche? La Chiesa sbaglia? E – infine – è un buon pastore?
Lo consiglio vivamente questo libro.
Infine una considerazione personale.
Don Dino sei così simpatico, intelligente, sarcastico che … davvero non sembri un prete.
In nome della “par condicio” la prossima recensione sarà del libro “Mercanti nel tempio” inchiesta sull’obolo di San Pietro e i fondi riservati del Vaticano di Mario Gerevini e dell’amico Marco Massaro.
