Intervista a Kenta Suzuki, ambasciatore della cultura giapponese in Italia

Kenta Suzuki

Questa intervista è stata pubblicata nel mese di agosto. E’ vero che ha ottenuto tantissime visualizzazioni ma proprio perchè è stato pubblicato nel mese di agosto dedicato più alle ferie che alla lettura, la voglio riproporre


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di Annina Botta

Annina è stata ospite già due volte sul mio blog. La prima l’11 gennaio 2023 nella Conversazione-intervista con Annina Botta, una trentenne dalla penna facile ma dolce dolce (almeno così appare) (uno dei post più visti del mio blog) e un suo articolo dal titolo “Farina di insetti: non siete obbligati a mangiarne. Fate gli schifettosi ma con piccioni, lumache e frattaglie no” del 10 febbraio 2023.

Oggi, si è superata e ha intervistato un famosissimo influencer di origini giapponesi, Kenta Suzuki. Non chiedetemi come ha fatto. L’importante è che ci sia riuscita e che mi ha voluto fare questo dono. Anche a nome vostro dico ad Annina: questo blog è tuo, torna quando vuoi!!! Annina è su facebook https://www.facebook.com/annina.botta e su Instagram www.instagram.com/annina_botta
Adesso leggete, ponderate e meditate su questa bellissima intervista.


Oggi intervisto Kenta Suzuki, influencer di origine giapponese – ma ormai romano de Roma – con oltre 250mila follower su ig, 390 mila follower su tiktok, più di 10 milioni di visualizzazioni mensili dei suoi contenuti, un libro “i giapponesi sono fuori di testa” edito con Mondadori che è stato nominato “miglior libro di testo giapponese del mese di Luglio 2023” dalla piattaforma nota per le recensioni LibriTop, organizzatore di apprezzatissimi e richiestissimi tour in Giappone che fanno sempre sold out (per gli interessati il prossimo sarà dal 2-12-23 al 13-12-23 e sul profilo ig di Kenta trovate tutte le info, ve lo linko in calce), inarrestabile organizzatore di eventi quali mercatini, degustazioni etc. tutto ovviamente a tema nipponico.

Kenta è arrivato in Italia a sedici anni, da solo, per una promettente carriera calcistica purtroppo interrotta per un infortunio e perché – parole sue – non era abbastanza bravo.

Quando ho contattato Kenta per proporgli l’intervista in realtà l’ho fatto in modo totalmente incosciente, dando per scontato che non avrebbe mai accettato. Del resto ero solo una tizia a caso senza fama né firma, che gli proponeva un’intervista per un piccolo blog e in più senza alcun compenso economico.

In un mondo in cui qualunque influencer – o pseudo tale – cerca di monetizzare e lucrare il più possibile sui follower e su ogni tipo di iniziativa annessa (ormai a non avere un tariffario siamo rimasti io e il mio gatto) un content creator del suo calibro e della sua risonanza mi sembrava impossibile accettasse, soprattutto a quelle condizioni. Mi aspettavo un rifiuto garbato ma la sua risposta è stata questa:

Grazie intanto per la tua sensibilità nell’approccio. Apprezzo molto.

Per me, se potessi trasmettere un messaggio positivo alle persone che hanno bisogno di migliorare un po’ di autostima, la farei volentieri”.

Per un attimo ho smesso di respirare, non avevo proprio preso in considerazione questa ipotesi, mi sono sentita di colpo la persona meno qualificata per imbarcarsi in una cosa del genere. Ho quasi pensato all’espatrio sotto falso nome per iniziare una nuova vita come spaventapasseri umano nelle Cotswolds inglesi. Invece eccoci qui, probabilmente partirò appena pubblicato l’articolo, sto già mettendo salopette e cappello di paglia in valigia.

Kenta non solo ha accettato ma si è dimostrato da subito gentilissimo e disponibilissimo, fissando l’intervista pochi giorni dopo nonostante il calendario fitto di impegni. E soprattutto non ha mai, neanche per un attimo, fatto pesare che lo stesse facendo gratis.

Abbiamo toccato vari argomenti, dai più frivoli ai più profondi.

