Nell’articolo di ieri Il 128° Consiglio Nazionale della Fabi: dopo tre anni di “voluto eremitaggio” ho rivisto il sindacato, i capi del personale, le giornaliste. Una nota personale oltre ad alcune considerazioni strettamente personali, ho anticipato alcuni temi sui quali mi sarei soffermato successivamente.
Del rinnovo del contratto dei bancari ne ho parlato parecchio volte – riporto solo il link dell’ultimo post dove sono elencati tutti gli articoli precedenti Cosa c’è e cosa manca nell’ottimo rinnovo del Contratto di lavoro dei bancari – e dalla relazione di Sileoni voglio riprendere alcuni passi. «Il contratto nazionale sottoscritto lo scorso novembre è stato uno dei rinnovi contrattuali più difficili e complessi degli ultimi vent’anni, con trattative che non sono state una passeggiata», ha detto il leader della Fabi.
Credo, però, che senza la netta presa di posizione di Intesa Sanpaolo sarebbe stato tutto più complicato. Concordo con Sileoni quando ha affermato che nessun altro amministratore delegato di altre banche hanno avuto il coraggio di Carlo Messina. Scrissi – in tempi non sospetti – che o l’ABI accettava il diktat di IntesaSanpaolo o doveva rilanciare al ribasso o verso l’alto la cifra dei 435 euro di aumento richiesto dai sindacati.
Nessuno ha avuto il coraggio di opporsi – almeno ufficialmente – è così la trattativa ha preso una piega più agevole per il sindacato.
Un altro tema che Sileoni ha voluto affermare è quello dell’unitarietà delle sigle sindacali, concetto che ha ripreso sia nella relazione iniziale che nel panel con i segretari generali delle sigle sindacali che hanno trattato il contratto.
«I meriti delle organizzazioni sindacali – ha spiegato – sono stati principalmente due: l’aver creato, dopo tanto tempo, all’interno e all’esterno del settore, una capacità emozionale nettamente superiore a quella delle banche. Il secondo merito è il più importante di tutti: siamo riusciti a rimanere concentrati solo sugli interessi collettivi da raggiungere e non sulle singole esigenze e posizioni di sigla».
Altro concetto ripreso nella relazione è stato quello del futuro delle trattative nei Gruppi, tema che avevo affrontato all’indomani della conclusione del contratto.
E’ evidente – e Sileoni lo ha sottolineato – che alcuni Gruppi bancari potrebbero cercare una rivincita sul sindacato dopo questo contratto.
Avevo sottolineato – ad esempio – che l’amministratore delegato di BancoBPM – Giuseppe Castagna – al momento della presentazione del Piano Industriale 2024-2027 – si era premurato di dire che nel corso del 2024 si sarebbe recuperato il costo contrattuale. Il tentativo dei Gruppi bancari sarà quello di cercare di limitare le richieste economiche aziendali. “Avete già ottenuto tantissimo nel contratto nazionale” sarà il mantra di molte aziende – suppongo.
Ma non solo sul piano economico si giocherà la questione. Anche sulla parte normativa ci saranno tentativi di forzare la mano, di cercare deroghe approfittando del fatto che le banche hanno strutture organizzative diverse e conseguentemente diverse esigenze normative.
Qui si giocherà la credibilità sindacale. Il tenere la barra dritta senza sbandamenti, senza ascoltare sirene, sarà il duro lavoro dei sindacalisti nei Gruppi bancari.
Il contratto nazionale ha stabilito i compiti della “cabina di regia” dove si potranno affrontare i problemi derivanti dalla digitalizzazione, dai nuovi modelli organizzativi e di business. Insomma in quella sede di confronto si potrà verificare se c’è un’evoluzione delle relazioni sindacali nel mondo delle banche, oppure se si tornerà ai vecchi giochini del passato.
Nel prossimo articolo – che si andrà ad integrare con quelli scritti su quello che potrebbe avvenire nel 2024 – affronterò alcuni temi che sono emersi al Consiglio della Fabi: occupazione, banca digitale, professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori bancari.
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