Russia-Ucraina: è guerra anche fra i preti!

di Umberto Baldo

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PREMESSA
Come sempre l’amico Umberto ci parla anche di cose che non conosco e che – molto probabilmente -pochi conoscono. Poi la religione non è il mio forte e il mio pensiero da laico è rafforzata da questa guerra. Può un dio permettere questi orrori?


Uno sarebbe portato a pensare alle confessioni religiose come istituzioni ecumeniche, che predicano pace, amore, carità, concordia fra i popoli.
Ma basta scorrere un qualsiasi manuale di storia per constatare che purtroppo le cose non sono quasi mai andate così.
A partire da Teodosio, che impose il cristianesimo come unico culto ammesso nell’Impero, nei secoli successivi molte delle pagine peggiori dell’umana vicenda sono state scritte “nel nome di Dio”.
E spesso nel nome dello “stesso Dio“, come avvenne in Europa ai tempi delle lunghe e sanguinose guerre di religione fra cattolici e protestanti.
E l’immagine che mi ha sempre colpito è quella in cui, nell’imminenza di una battaglia, ciascuno dalla propria parte, i chierici benedivano i soldati sottintendendo che “Dio era con loro” contro il nemico.
Il che avrebbe anche trovato una giustificazione qualora a fronteggiarsi fossero ad esempio cristiani e musulmani (il Dio Yahweh contro Allah), ma che risultava improponibile in caso di scontro fra due eserciti entrambi seguaci di Cristo.
In linea generale credo si possa dire che, nella storia, il potere politico ha tratto un efficace potenziamento dall’associazione con i ministri della divinità; dall’altro, costoro hanno tratto rafforzamento dal ricorso al potere pubblico.
Per secoli e secoli quello fra Stato e Chiesa (non solo quella cattolica eh!) ha rappresentato un sodalizio atto a coltivare il potere a vantaggio di entrambi.
Queste considerazioni mi sono riaffiorate alla mente perchè, stranamente, al di là dei consueti e scontati inviti alla pace, finora non ho visto da parte delle Autorità religiose prese di posizione nette di condanna diretta di Putin e della Russia per l’aggressione all’Ucraina.

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Mi sono ovviamente chiesto il perchè di questa “timidezza” dei Patriarcati ortodossi, che rappresentano la quasi totalità della popolazione russa e ucraina, mentre capisco quella del Vaticano, impegnato da decenni a coltivare il dialogo con le chiese orientali, e quindi particolarmente attento in questa fase a non intromettersi con invadenza, rischiando di rompere equilibri già fragili, e compromettere così i risultati ecumenici raggiunti finora con non poche difficoltà.
E lo si è capito bene all’Angelus dello scorso 20 febbraio, quando Papa Francesco così si espresse: “Com’è triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi la guerra!”
Bastano queste poche parole del vescovo di Roma per farci comprendere che anche Patriarchi e Metropoliti, tutti di rito ortodosso, sono di fatto coinvolti nello scontro in atto fra Russia e Ucraina.
Approfondendo la questione, ho scoperto che tutto è iniziato nel 2014, quando Putin decise l’invasione e l’annessione della Crimea.
Questo evento bellico di fatto ha avuto come conseguenza una “frattura religiosa” che si è sovrapposta a quella politica fra Russia e Ucraina.
A dire la verità le vicende sono piuttosto ingarbugliate, piene di colpi di scena, di fughe in avanti e di ripicche, per cui chi è appassionato alla materia può trovare ampia letteratura al riguardo, e nella specie relativamente a questa vicenda che dura da secoli.
La frattura di cui parlavo, nata appunto con la presa della Crimea da parte dello “zar Vladimir”, si è poi concretizzata il 15 dicembre 2018, quando il cosiddetto “Concilio di riconciliazione” portò all’unificazione tra il Patriarcato di Kiev (fino ad allora “legato”, e dipendente di fatto da quello di Mosca) e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina.
La nuova Chiesa, denominata “Chiesa ortodossa dell’Ucraina”, è stata infatti riconosciuta dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che ha concesso alla nuova entità religiosa i diritti connessi all’autocefalia, cioè il principio di autodeterminazione e di vera e propria indipendenza, e ciò dopo ben 332 anni di tutela religiosa russa sull’Ucraina.
Un vero e proprio schiaffo dell’ortodossia di Costantinopoli a quella di Mosca!
Inutile dire che questa decisione del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I°, che siede sulla cattedra dell’apostolo Andrea, fratello di San Pietro, e che è molto legato a Papa Francesco, è stata fortemente avversata dal Patriarca di Mosca Kirill I°, che si è visto privato di punto in bianco di milioni di fedeli ucraini.
Come risposta Kirill ha rotto le relazioni fra il suo Patriarcato di Mosca e quello di Costantinopoli, dichiarando illegale il Concilio del 2018, e scismatica la neo nata Chiesa Ortodossa dell’Ucraina, guidata dal Metropolita di Kiev Epifanij.
Usando un termine poco appropriato ad un tema di carattere spirituale, oserei dire che si tratta di un vero e proprio “casìno”. Capite bene, data la situazione, perchè Papa Francesco sia in difficoltà ad intervenire sul tema della guerra, visto che nella stessa sono oggettivamente coinvolti tre Patriarcati, che rappresentano 140 milioni di fedeli (110 russi e 30 ucraini) su un totale di 220 milioni di ortodossi nel mondo.
E’ evidente che se un dialogo fra i patriarcati di Mosca e di Kiev, con sullo sfondo quello di Costantinopoli, era già difficile prima, con l’invasione in corso è diventato addirittura impossibile.
A maggior ragione anche per la posizione della Chiesa ortodossa russa, tradizionalmente ancillare nei confronti del potere di Mosca, che da anni si è schiacciata ancora di più su Putin.
Naturale concludere che il Patriarca di Mosca difficilmente condannerà la guerra con l’Ucraina, anche perchè è palpabile il sospetto che la stessa abbia per il Patriarcato anche un risvolto religioso: quello di riannettersi quel Patriarcato di Kiev che, a suo parere, gli sarebbe stato tolto.
La tendenza e l’aspirazione all’autogoverno ecclesiastico (autocefalia) è una tendenza molto diffusa nelle comunità ortodosse. Ad esempio in Macedonia, la Chiesa autonoma del Patriarcato serbo ha annunciato la sua autocefalia nel 1967, e da allora la Chiesa si è divisa fra serbi e macedoni. Analogamente la Chiesa ortodossa rumena costituì sul territorio della Repubblica di Moldova la diocesi della Bessarabia, anche con il tentativo di estenderlo sul territorio dell’Ucraina, ovviamente per i soli per i romeni.
Quindi la frammentazione in chiese nazionali, o addirittura etniche, è un dato di fatto nel mondo ortodosso.
Ma capite bene che se la divisione fra potentati ecclesiastici si inserisce in un contesto di scontro, anche bellico, fra due Stati e due popoli che professano la stessa confessione religiosa, la cosa diventa molto molto seria, e purtroppo riporta indietro la lancetta della storia ad altri secoli, in cui il trono e l’altare erano indissolubilmente legati, gli imperatori tedeschi andavano a Canossa per farsi togliere la scomunica, e sulla cattedra di San Pietro sedevano contemporaneamente un Papa ed un paio di Antipapi.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)