Il mio intento era di farvi conoscere l’uomo oltre il personaggio e spero di esserci riuscita un pochino nonostante le mie tante mancanze, la sensazione di non essere all’altezza del compito e la consapevolezza di dovermi migliorare ancora molto.

Ma adesso bando alle ciance e ascoltiamo cos’ha da dire Kenta Suzuki.

Quando sei arrivato in Italia da adolescente qual è stata la cosa che ti ha colpito di più?

R: Quando sono arrivato ero molto focalizzato sulla mia carriera nel calcio, quindi ero davvero concentrato su quello. Detto ciò la cosa che mi ha colpito di più è stato il modo di esternare l’affetto e l’amore, il contatto fisico è un aspetto importante della comunicazione italiana. Baci, abbracci. Ero un po’ imbarazzato inizialmente perché non sapevo come comportarmi.

– parlandoci senza ipocrisie quali credi che siano gli aspetti migliorabili di Italia e Giappone? E come credi che potrebbero ispirarsi a vicenda per migliorare?

R: Ci sono tante cose migliorabili in entrambi i Paesi. I pro e i contro sono dovuti alle diverse storie che hanno avuto, non siamo nati così. Ogni aspetto è la conseguenza di queste differenti storie. Posso dirti che una cosa che adoro dell’Italia è l’arte di arrangiarsi. Ho pensato spesso di integrare questo aspetto in Giappone perché lì siamo molto organizzati, al punto da non saper affrontare gli imprevisti. Ma poi ho pensato che forse introdurre questa caratteristica in una società come quella giapponese avrebbe potuto comprometterne l’equilibrio portando alla scomparsa di tutte le regole e l’organizzazione. Su questo siamo a due estremi ma l’italiano troverà sempre una soluzione a qualsiasi problema, il problem solving è fondamentale.

– l’intrattenimento giapponese è conosciuto e apprezzato in tutto il Mondo. Da Dragon ball a Ken Shiro a One Piece, dal Tamagochi alla Nintendo, l’industria  giapponese continua a produrre successi fin dagli anni ’80. Secondo te qual è il segreto di questo successo?

R: Diciamo che è un po’ come dire “Chi investe per primo vince”. Nel mondo del business molti hanno le idee ma pochi si mettono in gioco. Il Giappone ha sfruttato questa sub-cultura, che col tempo è diventata una cultura riconosciuta ma che inizialmente non era così diffusa. Adesso invece fa parte della quotidianità giapponese. In una società stressante, con poco tempo libero, manga e anime sono diventati un modo per sfuggire dalla realtà. Un attimo per poter evadere in totale libertà.

– in manga, anime e J drama c’è una narrazione del romanticismo molto particolare. Immagino che sia “enfatizzato” ma mi chiedo, per tutte noi romantiche che ci siamo innamorate di questa dolcezza e di queste attese prima del contatto fisico, quanto c’è di vero?

R: Ovviamente sia anime che drama enfatizzano un po’ l’emozione, ma secondo me è la lingua giapponese in sé che caratterizza questo concetto di sensibilità in campo sentimentale. La lingua giapponese si basa molto di più sulla descrizione grafica che sull’espressione delle emozioni. La lingua italiana per esempio è così completa e dettagliata che ogni sentimento può essere descritto ed espresso fino in fondo.  In Giappone usiamo un’unica parola per definire l’affetto (suki) e cambia a seconda del contesto e della persona. Quindi in Giappone per dimostrare l’affetto diamo molto più peso ai gesti e ai fatti proprio perché non abbiamo un campionario così ampio di termini, facciamo prima a dimostrarlo che a dirlo. E una volta detta la parola aishiteru (letteralmente “ti amo”) per noi ha un peso enorme. Poi dipende dalle situazioni e dalle persone ma in linea generale anche nell’approccio fisico cerchiamo di aspettare più tempo per rispettare la ragazza.

– sei un bellissimo uomo e hai un sacco di fan che stravedono per te. Ti è mai capitato di ricevere proposte troppo esplicite o attenzioni troppo morbose, quasi moleste, stile “Misery non deve morire”?

