Daniele Franco, Mps, ed il Principe azzurro che non c’è.

di Umberto Baldo

Daniele Franco, Ministro del MEF – foto tratta dal web

Premessa
Non fai a tempo a pensare: adesso che scrivo sull’audizione di Daniele Franco davanti alle Commissioni di Camera e Senato che, il nostro, Umberto Baldo ha già snocciolato un articolo. Tempo risparmiato e quindi ve lo propongo. Inoltre vi invito a leggere altri articoli sul blog di Umberto sempre interessanti e mai comune. Naturalmente la pagina IL MIO DIARIO DI UNA GUERRA VISSUTA DAVANTI AD UNO SCHERMO sulla guerra in Ucraina è sempre aggiornata – almeno una volta al giorno – con considerazioni, notizie e quanto altro.


L’audizione del Ministro dell’Economia Daniele Franco avanti le Commissioni riunite di Camera e Senato non sarà certamente di quelle che resteranno scolpite a futura memoria negli annali del Parlamento.
Sarà anche una mia impressione, ma nei pochi minuti della sua relazione che ho potuto vedere in Rete, mi è sembrato di percepire un uomo che leggeva con voce atona una relazione preparata dai suoi uffici, con l’espressione di uno che si chiedeva “ma cosa ci faccio davanti a questi qua, che ho altre cose ben più importanti cui pensare!
D’altronde anche la tempistica dell’audizione non ha brillato per tempestività.

Guido Bastianini, ex ad MPS – foto tratta dal web

Le Commissioni gliela avevano chiesta a inizio febbraio, dopo la defenestrazione di Guido Bastianini, con il chiaro intento di incalzare il Ministro relativamente alla scelta di cambiare l’Ad in corsa, ed il Ministro gliel’ha concessa un paio di mesi dopo.
D’altronde c’è da capirlo; con una guerra in corso che rischia di destabilizzare l’economia del Paese, non credo che il destino, pur importante, del Monte dei Paschi, sia in cima alle sue preoccupazioni.
Era fin troppo evidente che il Ministro dell’Economia non avrebbe svelato chissà quali arcani ai Commissari che lo “aspettavano al varco”, per cui sarebbe stato opportuno chiedersi a cosa servisse l’audizione in questa fase.
Ma cosa volete, i Parlamentari che ormai non hanno altra funzione reale se non quella di andare a schiacciare il pulsante quando il Governo pone la fiducia, avranno pur diritto ad avere qualche momento in cui sentirsi importanti?
Evidentemente la ricca prebenda che incassano mensilmente, unitamente al resto di benefit, non sono del tutto appaganti per i nostri “onorevoli”, per cui volete toglierli la soddisfazione di convocare un Ministro, illudendosi di metterlo in croce a suon di domande?
Sicuramente no, ed allora ben vengano audizioni come quella del 28 marzo, in cui Franco pur ribadendo alcuni punti fermi, ha abbondato in rassicurazioni.
E allora vediamo cosa ha detto il Ministro.
In primis che “Il mantenimento del controllo dello Stato sulla Banca senza limiti di tempo non è in ogni caso uno scenario ipotizzabile“, il che mette fuori gioco tutti i sostenitori della soluzione stand alone, che chiaramente trasformerebbe il Monte in una nuova Alitalia.
Ed ha anche chiarito il perchè con queste parole: “Sono molto chiari gli obblighi giuridici derivanti dalla cornice normativa europea che impediscono questa soluzione. Sebbene sia possibile anche una vendita in tempi stretti di Monte dei Paschi di Siena, è ragionevole attendersi che solo dopo l’aumento di capitale e la ristrutturazione si creeranno le condizioni più favorevoli per la privatizzazione“.

Luigi Lovaglio, attuale ad MPS – foto tratta dal web

Quindi la linea definita rimane quella che si conosceva: ristrutturazione con l’aumento di capitale, il nuovo Piano che sta scrivendo il Ceo Luigi Lovaglio, quindi la vendita sul mercato con l’uscita del Tesoro.
In altre parole ciò vuol dire che per il momento non si sa ancora se i 2,5 miliardi ipotizzati per la ricapitalizzazione saranno sufficienti, e che solo dopo il primo invio alla Bce del capital plan (che dovrebbe avvenire fra domani e dopodomani dopo l’approvazione del CdA), si inizierà a parlare seriamente con l’Autorithy.
Resta quindi inteso che l’entità reale dell’aumento di capitale la si saprà solo quando Lovaglio avrà messo nero su bianco il nuovo Piano Industriale (quindi ragionevolmente non prima di giugno/luglio), Piano che dovrà essere elaborato in modo da poter rassicurare i mercati sul fatto che gli obiettivi sono adeguati, credibili, nonchè raggiungibili con una certa tempestività.
E si è capito che per Daniele Franco questa è una condizione imprescindibile per poter attirare risorse ed investitori privati, perchè senza i privati la ricapitalizzazione non sarebbe configurabile come un’operazione di mercato.
Andando avanti, relativamente al futuro assetto del Monte, il Ministro si sarebbe dichiarato contrario all’ipotesi di “spezzatino” della Banca, però rispondendo ad una domanda circa la ventilata cessione degli sportelli meridionali al Mediocredito Centrale, non ha escluso che “ci possano essere interventi selettivi, ma la valutazione spetta ai nuovi vertici della Banca e andrà fatta secondo la logica aziendale”.
Pur con tutto il rispetto e la stima che provo per Daniele Franco, mi sembra di poter osservare che questa risposta è in linea con l’imperante “cerchiobottismo” italico, perchè mi risulta difficile conciliare un secco “no a qualunque spezzatino” con un “ma però la Banca è libera di vendere quel che vuole”.
E poi voglio proprio vedere quale Consiglio di Amministrazione prenderebbe a cuor leggero una decisione del genere senza il placet dell’azionista di controllo!
La verità è che anche il “tecnico” Daniele Franco sa bene che l’integrità della Banca è un concetto che piace a Siena, piace in Toscana, piace al Sindacato, piace ai Partiti, per cui non costa nulla qualche parola di rassicurazione al riguardo.
D’altronde cosa volevate che dicesse: Siamo orientati a frantumare la Banca, e già che ci siamo anche a fare un po’ di macelleria sociale!” Via, siamo seri!
Relativamente alla vera motivazione della sua convocazione in Parlamento, vale a dire la messa da parte di Bastianini, il Ministro è stato piuttosto chiaro, e l’ha giustificata dicendo che i risultati del 2021 “sono stati relativamente buoni ma nettamente meno buoni di quelli delle altre banche, e spinti da componenti straordinarie e sostegni pubblici al credito legati al Covid. Una relativa debolezza evidenziata dal titolo, che ha performato crescendo meno di altre banche”. Oltre a tutto l’ex Ceo non avrebbe tagliato a sufficienza i costi, ancora pari al 70% dei ricavi, sopra i target imposti dalla Ue. Nulla di nuovo anche a questo riguardo: erano i motivi trapelati all’atto del cambio al vertice di Mps.
Immagino che qualcuno di voi stia storcendo il naso, pensando che si sarebbe aspettato qualcosa di più.
Ma cosa volete, la luna?
Daniele Franco ha recitato la sua parte, ribadendo fra l’altro che il Mef a suo tempo si farà promotore di soluzioni che mirino a salvaguardare livelli occupazionali, marchio e legame con il territorio.
Il problema è che questa favoletta ce la siamo sentita ripetere per anni e anni dal Governo di turno, e purtroppo siamo ancora qui ad aspettare un “principe azzurro” che non c’è.

Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)