Giuseppe Castagna alla ricerca del terzo polo (bancario)

Giuseppe Castagna – AD BancoBpm (foto tratta dal web)

E’ di moda oggi, nel mondo della finanza italiana, parlare di un possibile “terzo polo“. Faccio, prima di addentrarmi nei meandri di questa “caccia al terzo polo“, due brevi premesse.

La prima. Cos’è questo famoso terzo polo bancario italiano? Se prendiamo il numero delle filiali emerge chiaramente che:
Intesa Sanpaolo 4.175, UniCredit 2.561, Banco BPM 1.779, BPER Banca 1.500, Banca Monte dei Paschi di Siena 1.418
Purtroppo non avendo più a disposizioni l’Ufficio Studi a disposizione, i dati patrimoniali delle banche italiane non non sono in grado di pubblicarli in quanto risentono ancora dell’operazione Intesa-UBI. Mi auguro che questo mio grido d’aiuto sia raccolto dall’amico Roberto Telatin che per tanti anni mi ha supportato (e anche sopportato) con le sue ricerche.
Da questi dati emerge chiaramente che il Italia esistono due poli bancari: IntesaSanpaolo e – ben distanziato – Unicredit. Esistono poi le altre banche che seguono a distanza le prime due.

La seconda. Chi è Giuseppe Castagna. Giuseppe è un napoletano, ex campione italiano di nuoto (stile delfino), olimpionico (ha partecipato alle Olimpiadi del 1976 in Canada), tre figlie. Laureato in Giurisprudenza, ha lavorato in Comit, poi in Intesa, Direttore Generale del Banco di Napoli (è stato in quella occasione ci siamo conosciuti. Un Direttore Generale del Banco di Napoli che andava a mangiare in mensa con i lavoratori …), poi Amministratore delegato di BPM (le battaglie per la sua nomina e per la trasformazione in spa le abbiamo vissute intensamente), ora AD di BancoBPM.

Castagna e Masi (tratta da Uilca)

Fatte queste due premesse, entriamo nel vivo della questione.

Certamente, l’ho scritto più volte, con l’operazione IntesaSanpaolo – Ubi e con la crescita del Gruppo BPER con l’acquisizione delle 620 filiali provenienti dalla banca bresciana-bergamasca e con l’arrivo di Andrea Orcel ad Unicredit – certamente – il panorama delle banche italiane – nei prossimi mesi – assumerà contorni diversi.

Castagna si sta battendo per la costituzione di questo terzo polo. Vediamo per quali motivi. Vi ricordate la storia di UBI e di Massiah? Due anni fa tutti i giornali finanziari e non parlavano di una fusione tra Ubi e BancoBPM o tra Ubi e BPER o tra Ubi e un’altra popolare. Massiah smentì, contatti ci furono (ne sono certo, anzi certissimo) tra tutti gli AD dell’epoca. Ma il Piano Industriale di UBI fu “stand alone” e cioè in grado di funzionare autonomamente senza l’aiuto di nessuno. Carlo Messina, Ceo di IntesaSanpaolo, ne approfittò immediatamente e lanciò l’Opa su UBI. Come sono andate a finire le cose lo sappiamo.

Victor Massiah e Massimo Masi (foto archivio Uilca)

Ora Castagna si trova nella stessa posizione in cui si trovava Massiah. Può essere colui che muove per primo nella scacchiera o può essere mangiato.

Perchè è necessario, a mio modesto parere, che in Italia nasca un terzo polo bancario?

1) Intanto la BCE ce lo sta chiedendo con forza, da molto tempo
2) Con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) entreranno nel circuito oltre 200 miliardi di euro e (anche se in questo piano non si parla di banche, saranno loro a gestirlo); alcuni economisti già individuano possibile il raddoppio di tale cifra grazie all’intervento delle banche stesse
3) Per far fronte alla crisi post pandemia, per rispondere alle nuove richieste del fintech, della digitalizzazione occorre avere soggetti bancari forti, anche in previsione di ingressi di nuove soggetti nel sistema bancario ed economico del paese
4) maggiore impulso per la concorrenza

Ci sarebbero altri motivi, ma per oggi termino qui.

Parlavo prima del rischio di Castagna di diventare preda. Che farà Orcel? Sceglierà MPS – come vorrebbe il duo Draghi – Franco, o si rivolgerà verso BancoBpm, boccone molto sostanzioso e più appetitoso?

La volontà di Giuseppe Castagna, lo ha ribadito più volte, è quello di costituire un terzo polo con BPER. Ci sarebbero molti vantaggi: una sovrapposizione fra filiali sopportabile, presenza in tutta Italia, patrimonio buono, BancoBpm si porterebbe in dote anche una DTA consistente e fabbriche prodotto che BPER non ha. Fra gli ostacoli: il partner assicurativo. Ma Castagna cessando il rapporto con i francesi potrebbe usare i prodotti Unipol (ricordo che la compagnia assicurativa ha circa il 20% di BPER – maggior azionista-). Carlo Cimbri, mi risulta, abbia una grande stima per Castagna. Con questa operazione Unipol ne trarrebbe un ottimo risultato dal punto di vista dell’allargamento della platea per la vendita di prodotti assicurativi. Un altro ostacolo potrebbe essere la fresca nomina di Giampiero Montani ad AD di BPER. Ma Montani ha ricoperto lo stesso ruolo di oggi anche nell’allora Banca Popolare di Milano. Ci sarebbe da scegliere chi farebbe il Presidente e chi il Ceo. E non è, credetemi, una cosa di poco conto.

Come vedete un intreccio molto forte e aperto, come direbbero i commentatori sportivi, a tuti i risultati.

In una recente conversazione Giuseppe Castagna mi ha confidato che in questa operazione, cioè la creazione di un terzo polo, ci crede veramente anche senza un ruolo di primo piano per lui. E in questi giorni, in molte interviste ha ribadito questo concetto.

In nome della nostra vecchia amicizia, daje Giuseppe!!!


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)

2 Risposte a “Giuseppe Castagna alla ricerca del terzo polo (bancario)”

  1. Nicola De Vito Francesco
    Caro Massimo il terzo polo Bancario doveva farlo UBI BANCA ancora oggi non capisco perché non la fatto UBI prima della fusione con ISP però posso immaginarlo il personale di UBI oggi è allo sbaraglio scusa il mio sfogo ma qualcuno lo sapeva ed a taciuto per interessi propri??????????
    ??????

  2. Nicola carissimo, l’ho scritto. Il martedì eravamo, come segretari generali, a pranzo con Massiah e in quella occasione ci illustrò il Piano di UBI. Chiedemmo un po’ tutti se c’erano volontà di fusioni da parte sua. Ci rispose che per il momento UBI era forte e non aveva bisogno di nessuno. E forse era anche vero. Ma dietro le dichiarazione di Massiah qualcuno aveva già mosso le pedine. Chi? Non lo so. La Chiesa, gli industriali bergamaschi? Sta di fatto che il giorno dopo la partenza di Massiah per andare a Londra ad illustrare il nuovo Piano agli investitori, nella notta, Messina lanciò l’Opa. Questa la storia vera. I retroscena spettano ad altri!!

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