R: (nrd si imbarazza con modestia) Sì, diciamo che a volte resto un po’ stupito dagli approcci.

– ora ho una curiosità. Da donna posso dirti che ricevo quasi quotidianamente dick pic non richieste in chat. Ed è un fenomeno molto diffuso. Ma per gli uomini? Esiste il corrispettivo del batacchio di fuori o le donne approcciano diversamente?

R: (ndr è stato velocissimo a rispondere, non ci ha neanche dovuto pensare) Sì sì si, arrivano arrivano, tantissimo.

Kenta mi stai scioccando io credevo che le donne non lo facessero così tanto. Davvero?

R: Avoja! (ndr romano perfetto, sembra la controfigura di Verdone in Viaggi di nozze). Ci sono certe ragazze che mi inviano anche video imbarazzanti, a volte mi scrivono “ciao come va?” e poi booom la foto. Io di solito scrivo molto brevemente “questo è il mio lavoro, mi dispiace”. Poi sicuramente ne riceverò meno rispetto al gentil sesso ma succede spesso.

– ora, dopo aver chiacchierato un po’ e aver rotto il ghiaccio vorrei scavare un pochino più a fondo su chi sia Kenta davvero. Oltre l’immagine sempre allegra e solare che hai sui social. Ti va?

Certo.

– quali sono le maggiori difficoltà che hai affrontato quando sei arrivato? Immagino che la mancanza di famiglia e amici, specialmente in un’età così delicata come l’adolescenza, sia stata molto forte. Cosa ti ha dato la forza di resistere e non tornare in Giappone? Ad oggi ti penti di essere restato qui?

Io arrivai in Italia tramite un giapponese che conosceva la mia famiglia. Mi aveva fatto mille promesse dicendo che mi avrebbe fatto avere un ingaggio in una squadra di calcio italiana ma dopo due settimane che ero arrivato è sparito e mi sono ritrovato da solo. Per fortuna ho trovato subito un amico che mi ha dato una mano ma ci ho messo un po’ a trovare una squadra.

(ndr qui ride) Non tornai in Giappone perché quando ero partito avevo fatto un po’ lo sbruffone coi miei compagni di squadra e non potevo tornare con la coda fra le gambe. Diciamo che è stato un po’ per orgoglio e un po’ per caparbietà. Comunque non mi sono assolutamente mai pentito di essere rimasto in Italia.

– l’Italia negli ultimi anni sta iniziando a migliorare (anche se la strada da fare è ancora tanta) quando sei arrivato tu più di vent’anni fa le cose erano un po’ diverse. Hai vissuto episodi di razzismo? Che consiglio daresti ai giovani che si ritrovano stranieri in un altro paese e subiscono queste situazioni sentendosi impotenti e con la paura che non finirà mai?

R: Uuuuuh sì. Spesso quando volevo affittare una casa i proprietari non volevano affittarmela appena mi vedevano in faccia. Nonostante fossi piccolo e con la garanzia dei miei genitori dal Giappone. Oppure quando andavo in piazza le persone mi guardavano come a dire “questo chi è?”. A scuola devo essere sincero non ho mai avuto problemi, erano tutti gentili e rispettosi. Ai giovani stranieri direi che da un certo punto di vista dovrebbero capire di essere ospiti e adeguarsi alla cultura e alla lingua del paese ospitante. Poi non è sempre semplice gestire il razzismo ma se sai che deriva dall’ignoranza e dalla paura del diverso riesci a entrare in un’altra filosofia di vita. Quando incontro un razzista mi viene da pensare “poverino, non ha avuto la possibilità di conoscere il Mondo e le culture diverse”. Credo che stia allo straniero cercare di far conoscere e apprezzare la propria cultura. Certo, non è semplice. Ci sono arrivato anch’io dopo tanti anni ma comunque mi sono reso conto che alla fine la gente quando ti conosce capisce.

– qual è stato il momento più difficile, quello in cui hai maledetto di essere dall’altra parte del mondo e non poter arrivare in Giappone come per magia?

R: Quando è morta mia nonna. Ero in Italia da poco e mia madre per non farmi preoccupare me lo disse dopo qualche tempo. In quel momento avrei voluto essere lì.

