I have a dream

Martin Luther King – foto tratta dal web

Caro Massimo,

lo so che dirlo in italiano suona meno “fico” rispetto all’inglese.

Ma vuoi mettere un bel “I have a dream”, che ti fa sentire quasi un novello Martin Luther King, rispetto al nostrano “Io ho un sogno!”.

Comunque visto che vivo nella “Naaaazzzzzione” italica, anche se mi sento poco “patriota”, faccio di necessità virtù, e, usando l’idioma del “bel paese là dove il sì suona” (Dante Inferno, XXXIII, 80, per chi l’avesse dimenticato) confermo che effettivamente io ho un sogno.

Calenda e Renzi, quando amoreggiavano

Un sogno che ho coltivato nei mesi in cui Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno cercato di mettere in piedi il cosiddetto “Terzo Polo”, inteso che un disegno che andava molto al di là della semplice unificazione di Azione e Italia Viva, ed era finalizzato, così almeno  speravo, a promuovere una ripresa del riformismo italiano, al fine di rompere lo schema bipolare “droite-gauche”.

E avevo visto questo tentativo quasi come una boccata d’aria pura, tale da consentire in prospettiva   ad un cittadino di sentimenti liberal-democratici di poter votare senza turarsi il naso, scegliendo una forza  posizionata nell’area centrista dello schieramento politico. 

Ripeto che lo vedevo come un sogno perché ero ben conscio che   la sfida non sarebbe stata delle più facili, perché nel passato abbiamo visto troppe volte le forze del riformismo liberale dividersi in piccoli partititi, dai Repubblicani ai Liberali ai Radicali, perdendo di vista l’obiettivo finale di dare vita ad un’area centrista e liberale capace di far valere la propria cultura e le proprie idealità. 

Certo una nuova proposta centrista dovrebbe necessariamente tenere conto delle mutate condizioni della società e della politica italiana.

Il classico bipolarismo prima della Dc e del Pci, e dopo del Pd e Forza Italia, sono ormai preistoria, spazzati via dell’ondata populista che da dato luogo ad una nuova polarizzazione agli estremi negli schieramenti tradizionali, con l’affermarsi di Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia, che dettano l’agenda rispettivamente all’opposizione ed al governo, a destra ed a sinistra (con buona pace della Schlein che si illude di incamerare il M5S).

Lascio volutamente fuori la Lega, perché è ormai evidente che con Salvini alla guida il partito si muove sulla linea del piccolo cabotaggio, senza un compiuto progetto di futuro e quindi fra mille contraddizioni, ricorrendo tutti i mal di pancia di alcune frange della società.

Questo vero e proprio blocco politico rende impossibile non dico risolvere, ma neppure affrontare i problemi di cui da decenni soffre “aaa Naaaazzzzzione”, che sono sempre i soliti; una lenta e insufficiente crescita economica, un calo demografico costante, una burocrazia eccesiva e pervasiva, una giustizia lenta e macchinosa, una tassazione del lavoro troppo elevata e, problema dei problemi, un’evasione fiscale mai veramente combattuta, ed anzi blandita a suon di condoni e “paci fiscali”.

Io voglio augurarmi che non tutti gli italiani siano appagati da un’offerta politica basata sul corporativismo di Giorgia Meloni (vedi balneari e taxisti),  sul massimalismo di Maurizio Landini, o sulle proposte da Centri sociali della Schlein.

In questa Italia che ha sempre meno lavoratori attivi e sempre più pensionati non è possibile continuare con la politica dei “bonus per tutto”, che hanno il sapore della carità pelosa, o a pensar male degli scambi “scarpe contro voto” di lauriana memoria. 

Redistribuire  reddito senza crearne di nuovo è una scelta populista,  sicuramente efficace in campagna elettorale (vedi successo del M5S al Sud dopo l’introduzione del reddito di Cittadinanza), ma  disastrosa per le tasche dei contribuenti e per le casse dello Stato.

E non mi si venga a dire che questa è una forma di “Stato sociale”, perché assomiglia maledettamente al “panem et circenses” degli imperatori romani.

Corollario di tutto questo c’è un inopportuno interventismo dello Stato nell’economia, sempre più invasivo (e costoso), che stranamente viene teorizzato ed attuato sia da destra che da sinistra. 

Ecco perché c’è bisogno di “un sogno”.

Dell’affermarsi di un nuovo modo di intendere e fare politica, in grado di rilanciare il mercato del lavoro creando le condizioni affinché fare impresa in Italia sia non solo facile e accessibile ma conveniente, di rendere certi e più rapidi i tempi della giustizia, di semplificare le procedure burocratiche; in estrema sintesi di un progetto riformatore del Paese, volto a rilanciare l’impresa e il lavoro, incentivando la produttività, e valorizzando anche il merito, che non deve essere una vuota parola sventolata dai “patrioti” e rigettata dal mondo della sinistra. 

