La (mia non) festa del Primo Maggio

Immagine tratta dal web

Sono sincero. Sono tre giorni che penso se è il caso di pubblicare questo articolo. Oggi mi sono deciso. Lo pubblico perchè lo devo a molte persone che in questi anni mi sono state vicino e hanno condiviso con me tante battaglie e tante avventure.

Lo ammetto, quest’anno, per la prima volta in vita mia non ho festeggiato il Primo Maggio. Per essere ancora più preciso non l’ho festeggiato nel solito modo. Da ragazzino andavo alla manifestazione del mio Comune con l’immancabile garofano (i comunisti rigorosamente rosso, noi rosso e bianco), crescendo di età il Primo Maggio lo festeggiavo nella locale sede della Uil con la tradizionale anguilla fritta offerta (ma quando mai!!) alle compagne e compagni, da sindacalista formato nelle manifestazioni di piazza, comizi (l’ultimo che ho fatto è stato a Novara). E alla sera l’immancabile concertone, sempre in televisione, per finire come tradizione.

Quest’anno niente di tutto ciò. Niente di niente, nemmeno il concertone alla sera. Mi sono perso perfino Fedez.

Qualcuno potrà pensare ad un mio ripensamento sulla Festa o sul sindacato? Niente di tutto ciò. Ho sempre odiato chi, vedi Cazzola, sputa sul “piatto in cui ha mangiato“, cerca di prendersi rivincite. Io non mi devo prendere nessuna rivincita. Anzi. Sono uscito dalla carica sindacale quando l’ho ritenuto giusto e opportuno (quanti pianti nel mio ufficio di persone che non volevano che me ne andassi e che oggi …). Ancora. Credo che in un mondo così avariato e variegato come questo, il valore del sindacato sia ancora più importante per la difesa del lavoro e dei diritti ma, soprattutto, per la conquista di un lavoro giusto per tutti. E non cedo all’ipocrisia del “si festeggia il lavoro che non c’è”, il ruolo del sindacato è proprio questo, favorire l’occupazione senza intaccare i diritti.

Ma allora cosa c’è che non va? Probabilmente la stanchezza, la voglia di pensare ad altro, la fatica di riconoscersi in un andazzo nel quale, io, spesso contro corrente (non è un caso che la canzone di Deodato “essere semplice” parlava proprio di una persona fuori dal coro è stato il refrain dell’ultimo Congresso Uilca di Milano), non riesco più a riconoscermi.

Il Sindacato che diventa sempre più simile a un partito dove si conosce il leader ma il resto della squadra non conta; un Sindacato dove i leaders hanno potere di vita e di morte, di dettare fatwa e di volere le teste di quella o quello; un Sindacato che diventa inosservante delle regole di solidarietà, di aiuto e comprensione; un Sindacato che vive nell’omologazione del pensiero unico spesso raffigurato dall’immagine su facebook o dai post su twitter per dettare un’appartenenza obbligata e – spesso – non voluta, un Sindacato che se perde iscritti nessuno se ne duole, anzi ringrazia perchè avrà meno problemi e grane da gestire nel futuro; ecco queste sono alcune delle riflessioni che ho fatto il Primo Maggio.

Riflessioni che ho trovato anche in siti “non conformi alle linee ufficiali” di appartenenti o ex appartenenti a CGIL CISL e UIL. Segno che queste gestioni così portate all’accesso non piacciono a tutti.

Ecco perchè rimpiango il sindacato delle discussioni feroci ma leali, dello scambio di idee e di percorsi, il sindacato costruttore di analisi e proposte, il sindacato partecipe alla vita dell’impresa e del paese.

Ecco, anch’io, mi ritrovo a parlare da ex, da pensionato, da colui che che è sempre stato “fuori dal coro” e al massimo al limite del coro, da chi ha più criticato (sempre con motivazioni e mai per partito preso) i vertici che non portato lodi e ossequi.

Ecco, perchè, ho deciso che fin che la memoria – come si dice dalle mie parti – “tiene botta” vorrei scrivere le mie riflessioni sul Sindacato, sulle cose che vanno e su quelle che non vanno, sempre con moderazione e sempre con proposte.

Non mi obbliga nessuno, a parte il mio ego smisurato, come dice mia moglie.

Lo devo a quei “vecchi” che mi hanno insegnato a fare il sindacalista. Nei prossimi giorni, nei prossimi mesi pubblicherò queste analisi e racconti anche inediti della “vecchia UIB e Uilca” e dei personaggi che l’hanno plasmata e costruita come Elio Porino e Ugo Fadani.

Lo devo a loro e al loro modo di fare e vivere il Sindacato.

Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)