Monte Paschi di Siena e non solo!!! (Credem e BNL)

marchio MPS – immagine tratta dal web

Per alcuni giorni ho tralasciato di scrivere sulla vicenda MPS in quanto l’amico Umberto Baldo aveva tracciato percorsi e analisi precise e puntuali.
Oggi voglio ritornare su questo argomento collegandolo – se ci riuscirò – ad altri due fatti, che sembra non abbiamo nulla in comune con la banca senese, e cioè la fusione fra Credem e Caricento e le esternalizzazioni in BNL.

Dopo la rottura delle trattative fra Unicredit e MPS, molti, moltissimi si stanno chiedendo cosa succederà. Tutti i bravi economisti che si cimentano su questo argomento non fanno altro che partire dai tanti soldi spesi da MPS, dallo Stato (cioè da tutti noi), arrivando – nei casi più estremi e pessimistici – a stabilire quanto costerà ad ogni famiglia italiana il “mantenimento in vita” di MPS.

Salvatore Bragantini – economista – foto tratta dal web

Oggi Salvatore Bragantini (1) sul Domani, individua un percorso che dovrebbe “portare fuori dalla gestione pubblica il MPS“. Lo fa respingendo sia il progetto del M5S, in particolare della presidente delle Commissioni Banche Carla Ruocco che il piano della Lega di un mantenimento dello Stato nell’azionariato della Banca. Critica fortemente quei partiti – in primo luogo il PD e, aggiungo io, i sindacati – che si sono dichiarati contro lo “spezzatino” riportando una prima vittoria nella ma una probabile sconfitta nella guerra.
Cosa propone Bragantini? Semplice: “potremo – dice Bragantini – sondare le principali banche Ue, invitandole a presentare una proposta. Avremo più controparti con cui trattare, il che faciliterebbe anche l’ok della UE alla proroga del termine. Bisognerà tener presente le difficoltà del settore in tutta Europa, ansioso di recuperare i margini compromessi dai tassi sotto zero, vendendo prodotti finanziari e assicurativi pensati nell’interesse della banca, non del cliente diventano così puri supermarket finanziari. Se poi lo Stato dovesse metterci soldi, che almeno ottenga in cambio titoli — azioni, obbligazioni, strumenti finanziari partecipativi o altro — che potrebbero, nel tempo, anche rivalutarsi In caso di fallimento anche di questa via, non resterebbe che caricare sullo stato, cioè su tutta la cittadinanza contribuente, lo sgradevole onere dello spezzatino, a quel punto inevitabile.
Nulla di nuovo sotto il sole. Anche se le proposte dell’economista mi sembrano ovvie ma importanti in questo particolare momento storico. D’altra parte già la scorsa settimana si parlava di un impegno diretto di Draghi per risolvere la vicenda convocando un tavolo con banchieri e assicuratori italiani per “dividersi”- mi auguro di no – le spoglie di MPS.
In tutte queste proposte, però, manca sempre un attore principale: il personale. Mai protagonista principale, sempre comparsa.
E qui mi collego alla vicenda Credem- Caricento e BNL.

manifestazione sindacale a Cento (fe) – immagine tratta dal web

Non è questo il modo di fare banca e di essere socialmente responsabili”: l’appello di tutte le sigle sindacali contro Credem e la fusione con Caricento è chiaro. E sono scesi in piazza Guercino in mattinata (13 novembre) i rappresentanti di Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil e Unisin, circa 40 persone, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e per manifestare la propria solidarietà a tutte le lavoratrici, i lavoratori e ai clienti di Credem con bandiere sindacali, fischietti e striscioni.
Il motivo del contendere: Stipendi tagliati, contribuzione previdenziale decurtata, formazione e affiancamento insufficienti se non assenti, chiusura delle filiali, senza contare le condizioni di stress psicologico dei dipendenti”. Si parla di 400 lavoratori Caricento, ora arrivati a 320 dipendenti: e i numeri secondo i sindacati caleranno ancora, dichiarano i sindacalisti.(2)

Ancora una volta, fatto il business, le problematiche del personale vengono dopo.

Manifestazione dei sindacati di BNL – immagine tratta dal web

Non è diversa la situazione in BNL:«Le organizzazioni sindacali, non condividendo in alcun modo l’iniziativa aziendale di esternalizzare 900 lavoratrici e lavoratori dal perimetro del gruppo, avevano posto la condizione di proseguire il confronto individuando soluzioni alternative e condivise volte a mantenere all’interno di Bnl tutti i lavoratori interessati, facendo ricorso a tutti gli strumenti già esistenti nel settore. Dobbiamo invece registrare una chiara ed ennesima chiusura a qualsiasi ragionevole proposta. Ad oggi non vediamo altre alternative se non le capillari assemblee informative del personale di tutto il gruppo, rete compresa, la eventuale proclamazione dello stato di agitazione, l’inevitabile ricorso ad un contenzioso giudiziario che vedrebbe coinvolti lavoratori e sindacato oltre al rifiuto da parte del sindacato di continuare ad avere rapporti e/o sottoscrivere accordi o piani industriali penalizzanti per i lavoratori con un gruppo che fa della negazione al dialogo
l’unico strumento di finta negoziazione»(3).
È quanto dichiarano le segreterie nazionali e i coordinamenti aziendali in Bnl Bnp Baribas di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin.
Mi ero occupato di questa vicenda il 7 ottobre 2021 e il 27 giugno 2021 e dopo tutto questo punto la vertenza non si è ancora sbloccata.

Una riflessione finale. In questo nostro Paese le risorse umane vengono sempre dopo. Dopo i costi, dopo il conto economico, dopo gli interessi.
Ecco perchè il sindacato è ancora un baluardo importante per la nostra società! Un sindacato che deve difendere i valori delle lavoratrici e dei lavoratori, sempre più attivo nei luoghi di lavoro e meno presente nei salotti buoni, nelle tivu e nelle librerie.


Nota a piè pagina
(1) Salvatore Bragantini Economista, già vice direttore generale di Sofipa SpA, poi direttore generale di Arca Merchant SpA, commissario Consob dal 1996 al 2001. È stato amministratore delegato di Centrobanca dal 2001 al 2004. Fino al 30 giugno 2016 ha fatto parte del Securities Market Stakeholder Group che assiste l’Esma – European Securities Markets Authority – nelle misure di attuazione delle direttive dell’Unione europea. Attualmente è presidente di Indaco Ventures SGR. Editorialista prima di Repubblica e poi del Corriere della Sera, attualmente collabora con il quotidiano Domani. Ha scritto Capitalismo all’italiana. Come i furbi comandano con i soldi degli ingenui (1996) e Contro i piranhas. Come difendere le imprese da soci e manager troppo voraci (2018), entrambi editi da Baldini+Castoldi.
(2) notizia tratta da www.estense.com
(3) volantino sindacale unitario del 12/11/2021

Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)