In altre parole serve un  po’ meno “Naaaazzzzione” ed un po’ più di liberalismo, inteso come proposta politica che spieghi chiaramente ai cittadini che l’economia di mercato, con regole chiare a tutela di libera iniziativa individuale e concorrenza, è l’unica scelta che porta alla crescita ed allo sviluppo in tutti i settori, e quindi alla possibilità di aumentare stipendi e salari.

Perché, tanto per calarci nelle polemiche di questi giorni, aumentare i salari per legge non è la soluzione, perché se le imprese non dispongono di maggiori risorse provenienti dall’incremento di produttività e competitività, non possono assumere né aumentare i salari, con la conseguenza di un  sempre maggiore ricorso al lavoro nero. 

Per chiudere, è tempo che anche in Italia si crei lo spazio per una forza veramente liberal-democratica, come quelle che sono presenti un po’ in tutti gli Stati europei, e che in certi casi, come in Germania, sono addirittura al Governo. 

Ti confesso con infinita tristezza che se questo mio sogno non dovesse avverarsi,  per me sarà difficile trovare la forza per andare a votare la prossima volta.

Non ho mai mancato un’elezione da quando ho maturato il diritto di voto ahimè tanti anni fa, ma non credo che, in assenza di un partito liberale di centro, me la sentirò di scegliere fra i “patrioti”, i “centri sociali”, i “superbonisti”.

Probabilmente per la prima volta seguirò il consiglio del compagno Bettino Craxi, ed andrò al mare.


Caro Umberto,

comincio dalla fine della tua lettera e cioè al tuo richiamo ad andare al mare nel giugno prossimo quando si voterà per le Europee.
Consentimi una battuta.
Tu a giugno – in quel periodo – sarai già al mare nella tua casa vicino alla battigia e quindi … .

A parte le battute, capisco le tue perplessità.

Potrei dirti: io te lo avevo detto – anche pubblicamente su questo blog – che l’accoppiata Renzi-Calenda non poteva durare.
Purtroppo conoscevo – anche se non bene – i due personaggi. Due personaggi che fanno dell’egocentrismo la loro ragione di vita.
Quindi non poteva durare!!!
Anche perchè caro Umberto, l’unico partito di centro in Italia è stata la Democrazia Cristiana.

Simbolo della DC, per i più giovani


Democrazia Cristiana che era – contemporaneamente – di centro, di centro-destra e di centro-sinistra. Fanfani a destra, Moro a sinistra, Forlani al centro.
E’ la storia politica della nostra Repubblica.

Dopo la Democrazia Cristiana è iniziata – grazie o per colpa di Tangentopoli – l’alternanza fra centro-destra e centro-sinistra e da quel momento un vero Centro non è più esistito.

Oggi Renzi vuol cercare spazio in quel territorio “di nessuno” o per meglio dire di tutti, in quanto tutti guardano verso quella direzione ma senza farlo capire.

Ecco perchè il Centro è importante ma non può essere appannaggio di questo o di quel leader.

L’italiano lo hai descritto benissimo tu in un tuo recente articolo: di destra, appoggia sempre il vincitore, menefreghista, evasore per natura, poco acculturato.
Con questa realtà dobbiamo fare i conti.

Sulle cose da fare per il nostro Paese sono perfettamente d’accordo con te. E invece cosa succede? Nessuna visione politica di largo e lungo respiro, progetti – molto spesso – legati più all’elemosina elettorale che ad un reale bisogno, scaricamento di responsabilità (vedi critiche a Gentiloni), decreti fatti per piacere al popolino (vedi decreti Cutro, Caivano e rave ma inefficaci) e via di questo passo.

Stamattina una mia amica giornalista su un post su Facebook scriveva del disagio che si registra nella società e viene riverberata sui social. Mentre un’altra – conoscitrice del Meridione – scrive: Ci avete fatto caso che le bonifiche riguardano il sud e i giovani? Proprio chi dovrebbe scappare dall’Italia a gambe levate.

E’ tutto vero.

Diventa sempre più difficile rimanere cittadini seri di questo Paese.

Quindi – come vedi – caro Umberto – ti capisco anche se non approvo le tue scelte. Ma so – conoscendoti – che da qui a giugno cambierai idea e al posto della frase di Craxi di andare al mare invece di recarti alle urne, userai quella di Montanelli: votare turandosi il naso.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)