Foto fornita dall’intervistato, di sua proprietà

– Kenta, come abbiamo potuto intuire, nonostante tu sia un ragazzo estremamente energico, brioso e positivo il tuo vissuto non è stato privo di difficoltà, dolori, drammi. Uno dei quali ti ha colpito proprio recentemente. Ti va di parlarne? Te la senti?

Sì. Ero andato a fare la spesa ed ero in macchina, all’improvviso mi sono accorto che non riuscivo più a parlare né a scrivere sul cellulare. Lì mi sono un po’ spaventato e ho chiamato il medico che mi ha detto di andare subito al pronto soccorso. Una volta arrivato mi hanno detto che era un’ischemia cerebrale. Da quel momento per cinque giorni non sono più riuscito a parlare.

– anche durante la malattia, finché eri ancora in ospedale, hai comunicato coi tuoi follower creando e postando contenuti di qualità con regolarità. Perché non hai pensato solo a te stesso?

In passato ho avuto un episodio, ancora più pesante, di arresto cardiaco. Questa cosa mi ha fatto un po’ cambiare. Il primo giorno dell’ischemia ero molto spaventato soprattutto dal fatto di non riuscire a parlare, dal secondo giorno invece mi sono detto “vabbè sticazzi, Kenta il Mondo in cui hai vissuto in questi 39 anni è una parte piccolissima rispetto alla parte di mondo in cui non hai vissuto e di cui non conosci le possibilità. Troverai qualcosa da fare, anche fosse andare a fare i palleggi a un incrocio”. Ad ogni modo ho voluto comunicare con chi mi segue perché volevo ringraziarli per il loro supporto continuo.

Sai, credo sia vero il detto che quando c’è la salute c’è tutto, forse ad oggi anche l’uso smodato dei social contribuisce a creare scale di valori differenti a favore di una visione e percezione del mondo molto più materialista e superficiale. Che ne pensi? Non hai mai la sensazione che ci stiamo perdendo le cose davvero importanti svendendole in cambio di qualche like o status symbol?

R: hai detto una cosa importantissima, la salute è la cosa più importante. Ma non solo, spesso ne ho parlato anche sui social nei miei video, credo che sia fondamentale conoscere sé stessi, il proprio valore e trovare il proprio Ikigai ( ndr scopo e ragione della propria vita, ciò che rende la vita degna di essere vissuta). Sono arrivato a queste consapevolezze tramite la miocardite, gli arresti cardiaci, l’ischemia cerebrale che mi hanno fatto capire tante cose.

Foto fornita dall’intervistato, di sua proprietà

– a proposito della tua brutta esperienza di salute nei giorni scorsi hai pubblicato un video estremamente significativo sul tuo profilo ig, un video dove parli della bellezza interiore. Vuoi spiegarmi meglio?

R: La bellezza interiore dovrebbe essere quella soggettiva, conoscere sé stessi e scoprire la propria bellezza. In questo si collega un po’ il concetto di wabi sabi ovvero la perfezione nell’ imperfezione. Di apprezzare i propri difetti e le esperienze difficili per sottolineare il proprio valore, il proprio essere. Che è diverso per ogni persona. Apprezzare l’unicità.

– e, senza ipocrisie, credi davvero che la bellezza non conti? Sicuramente sarai corteggiato da donne bellissime e potresti avere l’imbarazzo della scelta. Pensi che potresti provare interesse anche per una comune mortale con le maniglie dell’amore, le smagliature o la cellulite? Oppure a conti fatti vince sempre un bel visino?

R: Bè certo che conta. La bellezza estetica attira ma ultimamente ti dico che non è più fondamentale. Mi sento molto più attratto dall’intelligenza e dalla personalità. Non lo dico per fare il leccaculo ma davvero ultimamente ho avuto questo cambiamento. Forse da un lato è stata anche la popolarità, ho molte belle ragazze che mi scrivono, anche ragazze che in passato mi avevano dato il due di picche ma parlando con loro mi rendo conto che certi valori e concetti non ci sono. Non mi viene proprio di dedicare tempo a queste conoscenze e non voglio ovviamente mancare di rispetto a nessuno. Ad oggi preferisco una ragazza normale esteticamente ma intelligente e con una bella personalità a una ragazza bellissima con cui non saprei di cosa parlare. Ultimamente è cambiato molto il mio pensiero. Poi se mi chiedi se guardo una bella ragazza sì, la guardo. Ma da un po’ di tempo mi attrae di più l’intelligenza. E davvero non lo dico per perbenismo, ultimamente ho avuto questo cambiamento.

– il mondo dei social e degli influencer è fondato prevalentemente sull’apparenza, su un’immagine irreale di perfezione. Del resto i social in sé non sono né un bene né un male, sono anch’essi specchio della società. Stile di vita fatto di Lamborghini, vacanze 12 mesi all’anno, capi firmati e beni di lusso ostentati. Il confronto fra il mondo mostrato sui social e il mondo reale è impietoso. Condividi questo modo di essere influencer? Questo vendere sogni di plexiglas e botox?

R: Allora, dipende dal fine. Il far vedere le ricchezze e il mondo perfetto non è qualcosa che nasce coi social. Decidere di mostrare quello stile di vita è una questione del tipo di business che vuoi fare.

– quanto pensi ci sia di vero dietro questi venditori di sogni digitali?

R: È lavoro, è un po’ come andare in ufficio. Essere influencer in quel caso è lavorare 24/h ogni giorno. Capisco le difficoltà di lavorare e guadagnare facendo l’influencer. Infine cerchi di soddisfare le esigenze del tuo pubblico. È sicuramente difficile ma svegliarsi e truccarsi e farsi vedere sempre perfetti è comunque meno faticoso rispetto a creare contenuti culturali o intelligenti. E vendere lo stile di vita è anche per questo più diffuso.

– E tu che tipo di influencer vuoi essere?

R: Molto spesso io non mi definisco influencer. Mi piace dire che sono l’ambasciatore della cultura giapponese in Italia anche se non sono ancora così importante da esserlo. Ma per fare ciò credo che sia necessario mostrare sia le parti belle che quelle brutte. Cerco di far vedere spesso quello che sono.

– essere influencer e content creator è a tutti gli effetti una professione. Sembra facile ma dietro a chi crea contenuti di qualità con serietà c’è molto lavoro. Si deve innanzitutto decidere cosa e come si vuole comunicare, strutturare un’idea, realizzarla, editarla e sempre nella speranza di trovare riscontro nel pubblico. Eppure ogni giorno spuntano nuovi fenomeni che diventano famosi e guadagnano tantissimo proponendo contenuti trash. Cosa ne pensi?

R: Questo è un discorso di investimento a breve o lungo termine. Di solito chi guadagna tantissimo con questi tormentoni dopo poco sparisce e smette di lavorare. Dipende da cosa vuoi fare e vuoi ottenere.

– cosa diresti a tutti i giovani che sperano di diventare influencer?

R: ritorno al discorso del conoscersi bene e di capire cosa vuoi e sai fare. Ognuno ha delle cose che sa fare bene e sapere questo ti fa capire qual è la tua strada.

– secondo te l’amore di sé su cosa dovrebbe fondarsi?

R: Molte persone non sanno passare del tempo da sole, non sanno chi sono, non si dedicano a conoscersi e se non conosci chi sei ti fai influenzare molto dai fattori esterni come ad esempio i social. Se ci si conosce da lì si impara a volersi bene.

– Se avessi la possibilità di incontrarlo cosa diresti al Kenta di 15 anni fa?

R: Niente, lo lascerei vivere. Sono la persona che sono grazie alle esperienze che ho fatto, quindi lo lascerei solo vivere.

– Ci sono nuovi progetti all’orizzonte di cui vuoi parlarci?

R: Sì, adesso sto portando avanti il progetto dei tour in Giappone. Ho intenzione  di farlo diventare qualcosa di più continuativo. Voglio far vedere in un modo diverso la cultura giapponese attraverso esperienze autentiche. Sto lavorando al sito dedicato che sarà pronto a breve.

– da uno a dieci che voto dai a questa intervista? E all’intervistatrice?

R: All’intervista 10 e all’intervistatrice 30 e lode, sei stata bravissima. (ndr ok lo ammetto qui mi ha fatto venire un po’ di batticuore)

– Kenta come ultima cosa prima di salutarci vorrei chiederti di dire ciò che vuoi, di esprimerti liberamente senza filtri e dirmi tutto quello che avresti voluto dire e non ti ho chiesto.

R: Rimanendo sul tema social molto spesso, io per primo, vedo che rispondiamo a messaggi e commenti che sminuiscono il nostro essere e i nostri contenuti. Cerchiamo di convincerci e convincere l’interlocutore che abbiamo sempre ragione. Ma voler avere ragione è puro egoismo, lo fai solo per te stesso. Alla fine che ti frega? Chi rendi felice avendo ragione a tutti i costi? La felicità è un’altra cosa. Se tu hai consolidato il tuo essere, la tua personalità e sai cosa vuoi dalla vita non ti fai influenzare né dai social né da altro. Se fai le cose perché rispetti il tuo essere e chi sei allora già dovresti essere a posto. Di ciò che dicono o fanno gli altri che ti importa? Tu stai vivendo per te stesso non per gli altri. Devi vivere indipendentemente dai pensieri e i giudizi altrui. Cambiare gli altri è impossibile, puoi cambiare solo te stesso. E se qualcuno ti sminuisce o ti fa soffrire non sei costretto ad averci a che fare, non devi dedicare il tempo a chi non ti fa stare bene. Ogni secondo del tuo tempo che dedichi a qualcuno è un pezzo di vita. Quella persona merita di ricevere il tuo pezzo di cuore e pezzo di vita? Questo credo che sia davvero importante.


Questa intervista è finita e devo dirvi la verità, prima di iniziarla ero davvero in crisi. Mi sudavano le mani e mi chiedevo in cosa mi fossi cacciata, sentendomi totalmente inadeguata. Eppure mi è bastato scambiare poche parole con Kenta per tranquillizzarmi. Ha un sorriso ampio e luminoso che trasmette calore e serenità. Mi ha messa subito a mio agio con garbo e delicatezza e ho scoperto una persona gentile, rispettosa, educata, semplice e alla mano, divertente, leggera ma mai superficiale.

Un animo delicato e sensibile, sempre attento e proteso verso le necessità di chi ha di fronte, verso l’altrui sentire.

Credevo che mi sarei trovata davanti un uomo estremamente sicuro di sé invece Kenta è una persona che si mette molto in discussione, forse anche troppo. Una personalità onesta e autentica che si esprime liberamente ma sempre con un occhio di riguardo a non ferire o offendere il prossimo.

Continuo a pensare che avrei potuto fare molto meglio ma se anche solo un decimo della sua umanità e dei suoi messaggi fossero trapelati da questa intervista sarei soddisfatta, perché le persone cosi belle sono rare e preziose.

Oggi abbiamo conosciuto un po’ di più l’uomo a discapito dell’influencer.

E sono proprio felice così.

Se siete interessati a seguirlo – e ne vale decisamente la gioia – vi lascio qui i link ai suoi social.

Instagram:  https://www.instagram.com/whoiskenta_official_page/#

Tiktok: https://www.tiktok.com/@whoiskenta?is_from_webapp=1&sender_device=pc

Qui il link al libro se volete conoscere tante curiosità sul Giappone e i giapponesi: https://www.amazon.it/dp/8891837822?ref_=cm_sw_r_cp_ud_dp_XJXFMAWNQH7NVJQ1W4KF

Per restare sempre aggiornati sui Tour in Giappone e sugli eventi come mercatini e degustazioni gastronomiche seguitelo sui suoi social sempre aggiornatissimi con tutte le novità.

Grazie per aver letto fino alla fine, vi sono grata per il tempo che avete deciso di concedermi.

Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

2 Risposte a “Intervista a Kenta Suzuki, ambasciatore della cultura giapponese in Italia”

    1. E’ vero! Annina è proprio bravissima, intelligente, caparbia. Mi piacerebbe scrivesse un po’ di più per il mio modesto blog. Ma va bene così!!!

I commenti sono chiusi.